“Revenant – Redivivo”, la storia vera di Hugh Glass

Come il cacciatore protagonista del film sopravvisse a un attacco di un grizzly e all'abbandono dei compagni, nel 1823 (il film non è troppo fedele)

“Revenant - Redivivo” (Twentieth Century Fox via AP)
“Revenant - Redivivo” (Twentieth Century Fox via AP)

Revenant – Redivivo è il nuovo film del regista messicano Alejandro González Iñárritu – che l’anno scorso vinse il premio Oscar per Birdman – e che ha come attore protagonista Leonardo DiCaprio, che per la sua interpretazione ha vinto un Golden Globe. È uscito nei cinema italiani sabato 16 gennaio, mentre negli Stati Uniti è stato proiettato a partire dal 25 dicembre. Revenant – Redivivo racconta la storia vera di Hugh Glass, un esploratore e cacciatore americano vissuto a cavallo tra Settecento e Ottocento che nel 1823: Glass stava effettuando una  spedizione commerciale nei territori dove nasce il fiume Missouri (tra gli Stati americani di Montana, North Dakota e South Dakota), fu abbandonato in fin di vita dai suoi compagni ma riuscì a sopravvivere. La storia di Glass però è stata raccontata svariate volte negli ultimi duecento anni, spesso con variazioni significative: e non è sempre semplice distinguere quali fatti accaddero veramente e quali sono dovuti ad aggiunte letterarie successive. Revenant di Iñárritu si basa sulla versione della storia raccontata nell’omonimo romanzo del 2002 di Michael Punke.

Glass nacque probabilmente intorno al 1783 vicino a Philadelphia, in Pennsylvania, da una famiglia di origini scozzesi o irlandesi. Della sua vita prima di diventare un esploratore nelle Montagne Rocciose si sa poco, e quello che si sa va preso con le pinze: secondo le testimonianze di chi lo conobbe, Glass era un grande oratore ed era abilissimo nel raccontare storie, inventando o esagerando i fatti realmente accaduti. Una delle principali fonti sulla vita di Glass sono i racconti di un suo amico, George C. Yount, che vennero trascritti dal prete cattolico Orange Clark nel 1851 e trasformati in un libro dallo storico Charles Lewis Camp nel 1923. Secondo i racconti di Yount, Glass sosteneva di essere stato un marinaio, e che intorno al 1820 la sua nave fu catturata da un gruppo di pirati francesi che lo costrinsero a unirsi a loro.

Glass riuscì a scappare assieme a un altro compagno e raccontò a Yount di essere riuscito rocambolescamente a raggiungere a nuoto le coste della Louisiana. I due fuggitivi si addentrarono per centinaia di chilometri nell’entroterra: riuscirono a evitare i molti gruppi di nativi americani presenti in quel territorio e ostili agli uomini bianchi, ma poi furono catturati dagli indiani Pawnee, che uccisero il compagno di Glass. Glass riuscì a convincere i Pawnee a non ucciderlo, e anzi fu “adottato” dalla comunità: a differenza di quanto viene raccontato nel film, però, non ci sono prove che mentre si trovava con i Pawnee Glass sposò una nativa americana, e che ebbe un figlio. Nonostante sia possibile, sicuramente il figlio non era con lui nella spedizione del 1823 – quella raccontata dal film – anche perché non potrebbe avere avuto l’età che dimostra nel film. Non ci sono neanche testimonianze sul fatto che Glass avesse ucciso un ufficiale dell’esercito americano, come detto nel film.

In quegli anni l’Ovest e il Nord degli Stati Uniti erano dei territori ancora largamente inesplorati e frequentati quasi esclusivamente dalle spedizioni che vi si avventuravano per cacciare gli animali selvatici per le loro pellicce, molto richieste soprattutto per la produzione di cappelli. L’ambiente nel quale cacciavano gli esploratori della prima metà dell’Ottocento era estremamente inospitale, soprattutto d’inverno. Le spedizioni erano anche messe a rischio anche dall’ostilità di alcuni gruppi di nativi americani. Nel 1822 Glass, che era un esperto trapper (un cacciatore e esploratore professionista, in pratica), fu assoldato da una società che stava organizzando una spedizione nei territori in cui nasce il Missouri per cacciare animali da pelliccia, guidata dal luogotenente William Ashley e dal capitano Andrew Henry, che nel film è interpretato dall’attore Domhnall Gleeson. Gli uomini della spedizione costruirono un accampamento dove il fiume Yellowstone incontra il Missouri, e lo chiamarono Fort Henry. Da lì periodicamente si avventuravano con delle imbarcazioni lungo il Missouri, per lunghe spedizioni di caccia. Quei territori erano abitati dagli Arikara, una popolazione di nativi americani che intratteneva scambi commerciali con i cacciatori bianchi e che occasionalmente attaccava e derubava gli esploratori americani, e che per questo era temuta e considerata imprevedibile.

Il primo giugno 1823 la spedizione fu protagonista di una famosa battaglia, quella che apre il film di Iñárritu. Gli Arikara attaccarono gli uomini di Ashley, che si trovavano vicino al villaggio indiano per uno scambio di cavalli: 14 uomini morirono e i sopravvissuti riuscirono a fuggire su una barca. Glass rimase ferito a una gamba. Ashley spedì i feriti e altri uomini giù per il fiume a depositare le pelli salvate in un forte di una compagnia rivale, e si accampò con i rimanenti in attesa di aiuti. Riuscì a comunicare quello che era successo a Henry, che si trovava altrove con un altro gruppo di uomini della spedizione, e agli uomini dell’esercito che si trovavano a Fort Atkinson, un presidio militare non lontano da lì. Il colonnello Henry Leavenworth, venuto a conoscenza dell’imboscata contro gli uomini di Ashley, organizzò una spedizione punitiva di 900 uomini contro i villaggi Arikara. Dopo giorni di battaglia, venne concordata una tregua. Ashley e Henry, che avevano subito gravissime perdite economiche dall’attacco degli Arikara, decisero di dividere la spedizione in due gruppi per riprendere la caccia e tentare di salvare il salvabile. Glass partì con Henry e altri 30 uomini nell’agosto del 1823: abbandonarono il fiume Missouri dirigendosi a Ovest, verso le montagne rocciose, diretti a Fort Henry.

Un giorno tra fine agosto e inizio settembre, mentre Glass si trovava staccato dal gruppo per cacciare, incontrò un orso grizzly con due cuccioli. L’orso attaccò Glass, che provò a difendersi sparandogli con il fucile, senza riuscire ad abbatterlo. Rimase gravemente ferito, con torso, braccia, gambe e viso mutilati con ferite che lasciavano scoperte le ossa: le sue urla richiamarono i suoi compagni, che lo raggiunsero e uccisero l’orso (che quindi non venne ucciso da Glass stesso, come mostrato nel film). Glass venne curato, ma i suoi compagni erano convinti che non sarebbe sopravvissuto alla notte. La mattina dopo invece era ancora vivo: per via della presenza di popolazioni indiane ostili nella zona, fu deciso di continuare a muoversi e di trasportare Glass su una barella. Nei due giorni successivi il gruppo procedette molto lentamente, e Henry decise di lasciare Glass con due uomini che avrebbero dovuto assisterlo fino alla sua morte naturale, seppellirlo e raggiungere gli altri a Fort Henry. In cambio avrebbero ricevuto una somma di 40 dollari a testa, l’equivalente di due o tre mesi di paga. I due che accettarono di rimanere con Glass furono John Fitzgerald, un esperto esploratore che nel film è interpretato da Tom Hardy, e un ragazzo alla sua prima spedizione identificato da alcuni storici con James Bridger, che sarebbe diventato a sua volta un conosciuto esploratore: sull’identità della seconda persona che rimase con Glass, tuttavia, non c’è unanimità.

Dopo cinque giorni, Glass era ancora vivo. Fitzgerald e Bridger sapevano di essere in pericolo per via degli indiani presenti in quella zona, così il primo convinse il secondo ad abbandonare Glass, sostenendo che sarebbe comunque morto in poco tempo. I due si portarono con loro alcune cose di Glass: la pistola, il coltello, l’ascia e l’attrezzatura per accendere il fuoco. Quando Glass realizzò di essere stato abbandonato, cominciò faticosamente a spostarsi – inizialmente trascinandosi per terra – verso l’accampamento di Fort Kiowa, dove sapeva sarebbe stato al sicuro dagli Arikara. Secondo quanto scrivono gli storici che hanno ricostruito la sua storia, Glass fin da subito decise che si sarebbe vendicato dei due uomini che lo avevano abbandonato. Sopravvisse mangiando insetti, serpenti e radici, finché non si imbatté in un bisonte attaccato dai lupi. Glass si accampò vicino alla carcassa del bisonte, e per qualche giorno cercò di rimettersi in sesto mangiandone la carne. Riprese poi il cammino e ottenne una barca da un gruppo di indiani Lakota: procedendo sul Missouri, arrivò a metà ottobre a Fort Kiowa dopo aver percorso circa 400 chilometri.

A Fort Kiowa comprò a credito un fucile e delle munizioni e si diresse verso Fort Henry per vendicarsi di Fitzgerald e Bridges. Durante il percorso fu nuovamente attaccato da alcuni indiani Arikara, ma venne salvato da due indiani Mandan, che lo scortarono fino a un presidio commerciale sicuro. In totale Glass era sopravvissuto a tre attacchi indiani in cui erano morte 21 persone. Quando arrivò a Fort Henry, Glass scoprì che il forte era stato trasferito cinquanta chilometri più a Sud. Si rimise in cammino e arrivò sul posto il 31 dicembre 1823: dopo aver raccontato la sua storia ai suoi compagni increduli, scoprì che solo Bridger era al forte, mentre Fitzgerald si era spostato a Fort Atkinson. Glass decise di perdonare Bridger, convincendosi che il vero responsabile del suo abbandono era Fitzgerald: riuscì a mettersi in viaggio per Fort Atkinson solo due mesi dopo, quando le condizioni ambientali lo permisero, assieme a una spedizione di caccia.

Mentre il gruppo navigava il fiume North Platte, incontrò un gruppo di indiani che, fingendosi amichevoli, li avvicinarono. Glass sentì però qualcuno di loro parlare Arikara, e capì che era una trappola. Avvertì i suoi compagni e gli uomini fuggirono, ma due furono comunque uccisi. Glass riuscì a nascondersi, ma gli altri due sopravvissuti lo credettero morto e ripresero da soli il viaggio verso Fort Atkinson. Glass era di nuovo da solo e senza fucile, ma aveva con sé un coltello e riuscì a raggiungere Fort Kiowa cibandosi di cuccioli di bisonte.

Nel giugno del 1824 Glass riuscì finalmente ad arrivare a Fort Atkinson, dove chiese di poter sfidare Fitzgerald: nel frattempo però quest’ultimo si era arruolato nell’esercito, e a Glass venne proibito di incontrarlo. Secondo il racconto di Yount, a Glass vennero dati 300 dollari (una cifra altissima per l’epoca) come compensazione, e lui dovette accettare di andarsene. Si spostò a Ovest e si unì ad alcune spedizioni commerciali, e nel 1825 venne di nuovo ferito molto gravemente in un attacco indiano dal quale si riprese solo dopo diversi mesi. Le notizie sugli anni successivi non sono certe, ma si sa che Glass continuò a guidare spedizioni di caccia nei territori del Nord del fiume Missouri. Nel 1833, mentre si trovava insieme ad altri due uomini nei pressi del fiume Big Horn, tra Montana e Wyoming, fu attaccato da un gruppo di Arikara mentre attraversava un fiume ghiacciato: tutti e tre vennero uccisi, e gli Arikara si presero il loro scalpo.