Giuseppe Sala e il bilancio di EXPO

Il documento ufficiale continua a non essere pubblicato, e i suoi avversari lo attaccano per questo: ma in generale la gestione per cui è stato candidato è considerata un successo

(ANSA / MATTEO BAZZI)
(ANSA / MATTEO BAZZI)

La più grande forza – in realtà l’unica ragione della sua visibilità e della sua candidatura – del candidato sindaco del centrosinistra a Milano, Giuseppe Sala, è quella di aver gestito EXPO 2015, una manifestazione considerata da molti un grande successo, e una dimostrazione delle sue capacità applicabili anche nella gestione dell’amministrazione milanese. Per la stessa ragione i suoi critici e avversari hanno cercato di attaccarlo proprio sulla gestione di Expo, accusandolo di mancanza di trasparenza nel comunicare i dati sull’evento e di non aver ancora pubblicato il documento più importante, quello che dovrebbe sancire i risultati della sua intera gestione dell’esposizione universale: il bilancio del 2015.

La questione del bilancio
L’importanza politica del bilancio di EXPO è diventata chiara sin dai primi giorni della campagna elettorale per le primarie del centrosinistra. Il bilancio è stato uno dei principali elementi su cui Sala è stato attaccato durante i confronti con gli altri candidati. Il 20 gennaio, ad esempio, Pierfrancesco Majorino ha chiesto a Sala di mostrare i documenti, in maniera piuttosto brusca. «Caccia i bilanci», ha detto Majorino durante il confronto. Sala ha risposto più volte affermando che il bilancio sarebbe stato pronto prima delle elezioni, tra marzo e aprile, il periodo in cui di solito tutte le società depositano i documenti contabili relativi all’anno precedente. A marzo ha ripetuto ancora: «Il bilancio uscirà ad aprile quando io sarò in piena campagna elettorale».

Siamo a maggio oramai e il bilancio non è stato ancora pubblicato. Il 18 aprile, durante un’audizione al Comune di Milano, il presidente del collegio dei liquidatori Alberto Grando ha detto che il bilancio sarà pronto entro il 30 giugno. La dichiarazione di Grando ha causato molte polemiche perché sembra smentire le promesse di Sala: entro il 30 giugno, infatti, può ben significare dopo il 19 dello stesso mese, la data in cui si svolgerà il ballottaggio delle amministrative, che tutti ritengono molto probabile visto che è quasi impossibile per Sala o per altri candidati vincere al primo turno. Tra le ragioni usate per spiegare il ritardo ci sono i conteggi ancora da terminare, alcuni dei quali particolarmente complicati, la riduzione del personale di EXPO 2015 ora che la società è in liquidazione e la maggior quantità di tempo richiesta da Ernest & Young, la società che si occupa della revisione contabile. Gianni Confalonieri, che rappresenta il Comune di Milano nell’assemblea dei soci di EXPO, ha detto pochi giorni fa che il bilancio sarà comunque presentato probabilmente entro la fine di maggio.

Come sono i conti di EXPO?
Anche senza bilancio abbiamo comunque un’idea indicativa di come sia andata la società che ha gestito EXPO 2015. Il 28 aprile, Sala ha presentato ai liquidatori il rendiconto sulla gestione, un documento che contiene molte informazioni che saranno ulteriormente elaborate nel bilancio. È stato confermato che EXPO 2015 nell’anno dell’esposizione universale è andata in perdita di 32 milioni, su un totale di più di 700 milioni di entrate. Il patrimonio netto, però è positivo per 23 milioni.

Il fatto che la società EXPO sia stata in perdita significa che nel corso del 2015 la società ha speso più di quanto ha incassato. Il patrimonio positivo per 23 milioni significa che, nonostante abbia perso 32 milioni, la società ha ancora un patrimonio che ne vale 23. Per fare un esempio pratico, è come se nel corso di un anno una famiglia spende più di quanto guadagna, ma a fine anno si trova con un conto in banca positivo, ad esempio perché aveva dei risparmi da parte o perché con parte dei soldi che ha speso ha fatto degli investimenti. Soltanto quando avremo il bilancio definitivo potremo avere dettagli in più su questi conti.

Ci sono alcune cose che ancora non sappiamo: ad esempio quanta parte di questo patrimonio di EXPO sia costituita da crediti che devono essere ancora pagati – e che, potenzialmente, potrebbero non essere mai riscossi; oppure, quanto del patrimonio sarà speso fino a luglio, quando la società sarà messa definitivamente in liquidazione. I numeri, quindi, potrebbero ancora variare. Quello che per il momento sembra essere certo, è che la gestione della società EXPO è stata tutto sommato equilibrata e non ha prodotto buchi di bilancio gravi.

Il bilancio è così importante?
«Non si può valutare una manifestazione complessa come EXPO soltanto guardando i bilanci della società che l’ha organizzata», spiega Jérôme Massiani, ricercatore di economia all’università Ca’ Foscari, che negli ultimi mesi ha studiato a lungo EXPO e la gestione dei grandi eventi. Accertato che la società non ha prodotto enormi buchi di bilancio, bisognerebbe trovare altri criteri per sapere se EXPO è stata gestita bene o male. Sfortunatamente «non esiste una metrica quantitativa, condivisa, che ci dica proprio questo». Possiamo in parte basarci sui sondaggi sulla soddisfazione dei visitatori. Non sembra che ne siano stati fatti moltissimi e in maniera costante durante la manifestazione, ma dal poco che abbiamo a disposizione sembra di poter dire che la manifestazione sia stata apprezzata. A luglio, un sondaggio in cui sono stati interpellati 9.200 visitatori ha rilevato che la valutazione media dell’evento è stata di 8,4 punti su 10. Sette visitatori su 10 hanno consigliato ai loro amici di visitare l’esposizione, mentre 6 su 10 hanno dichiarato di aver intenzione di fare una seconda visita.

Altri elementi, aneddotici più che scientifici, sembrano indicare che la manifestazione sia stata gestita tutto sommato piuttosto bene. Le reiterate ipotesi allarmistiche sui ritardi nella costruzione dei padiglioni si sono rivelate quasi tutte infondate e, fin dall’apertura, la gran parte di EXPO e delle infrastrutture relative era completa o quasi. Non si sono verificati nemmeno i problemi di traffico e parcheggio che in molti avevano previsto e non ci sono stati problemi di decoro e pulizia. Nel corso della manifestazione, la stampa italiana e internazionale ha trovato ben poco da criticare, a parte le lunghe code che si sono formate nei momenti di alta stagione – uno dei principali problemi organizzativi della gestione. È stato probabilmente fortuito che nelle stesse settimane in cui il New York Times criticava il degrado di Roma, il giornale dedicava un altro articolo a descrivere il successo di EXPO.

Quindi EXPO è andata bene?
In base alle informazioni disponibili al momento sembra che EXPO sia stata gestita in maniera efficiente ed equilibrata e, a meno di clamorose sorprese, il bilancio dovrebbe confermarlo – cambierà poco, in realtà, se alla fine le perdite o il patrimonio saranno più alti o più bassi di qualche decina di milioni di euro. Ma la gestione dell’evento in sé andrebbe separata dall’impatto della manifestazione sul paese. Si tratta di un tema molto più complicato, anche se al momento meno dibattuto. Gli studi principali sugli effetti macro-economici di EXPO 2015 stati commissionati dalla Camera di Commercio di Milano alla SDA Bocconi.

L’ultimo in ordine di tempo è un’anteprima di uno studio più complesso che aggiorna le principali stime pubblicate prima e durante la manifestazione. Secondo questo studio, grazie all’arrivo di visitatori aggiuntivi, EXPO ha generato nel 2015 un PIL aggiuntivo di 4,2 miliardi di euro. Se prendiamo in considerazione anche gli anni precedenti, dal 2012, e quelli successivi, fino al 2020, la manifestazione dovrebbe generare un totale di 13,9 miliardi di PIL e 242 mila occupati. Massiani però sostiene, insieme ad altri – come il professor Ugo Arrigo, dell’Università Milano Bicocca, e il professor Roberto Perotti, dell’Università Bocconi – che i principali studi fatti fino ad ora sull’impatto di EXPO abbiano due grossi limiti.

Il primo è che non tengono conto dell’effetto sostituzione. Per quanto riguarda gli arrivi di stranieri per la manifestazione, ad esempio, bisognerebbe conteggiare che un certo numero di turisti avrebbe visitato l’Italia anche senza EXPO. Tra gli italiani, andrebbe conteggiato che chi ha deciso di andare ad EXPO, probabilmente ha rinunciato a qualcos’altro, ad esempio un weekend al mare. Su questo punto, il professor Alberto Dall’Acqua, autore dello studio della SDA Bocconi, spiega che nei calcoli effettuati dal suo gruppo l’effetto sostituzione non era significativo per la natura “unica” dell’evento EXPO e per questo non è stato conteggiato.

Il secondo elemento che manca è il costo opportunità. Al di là del bilancio della società, EXPO è stato un costo netto per lo stato italiano, che nella manifestazione ha investito complessivamente 1,2 miliardi di euro (e ne ha recuperati 500 di extra gettito fiscale, secondo il ministro Padoan). Uno studio completo su EXPO dovrebbe tenere conto anche dei modi alternativi in cui si sarebbero potuti spendere questi soldi e degli eventuali guadagni, minori o maggiori, che avrebbero potuto produrre. Nel suo studio sugli effetti dell’EXPO, realizzato insieme a Giorgia Pizzali e pubblicato sul sito dell’Università Ca’ Foscari, Massiani arriva a risultati differenti, in media più bassi di quelli della SDA Bocconi. Per quanto riguarda il PIL aggiuntivo del 2015, la stima netta di Massiani, tenendo quindi conto di tutti gli effetti che abbiamo visto prima, è di 1,4 miliardi – contro i 4,2 della SDA Bocconi.

Esiste una vasta letteratura economica sugli effetti dei grandi eventi, e in generale il consenso degli accademici è che questo tipo di manifestazioni non sempre rappresenti il modo migliore di spendere il denaro pubblico, il che sembra essere vero in particolare per le Olimpiadi. Queste considerazioni, in ogni caso, sono relativamente importanti per Sala. Che siano positivi o negativi, i macro-effetti economici della manifestazione sono dipesi in larga parte dalla decisione di candidare l’Italia e Milano all’esposizione universale, una decisione che non è stata presa da Sala e che aveva pochi margini di essere influenzata decisamente nei suoi risultati. Il suo compito era assicurarsi che la manifestazione fosse gestita in maniera efficiente e finanziariamente sostenibile. Sembra che Sala ci sia riuscito, a meno che la pubblicazione del bilancio non riservi sorprese che per il momento nessuno si aspetta.