La sentenza di Milano sui due gemelli figli di una coppia gay

Sono nati con la gestazione per altri in America: i certificati di nascita saranno trascritti, avranno il doppio cognome ma non saranno considerati fratelli

(GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images)
(GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images)

La Corte d’Appello di Milano ha stabilito che il comune di Milano deve trascrivere i certificati di nascita di due bambini figli di una coppia gay italiana che sono nati in California grazie a una procedura di gestazione per altri. I due bambini sono stati concepiti da due ovuli diversi della donna che li ha partoriti, dunque sono fratelli anche biologicamente, ma hanno padri biologici diversi perché ognuno è stato concepito da uno spermatozoo di uno dei due componenti della coppia. Sul Corriere della Sera la giornalista Elena Tebano ha spiegato le motivazioni della Corte d’Appello di Milano e le ragioni per cui in precedenza sia il comune di Milano che il tribunale di Milano avevano negato la trascrizione dei certificati di nascita.

La Corte di Appello di Milano ha accolto la richiesta di trascrizione dei certificati di nascita di due gemelli figli di una coppia gay italiana, nati in California grazie alla maternità surrogata. I bambini, che hanno 15 mesi, secondo la legge americana sono fratelli e hanno come genitori tutti e due i padri. In Italia possono adesso conservare il doppio cognome (è la prima volta che succede), ma ognuno ha un padre diverso e non sono legalmente fratelli.

Il decreto della Corte di Appello, a cui i due padri si sono rivolti assistiti dall’avvocato Manuel Girola di Rete Lenford, sana la situazione precedente per la quale, dopo il rifiuto del Comune di Milano di trascrivere i certificati (confermato anche dal Tribunale di primo grado), i bambini non risultavano loro figli e quindi oltre a perdere i diritti ereditari non potevano essere cittadini italiani né spostarsi liberamente nel nostro Paese, con tutte le difficoltà che ne derivavano anche solo per l’iscrizione all’asilo. Il decreto della Corte di Appello, a cui i due padri si sono rivolti assistiti dall’avvocato Manuel Girola di Rete Lenford, sana la situazione precedente per la quale, dopo il rifiuto del Comune di Milano di trascrivere i certificati (confermato anche dal Tribunale di primo grado), i bambini non risultavano loro figli e quindi oltre a perdere i diritti ereditari non potevano essere cittadini italiani né spostarsi liberamente nel nostro Paese, con tutte le difficoltà che ne derivavano anche solo per l’iscrizione all’asilo.

(Continua a leggere sul Corriere della Sera)