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  • Martedì 14 maggio 2013

I primi ribelli curdi arrivati in Iraq

Soldatesse, armi, stoviglie, un computer: le foto del primo gruppo di combattenti del PKK che ha lasciato la Turchia, come stabilito dallo storico accordo col governo

Kurdistan Workers' Party (PKK) fighters arrive in the northern Iraqi city of Dohuk on May 14, 2013, after leaving Turkey as part of a peace drive with Ankara. The PKK has fought a 29-year nationalist campaign against Ankara in which some 45,000 people have died, but is now withdrawing its fighters from Turkey as part of a push for peace with the Turkish authorities. AFP PHOTO/SAFIN HAMED (Photo credit should read SAFIN HAMED/AFP/Getty Images)
Kurdistan Workers' Party (PKK) fighters arrive in the northern Iraqi city of Dohuk on May 14, 2013, after leaving Turkey as part of a peace drive with Ankara. The PKK has fought a 29-year nationalist campaign against Ankara in which some 45,000 people have died, but is now withdrawing its fighters from Turkey as part of a push for peace with the Turkish authorities. AFP PHOTO/SAFIN HAMED (Photo credit should read SAFIN HAMED/AFP/Getty Images)

Intorno alle 6 del 14 maggio il primo gruppo di ribelli del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) – è arrivato nella zona di Harur, nel Kurdistan iracheno, dopo una settimana di viaggio. I soldati del PKK l’8 maggio scorso hanno iniziato a lasciare la Turchia, come stabilito dalla storica tregua firmata con il governo. Il gruppo di ribelli, formato da nove uomini e sei donne, è stato accolto dai combattenti del PKK delle basi irachene. In tutto i combattenti curdi che lasceranno la Turchia sono circa 2.000.

In questa settimana i combattenti sono stati costantemente monitorati da aerei dell’esercito turco, che hanno controllato che tutto si svolgesse come da accordi. La tregua tra i curdi e il governo turco era stata annunciata il 21 marzo scorso dal leader del PKK Abdullah Ocalan, che si trova in carcere. L’accordo ha lo scopo di mettere fine al conflitto tra Turchia e curdi che dura da 29 anni e che ha causato la morte di circa 40mila persone.