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  • Domenica 6 ottobre 2013

La questione dei migranti, in Spagna

Che è ancora più vicina all'Africa dell'Italia e dove le cose sono molto simili, ma anche parecchio diverse

L’affondamento di un barcone carico di migranti a largo di Lampedusa, che ha causato la morte di almeno 143 persone, ha riaperto il dibattito sull’immigrazione in Italia. Uno dei temi più discussi è la legge Bossi-Fini, che disciplina molti aspetti dell’immigrazione, da alcuni ritenuta ingiusta e dannosa, mentre secondo altri unico argine a un’invasione di migranti dalle coste africane. Le reazioni di questi giorni, a volte anche molto forti, hanno dimostrato che quello dell’immigrazione è un tema che polarizza molto l’opinione pubblica italiana.

L’immigrazione in Spagna
In Spagna la situazione è molto diversa anche se ci sarebbero tutte le caratteristiche perché il fenomeno venga trattato nella maniera piuttosto emotiva con la quale viene trattato in Italia. La Spagna, infatti, è altrettanto vulnerabile all’immigrazione clandestina proveniente dalle coste africane, come racconta il New York Times.

La costa meridionale spagnola è molto estesa e in certi punti distante dall’Africa soltanto poche decine di chilometri, molti meno di quelli che separano Lampedusa dalla Libia e dalla Tunisia. Più a sud, vicino al Marocco, ci sono le isole Canarie, che nei primi anni 2000 sono state una delle principali tappe dell’immigrazione clandestina in Europa: nel 2006, l’anno in cui venne raggiunto il record, si calcola che quasi 40 mila immigrati arrivarono in Spagna via mare, in gran parte attraverso la rotta delle Canarie.

Tramite le enclavi di Ceuta e Melilla, in Marocco, la Spagna condivide anche dei confini di terra con l’Africa: nell’ultimo caso, nel settembre 2013, un centinaio di migranti ha forzato la barriera che separa Melilla dal Marocco. Anche il “modello” di immigrazione che attira la Spagna è simile a quella italiana: molte nazionalità diverse, un tasso di istruzione molto vario, un alto numero di arrivi clandestini e un’ampia diffusione del lavoro nero tra gli immigrati.

Come l’Italia, anche la Spagna ha utilizzato gli accordi bilaterali con altri paesi per rallentare il flusso di migranti. In Italia, ad esempio, tra il 2009 e il 2010 ci fu un rapido declino degli sbarchi sulle coste grazie a un accordo con la Libia, di fatto cessato con la caduta di Muammar Gheddafi. La Spagna ha sottoscritto accordi simili con il Marocco. Come nel caso dell’accordo italo-libico, ci sono state molte critiche sui metodi utilizzati dalla polizia marocchina per bloccare gli sbarchi. Metodi che consistevano soprattutto nell’arresto e nella deportazione degli immigrati arrivati nei porti del paese, senza molto riguardo per i diritti umani e per chi, come ad esempio gli emigrati dal Mali (un paese diviso da una violenta guerra civile), avrebbe potuto avere il diritto di chiedere asilo una volta arrivato in Spagna.

Un caso particolare
Nonostante questi accordi, altri fattori, uniti alla forte crescita dell’economia nei primi anni 2000, hanno fatto si che la popolazione di stranieri in Spagna si sia moltiplicata in pochi anni. Nel 2000 in Spagna risiedevano 1,5 milioni di cittadini stranieri. Nel 2006 erano diventati 6,5 milioni, cioè il 14 per cento del totale della popolazione spagnola. In Italia gli stranieri sono circa 4,5 milioni e gli stranieri non nati in Europa sono il 5,3 per cento del totale della popolazione, contro l’8,9 per cento della Spagna (una delle più alte percentuali di tutta l’Europa).

L’immigrazione in Spagna però ha anche tratti diversi, che la rendono quasi unica in Europa, come riassume una ricerca commissionata dal Migraton Policy Institute (un centro studi indipendente con base a Washington) pubblicata a marzo. Questa situazione non ha prodotto gli effetti che si sono visti in quasi tutti gli altri paesi europei, cioè un aumento di consensi per i partiti che propongono severe politiche anti-immigrazione e una chiusura dell’opinione pubblica nei confronti dei migranti. In Spagna non esistono grandi partiti con tendenze xenofobe e le associazioni per i diritti dei migranti sono molto forti e hanno molto spazio sui media.

Questa situazione sta lentamente cambiando. Un piccolo partito anti-immigrati ha visto crescere i suoi voti nelle elezioni locali catalane, mentre il Partito Popolare, attualmente al governo, nell’ultima campagna elettorale ha promesso di rivedere alcune delle politiche permissive in fatto di immigrazione varate dai precedenti governi socialisti.

Al momento, però, alcuni fattori rendono la Spagna un paese relativamente aperto e tollerante anche per gli standard europei. L’immigrazione in Spagna è ancora molto giovane e non esiste una vera e propria “seconda generazione” di stranieri nati nel paese. Negli anni della grande crescita economica i migranti hanno fornito un’importante risorsa per la forza lavoro e costituiscono ora circa un quinto di tutti i lavoratori attivi. Infine, il fatto che la Spagna sia uscita da una dittatura da appena 30 anni, rende piuttosto impopolare fare pubbliche dichiarazioni che potrebbero essere percepite contrarie ai valori di democrazia, uguaglianza e libertà per tutti.

Come ha reagito la Spagna
Un altro fatto che probabilmente differenzia l’Italia dalla Spagna sono i programmi adottati da quest’ultima per tenere sotto controllo l’immigrazione.Tra il 2006 e il 2007 la Spagna ha varato una serie di programmi Frontex, l’agenzia europea che promuove la sicurezza e la gestione dei confini. I pattugliamenti in mare sono stati intensificati ed è stata installata una rete di telecamere a infrarossi lungo quasi tutta la linea costiera della Spagna. Dal record di 40 mila sbarchi nel 2006, la Spagna è passata a 3.800 nel 2012. In Italia, tra il primo agosto 2012 e il 10 agosto 2013 gli sbarchi sono stati più di 24 mila.

Questo apparente insuccesso italiano può essere causato non soltanto da una mancanza di efficaci investimenti. Anche la situazione geopolitica ha certamente influito. Dopo la guerra civile il governo libico non è probabilmente in grado di gestire, anche con i metodi brutali utilizzati in questi casi, il flusso di migranti che arrivano nel paese dall’Africa sub-sahariana. Il Marocco invece, che è stato appena sfiorato dalla primavera araba, ha ancora questa capacità.

Quello che invece sembra non contare troppo è la situazione economica di Italia e Spagna. Con il 27 per cento di disoccupazione la Spagna dovrebbe scoraggiare qualsiasi tipo di immigrazione. Questa è stata la tesi anche di alcune forze politiche in Italia, che hanno sostenuto che i recenti sbarchi sono causati dall’impressione che l’attuale governo sia “permissivo” nei confronti dell’immigrazione (anche se in realtà le leggi in vigore sono quasi tutte quelle varate dai governi di centrodestra).

Come ha raccontato un immigrato maliano al New York Times, per quanto la situazione possa essere grave a causa della crisi dell’eurozona «non può essere più grave che in Mali. Gli europei ci vogliono spaventare per mandarci via, ma non hanno idea di che razza di problemi ci lasciamo alle spalle».

Foto: AP Photo/Andy Ragel