Due bambini nati in Italia sono stati esclusi da un torneo regionale di scacchi perché non sono italiani

È successo Ladispoli ed è una nuova dimostrazione delle storture provocate dalle leggi sulla cittadinanza

Una foto dall'alto scattata in scuola cinese dove studenti e genitori hanno partecipato a un torneo di scacchi, a Shenyang (STR/AFP/Getty Images)
Una foto dall'alto scattata in scuola cinese dove studenti e genitori hanno partecipato a un torneo di scacchi, a Shenyang (STR/AFP/Getty Images)

La scorsa settimana a Ladispoli, in provincia di Roma, si è svolto il campionato regionale giovanile di scacchi del Lazio. Due bambini della scuola elementare di Marina di S. Nicola però non si sono potuti iscrivere, scoprendo che non potevano farlo perché, nonostante siano nati in Italia, non sono italiani. Il caso è stato sollevato dalla pagina Facebook degli Italiani senza cittadinanza e la storia è stata confermata al Post da Valeria Viara, che durante l’anno, insieme a suo marito, ha tenuto un corso di scacchi gratuito nella quinta elementare frequentata da suo figlio e dai due bambini che poi sono stati esclusi dal torneo.

Viara ha raccontato che un gruppetto di bambini della scuola erano stati iscritti al torneo perché erano i più entusiasti tra quelli che avevano partecipato al corso (avevano iniziato a giocare a scacchi anche da soli durante l’intervallo, per esempio). I due bambini stranieri non si sono però potuti iscrivere per via di una clausola prevista dal regolamento della Federazione scacchistica italiana. I partecipanti dovevano avere meno di 16 anni e almeno uno di questi due requisiti: la cittadinanza italiana o, in mancanza di questa, essere stati tesserati alla Federazione Scacchistica italiana per almeno un anno nei cinque precedenti alla gara (presentando anche un certificato di frequenza scolastica per l’anno scolastico in corso).
L’ufficio stampa della federazione ha spiegato al Post che questa regola viene applicata a livello internazionale, ma non ha chiarito come mai esista. È stato anche precisato che questa limitazione è prevista solo nei tornei legati al campionato italiano, mentre per altri tornei open non è prevista alcuna clausola limitativa per la partecipazione degli stranieri.

Viara ha spiegato al Post che i due bambini – che si erano iscritti alla Federazione poco prima della gara – hanno scoperto di non poter partecipare al torneo con grande sorpresa e dispiacere: arrivano da una classe con molti bambini stranieri e grazie al buon lavoro fatto dalla scuola per favorirne l’integrazione non avevano mai percepito di non essere tecnicamente italiani. La cittadinanza italiana, infatti, non viene attribuita automaticamente a chi nasce in Italia: stando alla legge attuale, la si può ottenere solo facendone richiesta dopo aver compiuto 18 anni e rispondendo a una serie di requisiti reddituali e legati agli anni di residenza ininterrotta sul territorio italiano. In parte, ha spiegato Viara, si è riusciti a rimediare organizzando un torneo interno alla scuola con l’aiuto del circolo scacchistico locale che ha fornito il materiale necessario e un giudice federale per arbitrare le gare.

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