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  • Sabato 7 gennaio 2012

I cento anni dell’African National Congress

Sono iniziati in Sudafrica i festeggiamenti per l'anniversario del partito al governo dalla fine dell'apartheid: la storia e le foto

A partire dal 6 gennaio scorso, il Sudafrica sta festeggiando i cento anni dalla nascita del Congresso Nazionale Africano (ANC, African National Congress), il movimento e partito politico nato l’8 gennaio 1912 per combattere l’apartheid e difendere i diritti e la libertà della maggioranza nera del Paese. Le celebrazioni principali si terranno fino a domenica nella città di Bloemfontein, dove è nato l’ANC (e qualche anno prima, nel 1892, anche lo scrittore britannico J.R.R. Tolkien). L’attuale presidente sudafricano Jacob Zuma, che sarà presente alle celebrazioni alle quali parteciperanno decine di migliaia di persone, ha definito l’evento come «l’orgoglio di tutto il Sudafrica». Sarà quasi sicuramente assente, invece, il leader storico del movimento, il 93enne Nelson Mandela. L’ex presidente rimarrà nella sua casa del villaggio di Qunu, dove è cresciuto. Mandela non appare in pubblico dalla cerimonia di chiusura dei Mondiali di calcio, che si sono tenuti in Sudafrica nell’estate del 2010.

L’ANC, il cui nome originario è stato “South African Native National Congress”, è stato fondato dal politico e filosofo John Dube, dall’attivista Pixley ka Isaka Seme e da un altro intellettuale, Sol Plaatje. È il più antico movimento di liberazione africano. Nell’ANC ha avuto un ruolo fondamentale Nelson Mandela, che nel 1944 fondò insieme a Walter Sisulu e Oliver Tambo la Lega giovanile dell’ANC. Il movimento è stato il principale catalizzatore delle proteste, anche violente, contro la discriminazione nei confronti della popolazione nera del Sudafrica, soprattutto dopo la politica di apartheid (segregazione razziale) promossa dal governo del National Party. Una volta andato al potere nel 1948, il National Party stabilì per legge l’apartheid e, nel contempo, la promozione della cultura afrikaner, ossia la popolazione in Sudafrica di pelle bianca, di origine europea e di estrazione calvinista che parla l’afrikaans.

Nel 1955, l’ANC approvò la sua Freedom Charter, la carta delle libertà, che molti decenni dopo sarebbe poi stata la base del suo programma di governo. Dopo numerose manifestazioni di protesta e duri scontri in piazza, nel 1960 il National Party mise fuori legge l’ANC e arrestò i suoi principali membri, tra cui Mandela, per molti anni. Quello stesso anno il presidente dell’ANC e leader della protesta non-violenta Albert John Lutuli vinsero il Premio Nobel per la Pace.

Nonostante il movimento fosse diventato clandestino, le proteste e le azioni di sabotaggio continuarono incessantemente anche negli anni Settanta e Ottanta, fino alla riabilitazione dell’ANC da parte di Frederik Willem de Klerk, l’ultimo presidente bianco del Sudafrica. All’inizio degli anni Novanta, considerando ormai insostenibile la segregazione razziale, de Klerk decretò la fine dell’apartheid, la liberazione di Mandela dopo 26 anni di detenzione e l’avvio della transizione democratica verso le elezioni vinte da Mandela e dall’African National Congress il 27 aprile 1994. Mandela dettò così il primo presidente del Sudafrica eletto in consultazioni libere e democratiche.

Da quell’anno, l’ANC è stato ininterrottamente al potere in Sudafrica, ma negli ultimi anni ha dovuto affrontare numerose accuse di corruzione che hanno coinvolto vari esponenti del partito, tra cui l’attuale presidente sudafricano Zuma. Zuma è stato indagato fino al 2009, anno in cui è stato scagionato a poche settimane dalla sua elezione. Attualmente, nonostante parecchie tensioni e divisioni interne al partito, l’ANC è ancora al governo, in coalizione con il Congresso dei sindacati sudafricani e il Partito Comunista Sudafricano. Ultimamente ha fatto parlare molto di sé il controverso ex leader della sezione giovanile dell’ANC, Julius Malema, poi estromesso dal partito lo scorso novembre. Da tempo Malema era entrato in conflitto con Zuma per le sue posizioni provocatorie e razziste, accusate di compromettere il percorso di pacificazione e ricostruzione del paese dopo la fine dell’apartheid.