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  • Giovedì 8 dicembre 2016

Com’è fatto il certificato di nascita di un bambino italiano con due mamme?

Il tribunale di Napoli ha stabilito che deve riportare i nomi di entrambe le madri, dopo che la prefettura aveva fatto cancellare una delle madri e il doppio cognome

Marta Loi, a sinistra, con il figlio Ruben e Daniela Conte intervistate da "Coffee Break" di La7
Marta Loi, a sinistra, con il figlio Ruben e Daniela Conte intervistate da "Coffee Break" di La7

Il tribunale di Napoli ha deciso di annullare l’atto con cui la prefetta della città Gerarda Pantalone aveva dichiarato non valida la trascrizione del certificato di nascita di un bambino di nome Ruben, figlio di due donne italiane che vivono in Spagna, Daniela Conte e Marta Loi. Le due donne si sono sposate in Spagna, dove la legge consente i matrimoni tra persone dello stesso sesso, e hanno avuto Ruben grazie all’inseminazione artificiale. Il bambino è nato a Barcellona e la madre biologica del bambino è Conte, che è originaria di Napoli. L’anno scorso Conte e Loi avevano chiesto che il certificato di nascita spagnolo del figlio fosse trascritto all’anagrafe di Napoli. Infatti, essendo figlio di un’italiana, Ruben è un cittadino italiano: solo con la trascrizione del suo atto di nascita registrato in Spagna però può ottenere i documenti italiani, indispensabili sia per viaggiare sia per avere assistenza sanitaria. Il problema era che i certificati di nascita italiani non prevedono che un bambino possa avere due madri, come è invece riportato sul certificato di nascita spagnolo di Ruben, che ha anche il doppio cognome.

Nell’ottobre del 2015 il sindaco di Napoli Luigi de Magistris aveva stabilito che la trascrizione integrale del certificato spagnolo fosse legittima; si era parlato di questa storia perché era il primo caso in cui su un certificato di nascita italiano erano indicati come genitori due persone dello stesso sesso, di cui una non aveva né un legame biologico né genetico con il figlio. Poi però la prefetta aveva fatto cancellare sia il doppio cognome sia il nome di Marta Loi, che era stato inserito al posto dell’indicazione sul padre di Ruben nel certificato. Allora il comune di Napoli aveva chiesto l’intervento del tribunale, che ora gli ha dato ragione. La sentenza del tribunale dice che l’atto della prefettura è stato sproporzionato, tenendo conto che la famiglia di Conte e Loi è «un modello familiare che, secondo il sentire e l’agire del legislatore sovranazionale, può ricevere legittimazione a sufficienza dal raccordo tra il dato materiale, il parto della Conte e il dato spirituale».

Tra l’atto della prefettura di Napoli e la recente decisione del tribunale della città la Corte di Cassazione ha emesso una sentenza in un caso simile, la numero 19599 del 30 settembre 2016, riconoscendo la legittimità di un certificato di nascita che riporta i nomi di due madri. La situazione in esame in quel caso era però leggermente diversa da questa. Una delle due madri era cittadina spagnola ed entrambe avevano un legame “naturale” con il figlio: una delle due lo aveva partorito (era la madre biologica), l’altra aveva un legame genetico, dato che aveva donato l’ovulo da cui il bambino era nato.