La Grecia che c’è in Italia

È il sud, scrive Giuseppe Provenzano sull'Unità, dove le elezioni sono "l'ultimo concorso pubblico" e dove il Movimento 5 Stelle praticamente non esiste

Giuseppe Provenzano ha fatto sull’Unità un’analisi del voto alle elezioni amministrative nel sud dell’Italia, spiegando che cosa sta cambiando la crisi, le difficoltà dei grandi partiti, la mancata affermazione del Movimento 5 Stelle rispetto al resto del paese.

Giacché è di maggio, ci illudevamo fosse maggio dappertutto. E mentre assistiamo – e non ci vogliamo pensare – a una Weimar sull’Acropoli, urge guardare a cosa è accaduto in quella Grecia domestica che si chiama Mezzogiorno. Sulla grande stampa, che si rivela sempre più orfana della Lega e lamenta la “solitudine del Nord”, non arriva l’impura aria di un Sud già soffocato da crisi e austerità, e l’ancora più buio avvitamento recessivo di quest’anno.

In tutti questi anni, pur nella minorità politica di berlusconiani meridionali ascari del leghismo vorace, il rapporto tra politica e Sud restava cruciale. Oggi che la crisi ne fa la principale emergenza del Paese questo vincolo si nutre di complicazioni e paradossi. La sfiducia sulla capacità di rispondere ai problemi dilaga, a nuovi ribellismi segue il disincanto, eppure la stessa politica – malandata, disgregata – rimane l’ultimo appiglio, le elezioni l’ultimo concorso pubblico. L’affluenza tutto sommato tiene, intorno ai due terzi. Proliferano liste e candidati d’ogni sorta: in Sicilia, con una legge elettorale che scoraggiava, erano 15 mila gli aspiranti consiglieri comunali, e si votava in soli 25 comuni sopra i 15 mila abitanti. Ed è un segno difficile da decifrare, il rompicapo racchiuso nell’immagine del panellaro di Palermo che maledice tutti i giorni i politici tutti uguali e il Palazzo, e poi tra le carte dei suoi fritti mostra fiero il volantino elettorale suo o del figlio senza lavoro.

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foto: giopuo