La canzone di Natale più bella di sempre

It was christmas eve babe
In the drunk tank
An old man said to me: won’t see another one
And then they sang a song
The rare old mountain dew
I turned my face away and dreamed about you
Got on a lucky one
Came in eighteen to one
I´ve got a feeling
This year´s for me and you
So Happy Christmas
I love you baby
I can see a better time
Where all our dreams come true

La canzone di Natale più bella di sempre non parla di neve, di amore, di pace e di Babbi Natale con le slitte. Non parla neanche di renne, né di regali, né di maglioni a collo alto, né  di simpatiche compagnie di amici che si riuniscono davanti al camino. La canzone di Natale più bella di sempre parla di miseria, di alcool, di puttane e di tossici, di sogni infranti e di recriminazioni. La canzone di Natale più bella di sempre si intitola Fairytale of New York ed è una canzone dei Pogues. Shane MacGowan l’ha scritta 25 anni fa. Anzi, per essere precisi 27. Come tutte le cose che alla lunga distanza si rivelano epiche, anche questa ha una nascita sofferta e tormentata. Vuole la leggenda che ci abbia messo due anni a finirla e che per farlo si sia ispirato al film C’era una volta in America di Sergio Leone. Si dice anche che sia stato Elvis Costello – produttore di Rum, Sodomy & the Lash e all’epoca fidanzato con quella che diventerà la sua prima moglie, la bassista dei Pogues Cait O’Riordan – a sfidarlo: «Vediamo se sei in grado di scrivere una canzone di Natale a forma di duetto». Lui lo fa, solo che ci mette una vita e quando finisce Cait O’Riordan se n’è andata dal gruppo, quindi manca la voce femminile. Alla fine, dopo ancora un anno, la canta Kirsty MacColl, all’epoca moglie del produttore Steve Lillywhite. È un successo immediato, ed è così da 25 anni: ogni Natale, da quel dicembre 1987, Fairytale of New York fa la sua comparsa nella top 20 della classifica inglese. Quest’anno, grazie a una riedizione speciale per il venticinquesimo, potrebbe addirittura arrivare al numero uno.

They got cars big as bars
They got rivers of gold
But the wind goes right through you
It´s no place for the old
When you first took my hand on a cold christmas eve
You promised me broadway was waiting for me
You were handsome you were pretty
Queen of new york city when the band finished playing they yelled out for more
Sinatra was swinging all the drunks they were singing
We kissed on a corner
Then danced through the night

La canzone di Natale più bella di sempre sono in realtà due canzoni in una. C’è un inizio, solo piano e voce, e una melodia che ricorda davvero la musica scritta da Ennio Morricone per C’era una volta in America. Poi c’è il duetto, quello in cui lui e lei – due immigrati irlandesi arrivati a New York in cerca di fortuna – si rinfacciano tutto il rinfacciabile. «Buon Natale, stronzo. E spero sia il tuo ultimo», dice lei a lui dopo che lui le ha dato della vecchia tossica. E pensare che all’inizio si amano, arrivano in America inseguendo il sogno del successo, Broadway sembra aspettare loro, si baciano in un angolo la sera di Natale e poi ballano tutta la notte. Sullo sfondo c’è New York, descritta da uno che all’epoca – era il 1985 – ancora non c’era mai stato. Quando poi finalmente ci arriva, nel 1986, MacGowen la trova ancora più eccitante di quanto se l’era immaginata grazie ai film. E siccome niente succede per caso, nel backstage del primo concerto americano, incontra, nell’ordine, il futuro regista del video di Fairytale of New York e Matt Dillon, fan dei Pogues, che in quel video finirà per fare la parte del poliziotto che lo mette in galera.

And the boys from the NYPD choir were singing Galway Bay
And the bells were ringing out for Christmas day

La canzone di Natale più bella di sempre è una meravigliosa confusione tra finzione e realtà. Senti Shane MacGowen cantare di galera e di ubriacatura e non puoi fare a meno di pensare che sia tutto vero, che sia la sua storia, o quella di qualche suo antenato. Alcolista dall’età di undici anni e eroinomane da poco dopo, lui è la voce di quelli per cui Natale è un giorno come un altro, tanto non hanno una casa a cui tornare, e la galera non è poi neanche male come alternativa. È il Natale degli altri, dei disperati, dei poveracci, di quelli che nelle pubblicità dei panettoni non si vedono mai, paradossalmente quelli – gli unici, forse – per cui Natale spogliato delle luci, del cibo, dei regali e degli sprechi e ridotto al suo significato originario avrebbe ancora un senso.  Il fatto, poi, che MacGowen sia nato il 25 dicembre del 1957 rende tutto ancora più simbolico.

You´re a bum you´re a punk
You´re an old slut on junk
Lying there almost dead on a drip in that bed
You scumbag you maggot
You cheap lousy faggot
Happy Christmas your arse I pray God it´s our last

La canzone di Natale più bella di sempre è tale perché è vero che è una canzone di immigrazione e di povertà, ma è anche un po’ la nostra storia, quella di chiunque abbia avuto dei sogni. «Sarei potuto diventare qualcuno», dice ad un certo punto della litigata lui a lei, sottintendendo che se non lo è diventato è tutta colpa sua. Lei lo guarda e risponde: «Tutti sarebbero potuti diventare qualcuno», sottintendendo che la gestione della frustrazione è una cosa che ci riguarda tutti, nessuno escluso. Il finale, però, è aperto: potrebbero tornare insieme, fare pace, vivere felici e contenti. Oppure ammazzarsi reciprocamente. Tutto è possibile. Comunque vada sarà passato un giorno e finalmente non sarà più Natale.

I could have been someone
Well so could anyone
You took my dreams from me
When I first found you
I kept them with me babe
I put them with my own
Can´t make it out alone
I´ve built my dreams around you

Simona Siri

Vive a New York con un marito e un cane. Fa la giornalista e ha scritto due libri: Lamento di una maggiorata (Tea, 2012) e Vogliamo la favola (Tea, 2013). Segue la politica americana, il cinema e le serie tv. Ama molto l'Italia e gli italiani, ma l'ha capito solo quando si è trasferita negli Usa.