Il primo riconoscimento di un matrimonio gay in Italia

Lo ha ordinato il tribunale di Grosseto, accogliendo il ricorso di due uomini che si sono sposati all’estero

Brazilians Marcelo Sales Leite (L), and his groom Roberto Fraga da Silva, hold hands as they get married during a collective gay marriage ceremony, in Sao Paulo, Brazil, on June 13, 2009. The 13th edition of the world's biggest Gay Pride Parade is expected to hold over three million people at the financial centre of Sao Paulo Sunday. AFP PHOTO/Daniel KFOURI (Photo credit should read DANIEL KFOURI/AFP/Getty Images)
Brazilians Marcelo Sales Leite (L), and his groom Roberto Fraga da Silva, hold hands as they get married during a collective gay marriage ceremony, in Sao Paulo, Brazil, on June 13, 2009. The 13th edition of the world's biggest Gay Pride Parade is expected to hold over three million people at the financial centre of Sao Paulo Sunday. AFP PHOTO/Daniel KFOURI (Photo credit should read DANIEL KFOURI/AFP/Getty Images)

Il tribunale di Grosseto ha ordinato al Comune di trascrivere nei registri di stato civile il matrimonio che due uomini italiani avevano celebrato all’estero nel dicembre del 2012, facendo diventare l’atto automaticamente valido anche per la legislazione italiana. Si tratta del primo riconoscimento in Italia di un matrimonio omosessuale: finora, infatti, diverse sentenze relative a casi simili avevano riconosciuto solo singoli diritti, come quello al permesso di soggiorno. Nella sentenza del tribunale – che ha deciso sul ricorso presentato dalla coppia dopo che l’ufficiale di stato civile del Comune si era rifiutato – c’è scritto che la trascrizione non ha natura «costitutiva ma soltanto certificativa e di pubblicità di un atto già valido di per sé».

Da ieri Stefano e Giuseppe sono coniugi, a tutti gli effetti. Con tutti i diritti di una coppia sposata e, ovviamente, anche i doveri. Il Tribunale di Grosseto ha detto sì alla trascrizione nei registri del Comune del matrimonio che Stefano e Giuseppe avevano contratto all’estero, a New York, nel dicembre del 2012. E automaticamente l’atto è diventato valido per la nostra legislazione. Ribaltando il parere del pubblico ministero, il giudice di Grosseto non ha avuto dubbi: la trascrizione dell’atto di un matrimonio fra persone dello stesso sesso non è contraria all’ordine pubblico. Dunque è possibile. Dunque da ieri Stefano Bucci, giornalista del Corriere della Sera, e Giuseppe Chigiotti, architetto, possono godere in Italia degli stessi diritti di cui avrebbero goduto se fossero rimasti a vivere a New York. Non era mai successo prima. Ci avevano provato in tanti. C’erano state sentenze che avevano riconosciuto singoli diritti, come quello al permesso di soggiorno. Mai ordini di iscrivere le nozze nei registri comunali. Una richiesta di questo tipo, anzi, era stata negata dalla Cassazione nel 2012.

Claudio Boccini, il legale che ha seguito la causa di Stefano e Giuseppe, è soddisfatto. Spiega: «Devo riconoscere di aver trovato in Tribunale a Grossetto dei giudici molto attenti e, soprattutto, preparati. Ho argomentato non soltanto la questione dell’ordine pubblico (fondamentale per le nostre leggi), ma anche il fatto che nelle nostre norme non esiste un divieto esplicito al matrimonio dello stesso sesso, dunque il matrimonio omosessuale non è contrario alla nostra legislatura». Paolo Cesare Ottati, presidente del Tribunale di Grossetto, ha fatto anche di più. Nella sentenza in cui ordina all’Ufficiale di stato civile di Grosseto di trascrivere nei registri il matrimonio fra Stefano e Giuseppe ha richiamato sì i problemi di ordine pubblico, ma ha messo in fila una serie di considerazioni come mai fatto prima.

(Continua a leggere sul Corriere della Sera)