Che cos’è la manifestazione di Libera a Locri

Ieri su un muro è stata fatta una scritta contro don Ciotti e i poliziotti, oggi al corteo contro la mafia c'erano migliaia di persone

Il presidente del Senato Pietro Grasso insieme a don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, durante la manifestazione antimafia organizzata a Locri
(ANSA/Marco Costantino)
Il presidente del Senato Pietro Grasso insieme a don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, durante la manifestazione antimafia organizzata a Locri (ANSA/Marco Costantino)

Martedì a Locri, in provincia di Reggio Calabria, molte persone hanno sfilato in occasione della Giornata della memoria e del ricordo delle vittime della mafia, in un corteo organizzato da Libera, l’associazione contro la mafia presieduta da don Luigi Ciotti. La manifestazione, alla quale secondo Libera hanno partecipato 25mila persone, ha attirato particolari attenzioni perché ieri sul muro del Vescovado di Locri, dove alloggia don Ciotti in questi giorni, è stata fatta una scritta con le bombolette spray che dice: «Don Ciotti sbirro. Più lavoro meno sbirri». Altre due scritte simili sono state fatte sui muri di una scuola e del comune. Domenica, sempre in occasione della marcia organizzata da Libera, ha visitato la città il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Don Ciotti ha detto, parlando della scritta sul muro: «Oggi a Locri siamo tutti sbirri. Ricorderemo tanti nomi di esponenti delle forze dell’ordine che hanno perso la vita e nessuno li può etichettare e insultare». Al corteo hanno partecipato anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il presidente del Senato Pietro Grasso, che ha detto: «Se volevano ottenere un effetto hanno ottenuto quello contrario, cioè di una piena solidarietà da parte di tutta Italia a Libera, a don Ciotti e a questo movimento, che è un movimento per la legalità e per l’affermazione della cultura della legalità che non è solo rispetto delle leggi, ma la possibilità di andare avanti con principi di solidarietà, e per dare un futuro migliore soprattutto ai nostri giovani».