La terribile situazione dei malati psichiatrici in Indonesia

Vivono imprigionati e in situazioni di degrado, spesso abbandonati dalle loro famiglie, e le strutture pubbliche contribuiscono ad abusi e violenze, dice Human Rights Watch


(© 2012 Andrea Star Reese per Human Rights Watch)
(© 2012 Andrea Star Reese per Human Rights Watch)

Domenica 20 marzo Human Rights Watch, gruppo per i diritti umani con sede negli Stati Uniti, ha pubblicato un rapporto sulla condizione delle persone con disabilità mentali in Indonesia. Secondo il rapporto, circa 18.800 persone con disturbi psichiatrici e disabilità sono trattati ancora con il pasung, ovvero il contenimento fisico e la reclusione illegale dal 1977, e vivono in condizioni di estremo degrado anche quando sono prese in carico dalle strutture dello stato: abbandonati dalle loro famiglie, vittime di abusi sessuali e di pratiche terapeutiche nel migliore dei casi obsolete.

Il pasung
In tutta l’Indonesia c’è una diffusa convinzione che le disabilità mentali siano il risultato del possesso di spiriti maligni o del diavolo. Di conseguenza, le famiglie consultano innanzitutto dei guaritori tradizionali e se cercano un parere medico lo fanno solo come ultima risorsa. La prima e più frequentemente adottata pratica per risolvere i problemi di salute mentale è il pasung. Le persone – donne, uomini, adulti e bambini – che presentano sintomi di disturbi mentali o semplicemente hanno comportamenti “anormali” vengono confinate in spazi piccoli e legati con catene in modo che non possano scappare.

Le persone sottoposte a pasung possono avere le caviglie legate con catene o funi e spesso vengono bloccati a assi di legno senza materasso in spazi molto ristretti dove mangiano, dormono, urinano e defecano. Durante la reclusione le persone sono spesso nude, malnutrite e non si possono lavare. E questo per ore, giorni, mesi o addirittura anni. Una persona può essere trattenuta in una stanza della propria casa, sotto un albero, in un rifugio, in una struttura pubblica o privata: a causa della mobilità ridotta, della scarsa igiene e della malnutrizione spesso chi è sottoposto al pasung sviluppa anche delle disabilità fisiche oltre che mentali. Human Rights Watch ha scritto che il caso più lungo di detenzione che l’organizzazione ha trovato è quello di una donna che è stata chiusa a chiave in una stanza per quasi 15 anni. Nella maggior parte dei casi, la decisione di sottoporre qualcuno al pasung viene presa dai membri della famiglia e molto spesso sotto la pressione della comunità locale: il pasung è illegale dal 1977, ma secondo Human Rights Watch circa 57.000 persone lo hanno subìto almeno una volta nella vita.

Gli ospedali
Problemi simili sono frequenti anche negli ospedali pubblici. Secondo la legge indonesiana (il Mental Health Act del 2014) è piuttosto facile per la famiglia o un tutore far ammettere un bambino o un adulto con una disabilità psicosociale in una struttura contro la sua volontà. L’accesso a una struttura sanitaria se è semplice dal punto di vista delle procedure è comunque molto complicato a causa delle poche strutture. Nel paese ci sono 250 milioni di abitanti e solo 48 ospedali psichiatrici, più della metà dei quali si trova in sole 4 delle 34 province del paese. Ci sono in tutto tra i 600 e gli 800 psichiatri, uno ogni 300-400 mila persone. Le poche strutture e servizi spesso non rispettano i diritti fondamentali delle persone e contribuiscono ad una serie di abusi e le persone vengono di fatto abbandonate lì. In alcuni istituti, Human Rights Watch ha documentato casi in cui le famiglie avevano lasciato numeri di telefono e indirizzi falsi sui moduli di ammissione, e casi in cui le famiglie si sono semplicemente trasferite senza darne comunicazione a chi si stava occupando dei loro famigliari negli istituti.

Molte delle strutture pubbliche visitate da Human Rights Watch avevano gravi problemi di sovraffollamento: in un istituto alla periferia della capitale, Giacarta, circa 90 donne vivevano ad esempio in una stanza che poteva ragionevolmente ospitarne non più di 30. I livelli di igiene personale in molti di questi posti sono stati definiti “atroci”, con le persone «quotidianamente costrette a dormire, mangiare, urinare e defecare nello stesso luogo». In diversi istituti sono stati segnalati casi di violenza fisica e sessuale: in sette degli istituti visitati, il personale di sesso maschile era responsabile anche della sezione femminile o comunque in grado di accedervi con estrema facilità «aumentando il rischio di violenza sessuale».

Gli stessi problemi, anche peggiori, sono stati riscontrati nei centri di guarigione tradizionali o religiosi. In questo tipo di strutture l’organizzazione ha documentato l’uso di erbe “magiche” e di trattamenti alternativi come ad esempio la recitazione quotidiana del Corano all’orecchio dei malati. Nelle strutture riconosciute è stato inoltre documentato l’uso frequente della terapia elettroconvulsiva, l’elettroshock, senza consenso e senza anestesia a causa di una carenza di anestesisti addestrati o perché il trattamento con anestesia è semplicemente troppo costoso. Infine, Human Rights Watch ha scoperto che l’isolamento forzato è una pratica molto diffusa. Il personale delle strutture di cura e dei centri di riabilitazione sociale visitati hanno spiegato che le persone con disabilità psicosociali sono state messe in isolamento forzato per punizione: non avevano ad esempio eseguito gli ordini del personale o avevano cercato di fuggire dalle strutture.

Il ministero della Salute indonesiano ha riconosciuto il pasung come «inumano» e «discriminatorio» nei confronti delle persone con problemi di salute mentale nel 1977. Il governo ha lanciato molti programmi e iniziative per promuovere la salute mentale e porre fine a questa pratica. Tuttavia, a causa della mancanza di comprensione e consapevolezza intorno alla salute mentale e alla scarsità dei servizi di base, la pratica è ancora estremamente diffusa. I dati del governo dicono che la spesa del 2015 per la salute è stata dell’1,5 per cento del bilancio totale.