La fine del Proibizionismo

Il 17 febbraio 1933 finirono i 13 anni in cui l'alcol era vietato in tutti gli Stati Uniti: le conseguenze di quel periodo si sentono ancora oggi

Esattamente 80 anni fa, il 17 febbraio 1933, il Senato degli Stati Uniti approvò il Blaine Act, con cui veniva messa in moto la procedura costituzionale che avrebbe portato alla rimozione del Diciottesimo emendamento. La legge che nel 1920 aveva dato il via al cosiddetto Proibizionismo: un’epoca durata 13 anni in cui negli Stati Uniti furono completamente vietate le bevande alcoliche.

Quando il senatore John Blaine presentò la sua proposta e, poco dopo, scrisse il Ventunesimo emendamento con cui veniva annullato il Proibizionismo, il governo degli Stati Uniti si trovava alle prese con la crisi del 1929 e nella disperata necessità di ottenere nuovamente le entrate che forniva la tassa sugli alcolici. Ma c’erano anche ragioni di ordine pubblico: gli americani volevano bere – e a prezzi più bassi di quelli che garantiva il mercato nero – la criminalità era fuori controllo e la corruzione si era diffusa ovunque: conseguenze, queste ultime, che gli Stati Uniti pagano ancora.

Breve storia del proibizionismo
Il divieto di vendere, produrre e importare bevande alcoliche venne inserito nella Costituzione americana con il Diciottesimo emendamento, che entrò in vigore il 17 gennaio 1920 e fu il grande trionfo del movimento proibizionista, vecchio quasi quanto gli Stati Uniti. I primi gruppi nacquero all’inizio dell’Ottocento: i loro membri erano bianchi che vivevano nelle aree rurali del paese, in gran parte donne, anglosassoni e appartenenti a qualche setta protestante (soprattutto evangelici e metodisti). Anche il Ku Klux Klan era proibizionista.

A mano a mano che l’immigrazione aumentava nel corso dell’Ottocento, il movimento proibizionista diventava sempre più xenofobo. L’idea alla basa del movimento era che ci fosse un’America tradizionale da difendere e quest’America era bianca, protestante e contadina. Il nemico di questi valori era l’America degli immigrati che abitavano le grandi città, dove ovviamente il crimine era molto più diffuso e associato proprio al consumo di alcolici. Al Proibizionismo si opponevano sopratutto gli americani di origine tedesca (che erano protestanti, ma luterani) e quelli di origine cattolica.

A dare un grosso aiuto ai proibizionisti ci pensò la Prima Guerra Mondiale. Quando nel 1917  gli Stati Uniti entrarono in guerra con la Germania, l’opposizione dei tedeschi americani venne automaticamente messa fuori gioco e prese piede l’argomento che con le risorse risparmiate dalla produzione di alcol – in particolare il grano – si sarebbe potuto aumentare lo sforzo bellico. Nel 1917, durante i congressi dei Democratici e dei Repubblicani, i cosiddetti dry (cioè i secchi) proibizionisti misero in minoranza i wet (cioè i bagnati) in entrambi i partiti. Tre anni dopo il proibizionismo entrò in vigore.

Le conseguenze
Una dei primi effetti del Proibizionismo fu che il governo federale degli Stati Uniti perse circa il 14% delle sue entrate, che derivavano dalla tassazione degli alcolici. Il secondo effetto immediato fu che bisognò cominciare a spendere parecchi soldi per metterlo in pratica. Il Bureau of Prohibition era la principale forza che combatteva i produttori di alcolici: i suoi agenti sono tra i protagoniti della serie Boardwalk Empire e il più famoso di loro, Elliot Ness, l’uomo che arrestò Al Capone, è stato interpretato da Kevin Costner nel celebre film Gli intoccabili. Il numero degli impiegati nel Bureau passò da 2.200 nel 1920 a 4.400 nel 1930 e il budget da 2 milioni di dollari a 14 milioni. Questo senza contare le altre forze impiegate nella lotta come la polizia e, sopratutto, gli ufficiali della dogana e la guardia costiera.

Soldi e uomini crescevano di pari passo con la criminalità, ma non servirono molto a contenerla. Un’altra delle conseguenze del Proibizionismo, infatti, fu quella di consegnare alla criminalità organizzata una fonte di guadagno incomparabilmente più grande dei loro precedenti giri d’affari (gioco d’azzardo, sfruttamento della prostituzione ed estorsione). Il giro d’affari in alcol illegale è stato stimato in circa 3 miliardi di dollari dell’epoca, cioè il 3% del PIL nazionale. In un certo senso, la moderna criminalità organizzata americana nacque con il proibizionismo.

La produzione di alcol, il contrabbando e la vendita illegale era diventata un affare così redditizio che le varie organizzazioni criminali si scontrarono violentemente per ottenerne il monopolio. Diverse ricerche storiche mostrano come tutti gli indici di criminalità si alzarono negli anni del Proibizionismo. Le bande, in genere, erano divise su base etnica: irlandesi contro italiani contro bande composte da ebrei. Uno di questi scontri, il massacro di San Valentino tra la banda di Al Capone e i rivali irlandesi di Bugs Moran a Chicago nel 1929, fu anche un punto di svolta molto importante nella storia delle leggi sulle armi negli Stati Uniti.

Spesso furono gli italiani a vincere: uomini come Al Capone a Chicago oppure come Joe Masseria e Salvatore Marranzano a New York inventarono la classica figura del gangster, con abito gessato, fiore all’occhiello e capello fedora, che è ormai diventata uno stereotipo culturale. Negli stessi anni del Proibizionismo i gangster venivano mitizzati con libri e film che ne romanzavano le vite, come Little Caesar, il famosissimo film del 1931 con Edward G. Robinson.

L’eredità
Uno dei principali lasciti del Proibizionismo è stato proprio il radicalizzarsi della criminalità organizzata in diverse parti degli Stati Uniti. Grazie al denaro ottenuto con il contrabbando di alcolici, le organizzazioni criminali poterono aumentare i loro affiliati, corrompere funzionari e investire in altre attività. Questa situazione permise alle bande più astute ed agguerrite di sopravvivere alla fine del proibizionismo, assorbendo o distruggendo gli altri che non erano riusciti ad adattarsi alla fine dei profitti del contrabbando.

I capitali accumulati negli anni del proibizionismo furono investiti nelle costruzioni, nel traffico di rifiuti, nello spaccio di droga e nei sindacati – quello dei sindacati infiltrati dalla mafia è negli Stati Uniti un luogo così comune che compare anche in alcuni episodi dei Simpson. Con questi accorgimenti, diverse organizzazioni criminali sono sopravvissute fino ad oggi: ad esempio il Chicago Oufit, la banda di Al Capone, è ancora in attività, mentre la divisione di New York in cinque famiglie mafiose, creata nel 1931 da Salvatore Maranzano, ha resistito fino quasi a giorni nostri.