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  • Mercoledì 17 maggio 2017

C’è una Red Bull di troppo

RB Lipsia e Red Bull Salisburgo si sono qualificate entrambe per la prossima Champions League, ma la UEFA vieta a club con la stessa proprietà di partecipare ai suoi tornei

I tifosi del RB Lipsia festeggiano la qualificazione alla Champions League al termine della partita contro il Bayern Monaco (JOHN MACDOUGALL/AFP/Getty Images)
I tifosi del RB Lipsia festeggiano la qualificazione alla Champions League al termine della partita contro il Bayern Monaco (JOHN MACDOUGALL/AFP/Getty Images)

Alla sua prima partecipazione di sempre al massimo campionato di calcio tedesco, il RasenBallsport Lipsia – una squadra che 7 anni fa giocava in quinta divisione – si è qualificato per la Champions League con una giornata di anticipo: è arrivato secondo in classifica dietro al Bayern Monaco ed è stato ammesso alla più importante competizione europea senza passare per i turni preliminari. È una grande storia sportiva e di affari, perché il Lipsia è stato comprato nel 2009 dall’azienda austriaca di bevande energetiche Red Bull, che l’ha trasformata in pochi anni in una delle squadre più forti e ricche d’Europa, ma c’è un problema. Red Bull possiede anche la squadra austriaca del Red Bull Salisburgo, che quest’anno ha vinto il proprio campionato qualificandosi ai preliminari di Champions League: le regole della Champions League proibiscono allo stesso proprietario di iscrivere più di una squadra alla competizione, e stabiliscono che la precedenza debba averla la squadra che si è posizionata meglio nel suo campionato, in questo caso il Red Bull Salisburgo.

Nel calcio europeo le multiproprietà esistono da tempo, e non sono mai state contrastate dalla UEFA: chiunque può possedere quante squadre di calcio vuole, fin tanto che non partecipano nello stesso campionato. La famiglia italiana Pozzo, per esempio, controlla l’Udinese e il Watford, e fino a due stagioni fa anche il Granada; la famiglia belga dei Duchâtelet controlla cinque squadre in cinque diversi paesi europei e pochi giorni fa la dirigenza del Monaco, la squadra eliminata dalla Juventus nelle semifinali di Champions League, ha comprato la maggioranza del Cercle Brugge, club di seconda divisione belga. La ragione per la limitazione è semplice: se due squadre nello stesso campionato fossero controllate dalla stessa proprietà potrebbero crearsi situazioni tali da compromettere la regolarità di tutto il campionato: accordi e tattiche simili a quelle usate dalle macchine della stessa scuderia durante una gara di Formula 1, che in ogni gara si aiutano a vicenda ai fini della vittoria in classifica generale.

A livello europeo queste limitazioni sulla multiproprietà sono replicate, per gli stessi motivi. All’articolo 5 del regolamento della Champions League per il triennio 2015-2018, si legge:

Per assicurare l’integrità delle competizioni UEFA per club, si applicano i seguenti criteri:
a. Nessun club che partecipa a una competizione UEFA può, direttamente o indirettamente:
i. detenere o trattare titoli o azioni di qualsiasi altro club partecipante a una competizione per club UEFA.
ii. essere membro di qualsiasi altro club partecipante a una competizione per club UEFA.
iii. essere coinvolto in qualsiasi tipo di funzione nella gestione, nell’amministrazione e/o nelle prestazioni sportive di qualsiasi altro club che partecipa a una competizione per club UEFA, o
iv. avere qualsiasi potere in materia di gestione, amministrazione e/o prestazioni sportive di qualsiasi altro club partecipante a una competizione per club UEFA.
b. Nessuno può contemporaneamente essere coinvolto, direttamente o indirettamente, in alcuna funzione nella gestione, nell’amministrazione e/o nelle prestazioni sportive di più di un club partecipanti a una competizione per club UEFA;
c. Nessuna persona fisica o giuridica può avere controllo o esercitare influenza su più di un club che partecipa a una competizione per club UEFA. Controllo e influenza sono definiti in questo contesto come:
i. essere titolari della maggioranza dei diritti di voto degli azionisti;
ii. avere il diritto di nominare o di rimuovere la maggioranza dei membri del consiglio d’amministrazione, di gestione o di vigilanza del club;
iii. essere azionista e da soli controllare la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti ai sensi di un accordo stipulato con altri azionisti del club; o
iv. essere in grado di esercitare con ogni mezzo un’influenza decisiva nel processo decisionale del club.

Il Red Bull Salisburgo, una squadra con una discreta storia di vittorie nel campionato austriaco, è stato comprato da Red Bull nel 2005, ottenendo da allora diversi ottimi risultati a livello nazionale (nel 2006 vinse il campionato allenato da Giovanni Trapattoni) ma senza mai riuscire a imporsi in Europa (non ha mai superato i preliminari di Champions). Domenica ha matematicamente vinto la Bundesliga austriaca con tre giornate d’anticipo e ancora una volta si è qualificata ai preliminari di Champions League. Per Red Bull, naturalmente, sarebbe meglio che alla Champions League partecipasse il Lipsia, una squadra più forte, abituata a giocare in un campionato più prestigioso e quindi con maggiori possibilità di far bene nel torneo (coi conseguenti ritorni in termini di pubblicità e immagine per il suo sponsor principale). Al punto successivo del regolamento UEFA per la Champions League, tuttavia, sono spiegati i criteri per scegliere quale squadra debba partecipare in caso di multiproprietà.

Se due o più club non soddisfano i criteri volti a garantire l’integrità della competizione, solo una di esse può essere ammessa alle competizioni UEFA per club, conformemente ai seguenti criteri:
a. Il club che si qualifica per la più prestigiosa competizione per club UEFA (cioè in ordine decrescente: UEFA Champions League e UEFA Europa League);
b. Il club che si è classificato meglio nel campionato nazionale che dà accesso alla competente competizione UEFA per club;
c. Il club la cui associazione ha il più alto rango di coefficiente.

Stando al regolamento, quindi, l’RB Lipsia sarebbe escluso dalla Champions League, poiché il Salisburgo, avendo vinto la Bundesliga austriaca, si è posizionato meglio nel suo campionato.

Al momento, tuttavia, non è ancora sicuro cosa succederà, anche perché – nonostante l’aumento delle multiproprietà a livello europeo – è la prima volta che la UEFA si trova a dover applicare questa parte del regolamento. Red Bull, per aggirare il regolamento e iscrivere entrambe le squadre alla Champions League, potrebbe cercare di dimostrare che le due società di calcio sono gestite in modo completamente autonomo e che non ci sono sovrapposizioni a livello amministrativo (qualche anno fa, di fatto, alcuni dirigenti lavoravano per entrambe le squadre). In alternativa potrebbe decidere di non iscrivere una delle due squadre alla Champions League, e per i motivi di prima probabilmente sarebbe il Salisburgo: tecnicamente è una via percorribile, perché è lecito per una squadra rinunciare alla partecipazione a una coppa europea, ma dal punto di vista dell’immagine per Red Bull non sarebbe facile danneggiare di proposito una sua squadra (quella del paese dove ha sede la società, per di più).

La UEFA per il momento non ha preso posizione sulla vicenda, dicendo che se ne occuperà quando formalmente le diverse federazioni nazionali invieranno i documenti sui rispettivi campionati e indicheranno quali sono le squadre qualificate per le competizioni europee, solitamente a inizio giugno.