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  • Mercoledì 3 maggio 2017

Le accuse contro le ong, smontate

Tutte le cose che non tornano – false, smentite o inventate – nella storia delle presunte collaborazioni tra scafisti e organizzazioni umanitarie

(AP Photo/Santi Palacios)
(AP Photo/Santi Palacios)

Nelle ultime settimane il caso ong-migranti ha occupato le prime pagine di tutti i giornali: alcune ong sono state accusate da numerosi politici e dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro di essere finanziate dagli scafisti o comunque di collaborare attivamente con i trafficanti di esseri umani per portare migranti in Italia. Per il momento si tratta in gran parte di una polemica politica: nessuno è ancora riuscito a produrre prove di comportamenti illegali o di collusioni tra ong e trafficanti, e quelle che finora sono state presentate come tali sono false o sono state inventate.

L’indagine della procura di Catania
Il principale accusatore delle ong è il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro. Il procuratore ha mosso le sue prime accuse in una audizione parlamentare lo scorso 22 marzo. Le ong si finanziano in gran parte tramite donazioni: all’epoca Zuccaro disse di avere dei sospetti su chi fossero i reali finanziatori delle ong e che dietro l’anonimato di alcuni donatori potessero nascondersi gli stessi trafficanti di esseri umani. Al momento non sono emersi elementi controversi o anche solo sospetti sulle modalità con cui le ong si procurano le risorse necessarie alla loro attività.

Tra la fine di aprile e i primi giorni di maggio, Zuccaro ha precisato le sue accuse nel corso di una decina di interviste e dichiarazioni alla stampa. Zuccaro ha quasi sempre specificato di non avere prove utilizzabili in un procedimento giudiziario, ma ha sottolineato di essere «certo» che ci siano o ci siano stati collegamenti tra ong e gruppi di scafisti. Per sostenere questa sua conoscenza, Zuccaro ha detto in maniera sempre estremamente vaga di aver avuto accesso a documenti e rapporti, tra cui alcune intercettazioni, raccolti da agenzie non meglio specificate.

Ci sono prove scoperte dai servizi segreti?
Se ci sono, non sono mai state rese pubbliche. Il primo ad accennare al possibile coinvolgimento dei servizi segreti è stato proprio Zuccaro: la misteriosa “prova” che non si può utilizzare in tribunale di cui ha spesso parlato sarebbe proprio un’intercettazione fatta dai servizi segreti e quindi non utilizzabile in tribunale. Zuccaro ne ha parlato per la prima volta in un’intervista al giornale LiveSicilia lo scorso 27 aprile, quando ha detto: «Alcune agenzie che non svolgono attività di polizia giudiziaria (servizi segreti, ndr), hanno documentato i contatti, ma si tratta di atti che non posso utilizzare processualmente, anche se mi danno la conoscenza certa che questo avviene». L’aggiunta della parentesi “servizi segreti, ndr” è della redazione di LiveSicilia.

L’ipotesi è stata immediatamente ripresa da politici e giornalisti, tra cui numerosi esponenti del Movimento 5 Stelle. In molti hanno chiesto che il governo rendesse pubblico il “dossier” che i servizi segreti avrebbero consegnato a Zuccaro. Del misterioso coinvolgimento dell’intelligence ha parlato anche Francesco Grignetti, giornalista della Stampa, che in un articolo del 28 aprile ha scritto:
«La sua indagine [di Zuccaro] poggia sui report di alcuni servizi segreti – quello tedesco e quello olandese – che da mesi monitorano alla loro maniera le comunicazioni da e per la Libia». Grignetti ha aggiunto che «sono arrivati a Catania anche i rapporti riservati dell’intelligence italiana».

In realtà sembra chiaro che i servizi segreti italiani non c’entrino nulla con questa storia.

Il 2 maggio Giacomo Stucchi, senatore della Lega Nord e presidente del COPASIR, il comitato parlamentare per il controllo dei servizi segreti, ha diffuso una nota in cui smentisce l’esistenza di un qualsiasi dossier sul caso: «Con riferimento alle notizie circolate circa l’esistenza di un rapporto (dossier) predisposto dai Servizi segreti italiani e attestante rapporti tra scafisti e ONG per il controllo del traffico dei migranti nel Mediterraneo, dopo le verifiche del caso, alla luce di informazioni assunte, ritengo corretto evidenziare come tali notizie risultino prive di fondamento». Stucchi ha quindi smentito il suo stesso segretario di partito, Matteo Salvini, che aveva detto: «A me risulta un dossier dei servizi segreti su contatti tra ong e trafficanti. Se esiste, Gentiloni lo renda pubblico».

Lo stesso Zuccaro sembra aver smentito, dopo giorni di indiscrezioni e accenni vaghi, il coinvolgimento dei servizi segreti. Nel corso della sua audizione in Senato del 3 maggio, Zuccaro ha detto che le “prove non giudiziarie” che collegherebbero ong e trafficanti di migranti non sono arrivate dai servizi segreti ma gli sono state consegnate da Frontex, dalla Marina Militare, dalla Guardia Costiera e dalla consultazione «di internet» (non è chiaro al momento a cosa si riferisse con l’ultima espressione). Alcune parti della sua audizione sono state secretate e per alcuni minuti l’audio dell’audizione pubblica è stato tolto.

Cosa c’entra Frontex?
Qui bisogna fare un passo indietro. Tutta questa storia è iniziata con alcuni rapporti interni di Frontex pubblicati lo scorso dicembre sul Financial Times. Frontex è l’agenzia che tutela i confini dell’Unione Europea. Nei rapporti, non destinati alla pubblicazione, l’agenzia faceva cenno a incidenti poco circostanziati in cui ci sarebbero stati contatti inopportuni tra scafisti e ong. Il vice presidente della Camera, Luigi Di Maio, ha parlato molto dei rapporti di Frontex, arrivando a dire che era stata la stessa agenzia europea a definire le ong “taxisti di migranti”.

Non è vero: in nessun rapporto di Frontex compare mai questa espressione e, pochi giorni dopo la pubblicazione dell’articolo, lo stesso Financial Times ha dovuto pubblicare una smentita, scrivendo che il contenuto dei rapporti riservati era stato “esagerato”.

Il rapporto interno di Frontex su cui si basava l’articolo del Financial Times è stato successivamente pubblicato dal giornalista Zach Campbell su The Intercept. Il rapporto parla di un singolo episodio in cui un’imbarcazione di una ong ha prelevato due migranti da una piccola imbarcazione a motore con bandiera libica. Fontex sembra suggerire nel rapporto che quelli a bordo dell’imbarcazione fossero scafisti. Campbell ha raccontato al Post di aver parlato con i membri della ong coinvolti nell’episodio e di aver visto un video dell’incidente che offre una versione diversa dell’episodio: «In un filmato realizzato da una telecamera sul casco di uno dei membri dell’ong si vede l’equipaggio di una piccola imbarcazione libica fargli dei segnali. Il timoniere gli segnala che ci sono due persone a bordo con lui, che sembrano bagnate e intirizzite. In un inglese stentato il timoniere dice al membro della ong che ha trovato i suoi due passeggeri in acqua». A quanto sembra, i due migranti trasferiti a bordo della nave dell’ong erano stati da poco recuperati in mare dalla piccola imbarcazione libica dopo essere finiti in acqua in seguito a un precedente naufragio. Uno dei due aveva una spalla slogata.

Successivamente Frontex ha smentito di aver mai accusato le ong di collusioni con gli scafisti: in tutti i suoi successivi rapporti e dichiarazioni dei suoi dirigenti non ha più riferito l’episodio sospetto raccontato da Campbell. Frontex ha invece criticato le ong per le conseguenze non intenzionali delle loro azioni – la loro stessa presenza in mare per salvare i migranti faciliterebbe il lavoro degli scafisti – e per una generica mancanza di collaborazione con le forze di Frontex (critiche a cui diversi responsabili di ong hanno risposto molto duramente).

Ci sono altre indagini o altre prove?
I giornali hanno parlato di altre indagini svolte da procure siciliane sul caso, come quella di Trapani, ma fino a questo momento non ci sono state dichiarazioni pubbliche in questo senso. Altre magistrati hanno invece chiaramente detto di non avere né prove né sospetti sul comportamento delle ong. Il 2 maggio, durante la sua audizione al Senato, il procuratore di Siracusa Francesco Paolo Giordano ha detto che non possiede «alcuna evidenza» di legami tra ong e trafficanti, nonostante abbia sentito «centinaia di persone» per ottenere informazioni. Giordano ha sotto la sua giurisdizione il porto di Augusta, che con 28 mila sbarchi nel 2016 è il porto più trafficato dai migranti di tutto il Mediterraneo.

Pochi giorni prima Salvatore Vella, pubblico ministro della procura di Agrigento, aveva detto di non aver aperto alcuna indagine: «Non abbiamo mai avuto il sentore che le organizzazioni non governative facevano affari con i trafficanti di esseri umani libici». Intervenuto all’audizione del 3 maggio, anche Donato Marzano, ammiraglio comandante della Squadra Navale impegnata nel Mediterraneo Centrale, ha detto che non ci sono prove di complicità tra ong e scafisti: «Non esiste alcuna evidenza di manovre delle navi delle ong che abbiano costituito intralcio per le operazioni del dispositivo Mare sicuro della Marina Italiana».