La storia di Wind

La compagnia telefonica ieri ha cambiato proprietà per la terza volta in tredici anni

Ieri l’imprenditore egiziano Naguib Sawiris ha raggiunto un accordo per fondere la sua holding Weather, a cui fa capo Wind, nel gruppo russo Vimpelcom. Wind è il secondo operatore telefonico italiano. Dalla fusione nasce la quinta compagnia al mondo di telecomunicazioni, con 174 milioni di clienti in oltre venti paesi. È la terza volta in tredici anni che Wind cambia padrone: Federico De Rosa sul Corriere della Sera riassume bene le varie tappe della sua storia.

Tre passaggi di proprietà in tredici anni e una storia scandita da periodici rimescolamenti nella compagine azionaria, iniziati praticamente subito dopo il debutto di Wind nel mondo delle telecomunicazioni. Franco Tatò, all’epoca amministratore delegato dell’Enel, certamente non lo immaginava. Sapeva però, quando nel 1997 aveva chiamato France Telecom e Deutsche Telekom a partecipare alla società che stava mettendo in piedi partendo da un pezzo di rete dell’Enel e da quella delle Fs, che con quei soci dalle spalle larghe avrebbe dato filo da torcere a Telecom e Omnitel. Ma seduto alla guida di un colosso come l’Enel, forse Tatò più che al nascente mercato delle tic e alla terza licenza per la telefonia mobile guardava al valore che quel piede nelle telecomunicazioni avrebbe potuto aggiungere al gruppo elettrico in vista della privatizzazione. Oggi del sogno di Tatò è rimasto poco. Nel senso che l’ambizione di fare concorrenza a Tim e Omnitel nella telefonia mobile sembra davvero riduttiva guardando a come sono andate poi le cose. Dai tempi in cui Massimo Wertmuller maneggiava un’arancia (il puntino arancione del logo Wind) in tv per far conoscere la nuova compagnia mobile, alle gag di Aldo, Giovanni e Giacomo e di Giorgio Panariello, di cose Wind ne ha fatte. Sfruttando, con un po’ di fortuna, tutte le occasioni: dal fallimento di Blu, di cui prese i clienti e un pezzo di rete, a Infostrada, diventata non più strategica per Mannesmann (poi diventata Vodafone) dopo l’acquisizione di Omnitel. Un’operazione fondamentale per la svolta del gruppo telefonico dell’Enel, che in un colpo solo passò da io a 19,5 milioni di clienti. Ma fece anche molto discutere, soprattutto per gli 11,5 miliardi di euro sborsati dall’allora amministratore delegato Tommaso Pompei, che nel frattempo aveva liquidato France Telecom e Deutsche Telekom riportando Wmd, attraverso l’Enel, sotto il cappello del Tesoro. Dove è rimasta fino all’arrivo di Naguib Sawiris, il «Faraone» egiziano, sconosciuto in Italia, che con un’offerta monstre da 12,5 miliardi di euro nel 2005 prese il controllo di Wind con l’obiettivo di creare un anello mediterraneo, unendo la compagnia italiana al suo impero fatto di piccole e medie società telefoniche in Africa e Medio Oriente. Anche in questo caso l’acquisizione fece discutere, ma per le ricche mediazioni pagate agli advisor.

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