Gli autobus lowcost che portano al mare, da Milano

Li ha raccontati il Corriere della Sera, parlando di un fenomeno in grande crescita che però non piace molto ai sindaci della Liguria

(ANSA/CLAUDIO ONORATI)
(ANSA/CLAUDIO ONORATI)

Sul Corriere della Sera Agostino Gramigna ha raccontato dei servizi di autobus lowcost che da Milano e Pavia portano la gente al mare, d’estate, e che la riportano indietro in giornata. È un fenomeno interessante, in crescita da diversi anni, che però non piace molto ai sindaci della Liguria: che vorrebbero turisti che si fermano più a lungo, non quelli che dopo qualche ora tornano a casa, e che minacciano di “mandargli i vigili”, pressappoco.

«I liguri si lamentano che i turisti delle nostre parti non consumano e li danneggiano?». La signora Rosa del bar a due passi dalla piazza principale di Ottobiano, Pavia, sbotta: «Anche a noi ci avevano assicurato che con la pista da motocross avremmo riempito bar e ristoranti. Non è andata così. Dico: una volta a noi, una ai liguri». La moderna neo lotta di classe (e geografica) parte da Ottobiano. Il bus Garbarini è appena arrivato. Sono le sei e trentacinque del mattino quando carica i primi turisti low cost. Gli altri aspettano di salire alle fermate successive di Gambolò, Tromello, Garlasco, Dorno, Scaldasole, Mezzana Bigli e Pieve del Cairo, ultima tappa della provincia pavese. A questo punto ci siamo. Tutto è pronto per puntare su Varazze (Savona), la vacanza di otto ore, andata e ritorno, in giornata.

Salgono studenti, disoccupati, mamme con figli piccoli e pensionati. Dentro la pancia del mezzo sono ammassati ombrelloni, sedie pieghevoli, secchielli e borse-frigo. I turisti esibiscono il biglietto all’autista come se dicessero «ce l’ho fatta». Ignorano però che nella Liguria di Ponente, dove finirà la loro corsa, non sono amati. Il fenomeno dei pullman low cost è semplice da spiegare: con pochi soldi, da dieci a venti euro per il biglietto, ogni weekend centinaia di persone delle province lombarde si riversano nelle località di mare. Un mordi e fuggi che alimenta l’insofferenza degli operatori e amministratori dei paesi liguri che vorrebbero fermare la massa che «occupa il suolo» senza spendere, dicono loro, soldi. Carla è assieme alle sue amiche pensionate, seduta in fondo. Ci tiene a rimarcare: pensionate povere. Vive a Tromello. «La pianura d’estate è un forno — dice —. Non ho il condizionatore, mio marito il caldo lo sopporta, beato lui. Io no. Il pullman costa poco. E ritorno a casa giusto in tempo per preparare la cena».

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