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  • Giovedì 29 dicembre 2016

Come si fa un vocabolario di base

Lo spiega su Internazionale Tullio De Mauro, che ha appena lavorato all'aggiornamento dell'edizione italiana del 1980

Tullio De Mauro, uno dei più importanti linguisti italiani e ministro della Pubblica istruzione dal 2000 al 2001, ha spiegato su Internazionale che cos’è il “Vocabolario di base della lingua italiana”, il metodo seguito per comporre la prima edizione uscita nel 1980, e quella aggiornata del “Nuovo vocabolario di base della lingua italiana”, appena uscita e realizzata da De Mauro insieme a Isabella Chiari e Francesca Ferrucci.

Entrambi i vocabolari comprendono circa 7.000 vocaboli, quelli di fatto più usati e conosciuti. Si tratta in particolare di tre categorie di parole: quelle fondamentali, circa 2.000; le circa 3.000 parole di alto uso, cioè quelle che compaiono con più frequenza nei testi in italiano di un dato periodo storico; e oltre 2.000 parole di alta disponibilità, che sono meno usate nello scritto e nel parlato ma avvertite come comuni dai parlanti. In particolare la nuova versione del dizionario ha selezionato 2.500 parole di alta disponibilità sottoponendo a gruppi di studenti universitari le 2.300 del precedente vocabolario, e chiedendo loro quali fossero ancora avvertite come usuali e quali fossero le nuove a esserlo.

«Pubblichiamo online (qui il pdf) l’elenco alfabetico dei circa settemila vocaboli del Nuovo vocabolario di base della lingua italiana (in sigla NVdB). La prima versione del vocabolario di base fu pubblicata come appendice in un libro che ha avuto una certa fortuna editoriale (T. De Mauro, Guida all’uso delle parole, n.3 dei “Libri di base”, 1ª edizione, Editori Riuniti, Roma 1980, pagine 149-183).

A trenta e più anni di distanza la nuova versione è fondata su un rinnovato, aggiornato e ampliato campionamento di testi e sulla miglior classificazione delle parole risultante dal Gradit (Grande dizionario italiano della lingua dell’uso, 2ª edizione, 8 volumi, Utet, Torino 2007) e dal dizionario online di Internazionale.

Alla nuova versione hanno lavorato Isabella Chiari e Tullio De Mauro e ha collaborato alla redazione anche Francesca Ferrucci. A chi ha usato e conosce il vecchio vocabolario di base della lingua italiana sono dedicate alcune notizie su ciò che differenzia la nuova versione dalla vecchia. A chi prende visione per la prima volta di un dizionario di frequenza o di un dizionario di base sono dedicati alcuni paragrafi preliminari qui immediatamente seguenti.

Che cos’è il “vocabolario di base
Il vocabolario di base raccoglie in un insieme unitario due categorie di vocaboli: 1) i vocaboli di maggior uso nei testi di una lingua in un dato momento storico, di cui danno conto i cosiddetti dizionari di frequenza delle varie lingue; 2) i vocaboli che, anche se in realtà poco usati parlando o scrivendo, sono percepiti e sentiti da chi usa una lingua come aventi una disponibilità pari o perfino superiore ai vocaboli di maggior uso. I vocaboli di maggior uso sono ricavati dall’analisi statistica dei testi o di un campione di testi di una lingua. I vocaboli di maggiore disponibilità sono ricavabili soltanto da un’indagine su parlanti viventi al momento dell’indagine.

Mentre possiamo costruire vocabolari di maggior uso per lingue del passato come il greco o il latino d’età classica o l’italiano antico, non possiamo ovviamente interrogare i parlanti di quelle età remote per ricostruire quale era in quelle epoche il vocabolario di maggior disponibilità. L’accertamento di questa parte di vocaboli offre necessariamente dati contemporanei all’indagine stessa. Per avere un buon grado di omogeneità cronologica dell’insieme, l’intero vocabolario di base si fonda su testi e su giudizi di parlanti grosso modo collocati per il possibile in uno stesso torno di anni»

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