Le persone ansiose sono le più intelligenti?

Due nuovi studi suggeriscono che chi si preoccupa di più dimostra – o sviluppa – migliori capacità intellettive

di David Wilson – Slate

Se vi preoccupate per qualsiasi cosa, non temete: la vostra ansia potrebbe essere solo un segno di intelligenza. L’idea circola da un po’, come la teoria opposta: l’ignoranza è una benedizione perché sapere più cose comporta soffrire di più. Ora la teoria sta assumendo una certa solidità scientifica.

In un recente studio, per esempio, lo psicologo Alexander Penney e i suoi colleghi hanno contattato più di cento studenti della Lakehead University dell’Ontario, in Canada, e hanno chiesto loro di esprimere con un numero il proprio livello di ansia. I ricercatori hanno scoperto che gli studenti più ansiosi – cioè quelli che per esempio sono d’accordo con la frase «Sono sempre preoccupato di qualcosa» – hanno ottenuto risultati più alti nei test di intelligenza verbale.

La percezione che gli studenti ansiosi siano i più intelligenti è stata rafforzata da un interessante esperimento del 2012 dello psicologo Tsachi Ein-Dor e Orgad Tal, dal centro studi israeliano Herzliya, realizzato su 80 studenti. Nello studio agli studenti veniva richiesto di dare un voto a varie opere d’arte che apparivano sullo schermo di un computer. Ma questa era tutta una montatura: durante il test i partecipanti infettavano “per sbaglio” il computer del test con un potentissimo virus (per finta, ovviamente, e succedeva qualsiasi cosa loro facessero). Successivamente venivano invitati da una complice dei ricercatori a trovare velocemente qualcuno che riparasse il computer.

Mentre gli studenti cercavano aiuto, gli venivano presentati quattro problemi. Nel corridoio, per esempio, una persona li implorava di partecipare a un sondaggio, mentre un altro studente lasciava cadere una pila di fogli ai loro piedi. Più i partecipanti davano un voto alto al loro livello di ansia, più erano inclini a concentrarsi solamente sul problema originale, cioè cercare aiuto per riparare il computer, e ignorare gli altri input. Ein-Dor e Tal dicono nello studio: «abbiamo scoperto che le persone più ansiose sono quelle meno inclini a perdere tempo mentre stanno facendo una cosa importante». In un altro studio, Ein-Dor e Tal avevano mostrato che le persone ansiose avvertono le minacce più velocemente: anche la puzza di fumo. Dal punto di vista dei due ricercatori, se sei abituato a stare in guardia hai un positivo atteggiamento da sentinella, senza per forza essere considerato una persona nevrotica.

Un altro studio, condotto dallo psichiatra Jeremy Coplan del SUNY Downstate Medical Center di New York, ha coinvolto persone che soffrono di generici disturbi d’ansia. Lui e i suoi colleghi hanno scoperto che le persone con i sintomi più gravi sono quelli con un quoziente intellettivo più alto.

L’idea che le persone più ansiose siano le più intelligenti potrebbe semplicemente avere senso: una mente preoccupata è una mente che cerca di scoprire o prevedere delle cose, e le persone più intelligenti dovrebbero possedere l’agilità mentale di esaminare un problema da più angoli, nel bene o nel male. Come ha scritto Penney nel suo studio, «è possibile che le persone dotate di maggiore intelligenza verbale siano in grado di analizzare il passato e predire il futuro con maggiore precisione, cosa che porta ad avere un atteggiamento riflessivo e preoccupato».

La relazione fra intelligenza e preoccupazione può funzionare in entrambe le direzioni. È possibile che i bambini dotati di una certa predisposizione all’ansia siano più attenti o diligenti a scuola, per esempio, cosa che alla lunga aumenta la loro intelligenza. E le persone intelligenti nella vita trovano più cose di cui preoccuparsi.

Le persone che hanno paura di prendere un aereo arrivano a immaginarsi tutti gli scenari possibili nella propria testa, secondo lo psicoterapeuta di New York Jonathan Alpert, secondo il quale l’ansia è una forma di preoccupazione “positiva”. Se l’agitazione porta a immaginare realistiche conseguenze future, secondo un altro terapeuta di Los Angeles può portare a compiere delle misure di sicurezza che in ultima istanza possono prevenire dei disastri: una cosa da persone intelligenti, insomma.

Questa interpretazione dell’ansia contraddice però altri studi che mostrano un collegamento negativo fra intelligenza e preoccupazione. Secondo lo psicologo statunitense Robert Epstein, più una persona è intelligente, più mantiene un atteggiamento rilassato: «Ci sono delle eccezioni, ovviamente, ma c’è una spiegazione solida: quando le persone diventano ansiose, non riescono più a pensare in maniera lucida».

Eppure, potrebbe davvero esserci una correlazione positiva, fra le due cose: in fondo un sacco di pensatori brillanti come Nikola Tesla, Charles Darwin e Kurt Godel soffrivano d’ansia. Anche Abraham Lincoln descriveva se stesso come «di temperamento nervoso». Edvard Munch concepì il suo capolavoro, il dipinto L’urlo, durante un attacco di panico che gli provocò la visione di un cielo rosso-sangue. Ricordò Munch: «rimasi lì a tremare d’ansia, e percepii un urlo senza fine risuonare attraverso la natura».

La prossima volta che una persona vi dice di calmarvi, insomma, ricordategli le virtù dell’essere ansiosi. Un po’ di nevrosi potrebbe essere persino un vantaggio sul posto di lavoro: un segnale di eccellenza, un sintomo di un quoziente intellettivo superiore. Nessuno sta tessendo le lodi della paranoia, ma avere un livello di preoccupazione appena sopra il normale potrebbe essere diventato un pregio.

© Slate 2015