L’emendamento del governo sull’ICI della Chiesa

Che cosa prevede l'emendamento sulla tassazione degli immobili delle associazioni non a scopo di lucro che Monti ha aggiunto al decreto liberalizzazioni

Franco Origlia/Getty Images
Franco Origlia/Getty Images

Ieri il presidente del Consiglio Mario Monti ha annunciato di aver presentato in Senato l’emendamento 91-bis al decreto sulle liberalizzazioni, che prevede l’annullamento parziale dell’esenzione dell’IMU (l’Imposta Municipale Unica che sostituisce la vecchia ICI) per quanto riguarda associazioni, partiti ed enti ecclesiastici. La vecchia ICI non si pagava sugli immobili e sulle case usate per attività “assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive” la cui “attività non commerciale” fosse “prevalente”. La nuova imposta, invece, prevede che l’IMU non si paghi solo per quelle parti di immobile in cui si fanno attività “non commerciali”, mentre per il resto dell’edificio sì: in pratica, dovrà essere calcolata la parte dell’immobile che non è utilizzata per attività commerciali, e in base al calcolo ci sarà una riduzione proporzionale dell’imposta. Il decreto è attualmente all’esame del Senato e poi passerà alla Camera, dove deve essere approvato entro il 24 marzo. Per mettere a punto i dettagli delle nuove norme sull’IMU, il governo si è dato tempo due mesi a partire dall’approvazione del decreto liberalizzazioni.

La norma
“Qualora l’unità immobiliare abbia un’utilizzazione mista”, si legge nell’emendamento, “l’esenzione si applica solo alla frazione nella quale si svolge l’attività non commerciale”. L’esenzione completa resta valida solo nel caso in cui nell’intero edificio si svolgono “in modo esclusivo” attività non lucrose. Qualora venga approvata, l’IMU sugli immobili della Chiesa e delle altre associazioni sarà valida dal primo gennaio 2013, a differenza dell’IMU sulla prima casa che invece scatterà già nel 2012.

Quanto si ricaverà
I ricavi che lo Stato riceverà dall’imposizione delle modifiche all’imposta sugli immobili della Chiesa e delle altre associazioni dovrebbero essere destinati alla riduzione delle aliquote per i ceti meno abbienti. È ancora incerta la quantità del “gettito” che genererà questo provvedimento: secondo l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), lo Stato guadagnerà tassando parzialmente gli edifici della Chiesa tra i 500 e i 700 milioni di euro. L’ARES (Associazione Ricerca E Sviluppo) parla addirittura di oltre 2 miliardi di ricavi. Alcuni analisti però dicono che alla fine il gettito reale si potrebbe attestare a poco più di 100 milioni di euro.

Gli edifici e le associazioni coinvolte
A essere coinvolti dal provvedimento saranno dunque gli alberghi, B&B, ostelli o altri posti per pernottare gestiti dalle associazioni cattoliche e non, dove fino a oggi poteva bastare avere un luogo di culto e organizzare momenti di preghiera per non pagare l’ICI. A pagare saranno anche le Onlus, ovvero quelle organizzazioni senza scopo di lucro che talvolta ospitano anche attività commerciali, nonché le case di cura e le cliniche private, che sino a questo momento non hanno versato l’ICI grazie a un luogo di culto al loro interno (resta invece l’esenzione per gli ospedali religiosi in convenzione con il servizio sanitario nazionale).

Le scuole
Un caso particolare è quello delle scuole: l’esenzione in teoria sarebbe garantita solo per gli immobili destinati unicamente all’attività didattica. In questo caso, dovrebbero cominciare a pagare l’IMU anche le 13 mila scuole paritarie (che oggi non pagano l’ICI allo stesso modo di quelle pubbliche), perché queste chiedono una retta e distribuiscono stipendi ai loro dipendenti, svolgendo così un’attività teoricamente lucrosa. I salesiani e alcuni esponenti del PDL come Maurizio Lupi e Maurizio Gasparri hanno già criticato questa norma.

La storia dell’ICI e la Chiesa
La Chiesa cattolica italiana non ha mai pagato l’ICI sui beni immobiliari che utilizzava per fini non commerciali, come previsto già dal decreto legislativo che introdusse la tassa nel 1992. Quanto agli immobili utilizzati per attività commerciali, la questione è stata oggetto di diversi pronunciamenti giuridici e di modifiche legislative nel corso degli anni: a partire dal 2005, la legge ha previsto l’esenzione tout court per tutti gli immobili. Questa decisione, presa dal governo Berlusconi a pochi mesi dallo scioglimento delle camere e all’inizio della campagna elettorale, fece molto discutere. Nel 2007 il governo Prodi limò la normativa, prevedendo che l’esenzione dell’ICI si potesse applicare solo agli immobili dalle finalità “non esclusivamente commerciali” (quindi bastava dimostrare che la destinazione no profit dell’edificio fosse “prevalente”). L’esenzione dell’ICI per la Chiesa è da tempo oggetto di indagini da parte dell’Unione Europea.

Quello che la Chiesa non paga

foto: Franco Origlia/Getty Images