I sardi hanno abolito 4 province

E fosse per loro abolirebbero anche le altre quattro: ma per ora toccherà solo alle più recenti, con un percorso che sembra piuttosto complicato

La Sardegna dovrà abolire quattro delle sue otto province. Nell’apparentemente interminabile e ripetitivo dibattito sull’abolizione delle province, la giornata elettorale di lunedì ha mostrato finalmente un fatto nuovo: i sardi hanno votato per dimezzare le loro.
Domenica si sono svolti infatti ben dieci referendum sui costi della politica e sulla riduzione della spesa pubblica nella regione. Il quorum, fissato a un terzo del corpo elettorale, è stato superato di pochi punti percentuali (35,5 per cento), ma sufficienti per dichiarare valida la consultazione. Il raggiungimento del quorum non era dato per scontato perché pochi partiti avevano preso posizioni ufficiali sul referendum e, secondo gli stessi promotori, c’erano state poche occasioni per informare gli elettori sui contenuti dei quesiti.

In diversi casi i sì hanno superato il 90 per cento. I quesiti erano cinque di tipo abrogativo e cinque di tipo consultivo, promossi dal Movimento Referendario Sardo di cui fanno parte tra gli altri l’Italia dei Valori, La Base Sardegna e i Riformatori Sardi, legati a Mario Segni. L’approvazione dei referendum avrà importanti conseguenze per l’assetto organizzativo della Sardegna e, come raccontano sulla Nuova Sardegna, ci potrebbero essere diverse difficoltà nell’adeguare leggi e regolamenti ai principi sanciti con i quesiti referendari.

Abrogazione delle nuove province
Gli elettori sardi hanno approvato a larga maggioranza quattro referendum abrogativi per altrettante province. Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia-Iglesias dovranno essere quindi cancellate a pochi anni dalla loro travagliata istituzione, iniziata con una serie di leggi a partire dal 1997. Non è però ancora chiaro come le istituzioni potranno provvedere alla loro eliminazione, considerato che le quattro province hanno bilanci, patrimoni, competenze, dipendenti e contratti in corso. Eliminarle non sarà semplice e dovranno essere stabiliti anche i passaggi di competenze agli altri enti locali, ammesso che si trovi un accordo per convincerli a sobbarcarsi impegni e costi di cui si occupavano gli enti provinciali.

Le quattro province devono comunque essere liquidate e in regione viene ipotizzata la nomina di quattro commissari liquidatori, che potrebbero essere gli stessi presidenti delle province che dovranno essere abolite. A questi sarebbe affidato il compito di occuparsi dell’ordinaria amministrazione, stipendi dei dipendenti compresi, e di gestire la chiusura delle attività ancora in corso. I commissari potrebbero essere nominati direttamente dal presidente della giunta regionale attraverso un decreto, ma secondo altri giuristi sarà prima necessario un passaggio nel consiglio regionale, che avrà il compito di normare l’abolizione delle quattro province. I tempi in questo caso si allungherebbero, anche se il presidente della regione, Ugo Cappellacci (Popolo della Libertà) ha confermato di voler risolvere rapidamente la faccenda.

La provincia di Olbia-Tempio comprende 26 comuni e il 9,4 per cento della popolazione sarda, con una estensione del 14,1 per cento del territorio sardo. La provincia dell’Ogliastra di comuni ne ha 23 e comprende il 3,6 per cento della popolazione sarda e il 7,7 per cento del territorio della regione (è la provincia meno popolata d’Italia). La provincia del Medio Campidano ha un comprensorio di 28 comuni pari al 6,11 per cento della popolazione, con una estensione pari al 6,29 per cento della Sardegna. Infine, la provincia di Carbonia-Iglesias comprende 23 comuni e ha una estensione del 6,2 per cento della regione. Nel 2009 risultava essere la provincia più povera d’Italia.

Consultazione sulle province storiche
Il quinto quesito dei referendum non era di tipo abrogativo, ma di tipo consultivo. Ai cittadini sardi è stato chiesto se fossero favorevoli o meno all’abolizione delle cosiddette province storiche della regione, ovvero Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano. Quasi il 66 per cento dei votanti ha detto di essere favorevole alla loro abolizione. In questo caso il referendum è servito solamente per sentire il parere popolare, ma non ci sono particolari vincoli che obbligheranno le istituzioni della regione ad assumere provvedimenti per cancellare le quattro province storiche.

Statuto
Un altro referendum consultivo che ha ottenuto molti voti a favore, quasi il 97 per cento, è stato quello sulla riscrittura dello Statuto della regione. La proposta è che se ne occupi un’Assemblea costituente eletta direttamente dai cittadini della Sardegna. Anche in questo caso il referendum non è strettamente vincolante.

Presidente
Gli elettori sardi hanno anche votato a favore dell’elezione diretta del presidente della regione, “scelto attraverso elezioni primarie normate per legge”, con un altro referendum di tipo consultivo.

Consiglieri
Con un altro quesito referendario consultivo, i cittadini della Sardegna hanno detto di essere favorevoli alla riduzione dei componenti del Consiglio regionale. La nuova composizione non dovrebbe superare i cinquanta consiglieri. Un altro referendum ha poi abrogato un articolo di una legge regionale che stabilisce la competenza nella determinazione dei compensi dei consiglieri regionali e il tetto massimo per i loro compensi.

Consigli di amministrazione
Gli elettori sardi hanno infine votato a favore con un referendum consultivo per l’abolizione dei consigli di amministrazione delle agenzie e degli enti strumentali della regione.

foto di piermario