Che cos’era la legge Reale

Un bignami delle contestate norme degli anni Settanta evocate da Di Pietro e Maroni

In seguito alle violenze di sabato scorso a Roma, il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ha proposto di creare una nuova serie di provvedimenti per la tutela dell’ordine pubblico ispirati alla legge Reale. L’idea piace anche al ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che ha annunciato di avere in programma nuove norme «che possano consentire alle forze dell’ordine di prevenire più efficacemente le violenze come quelle di sabato».

La cosiddetta legge Reale, cioè la numero 152 del 22 maggio 1975, ha come titolo “Disposizioni a tutela dell’ordine pubblico” e deve il nome con cui è ricordata al suo principale promotore, Oronzo Reale. Nato a Lecce nel 1902, Reale fece parte del Partito d’Azione durante la Seconda guerra mondiale e a conflitto finito aderì al Partito Repubblicano, diventandone segretario. Ricoprì diverse volte l’incarico di ministro nei turbolenti anni Sessanta e Settanta, quando i governi duravano spesso pochi mesi.

Tra il novembre del 1974 e il febbraio del 1976 Reale fu ministro di Grazia e Giustizia, nel quarto governo presieduto da Aldo Moro. Durante questo periodo promosse e ottenne l’approvazione di una legge tesa a riformare parte del processo penale e che ebbe anche notevoli ripercussioni in materia di ordine pubblico.

La legge di fatto sanciva il diritto delle forze dell’ordine a utilizzare armi da fuoco quando strettamente necessario anche per mantenere l’ordine pubblico. Il ricorso alla custodia preventiva – misura prevista in caso di pericolo di fuga, possibile reiterazione del reato o turbamento delle indagini – veniva esteso anche in assenza di flagranza di reato. C’era quindi la possibilità di effettuare un fermo preventivo di quattro giorni, entro i quali il giudice doveva poi decretare una convalida da parte dell’autorità giudiziaria. Infine, veniva ribadito che non si potevano utilizzare caschi o altri elementi che rendessero non riconoscibili i cittadini, salvo specifiche eccezioni.

I provvedimenti previsti dalla legge Reale, modificati nel 1977 dalla legge 533, furono contestati da molti, che li ritenevano eccessivi, e sottoposti a referendum abrogativo: si votò nel giugno del 1978 e il 76,5 per cento dei votanti decise di non abrogare la legge. Nel corso degli anni la legge Reale subì alcune modifiche e in parte fu “depotenziata”. Nel 2005, con l’entrata in vigore della cosiddetta legge Pisanu con “misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale”, furono introdotte ulteriori modifiche alla Reale in tema di riconoscibilità nei luoghi pubblici delle persone ed espulsioni all’estero.

Dalla sua entrata in vigore, la legge Reale è stata spesso al centro di critiche e polemiche per l’aumento notevole dei poteri per le forze di polizia. Nel 1990 fu pubblicata una ricerca sui casi di uccisione e ferimenti riconducibili all’introduzione della legge, a cura di Luca Rossi. Dal giugno del 1975 a metà 1989 furono uccise 254 persone e 371 rimasero ferite, nel 90 per cento dei casi le vittime non possedevano nemmeno un’arma da fuoco al momento del confronto con le forze dell’ordine.