La sicurezza degli oggetti (e dei Topi)

Il Palazzo delle Arti di Napoli ospita, dal 22 marzo al 26 maggio, la mostra Magica Disney – 3000 Volte Topolino. In esposizione, tavole originali e gadget di Topolino dagli inizi a oggi. Parecchie tavole riguardano l’unico personaggio Disney italiano anche nella finzione: Amelia, strega del Vesuvio (anzi, diciamo le cose come stanno: Amelia, la strega che ammalia!), che nella sua incarnazione originale era piuttosto sexy, anche perché Carl Barks nel crearla si era ispirato a lei.

Sono esposte anche molte tavole del numero 3000 di Topolino, che uscirà il 22 maggio di quest’anno: tra esse, la prima della storia che ho scritto per quel numero e che l’ottimo Claudio Sciarrone sta disegnando, Archimede&Edi e il Cacciatore di Passato. Microanteprima! (Sempre ©Disney, of course)

Ma se lavori per la Disney, vedere tavole originali e schizzi è un abituale (anche se sempre meraviglioso) vantaggio del mestiere. Devo ammettere che la cosa che mi ha colpito di più è la teca dei gadget del Topo. Un pauroso concentrato di madeleine, per uno come me:

Il favoloso Mercante in Fiera disegnato da Marco Rota. Non ho mai giocato al Mercante in Fiera e non saprei dirvi nemmeno come si gioca: però quelle carte sono bellissime e me le ricordo eccome. Numero 1516, 16 dicembre 1984. E poi, la Tombola di Topolino.

Non ho giocato a tombola, con la Tombola di Topolino.
Mai, neanche una volta.

Usavo i bollini con i personaggi per inventarmi infiniti tornei di calcio disneyano sulla tovaglia della cucina. Ci ho giocato per anni, inventando storie. Tipo oggi, insomma. Numero 1464, fine 1983: ho sette anni e vado al cinema per la prima volta (wow) a Torino a vedere Il Libro della Giungla, che sarà anche il primo libro “da grandi” che leggerò.

Come dicevo, un sacco di madeleines.

Tutti quei ricordi sono oggetti. In questo caso, Topolini. Non sono persi come la scatola dei tesori del signor Bredoteau (o Bretodeau?) di uno dei film più belli di sempre: le mie copie sono ben sistemate e incellophanate, a casa. Però sono legati agli oggetti. A quante cose attacchiamo i nostri ricordi? E soprattutto, con quali e quanti oggetti potremmo raccontarci?

Io mi rendo conto che potrei raccontare la mia vita a colpi di Topolino.
Non in anni, ma in numeri del Topo.

Copia imprecisata (o forse no, io mi ricordo questa anche se le date non combaciano): non ho neanche tre anni ma c’è questo Topolino che gira per casa. Ne esiste uno, o forse più: ne appare qualcuno ogni tanto, in casa. Poi, più avanti, quando imparo a leggere, scopro il significato della parola “settimanale” e i miei genitori non mi fregano più: anche perché col Topo imparo a leggere, come vi ho già raccontato.

1414: da questo punto in poi, i Topi li compro TUTTI. Minni bacia Topolino per la copertina di Capodanno e nella storia d’apertura fa la DJ, ma un cattivone la minaccia e allora, per avvertire Topolino, mette un disco che si blocca sempre allo stesso punto. Wow!

1434: sono in ospedale per qualche grana passeggera. Cinque giorni, ma mi sembrano mesi. Per fortuna che c’è il Topo.

1500: C’è Topolino che cammina sul mondo e pure un quadretto laminato. How cool is that?

1532: Ho un fratello? Un fratello vero? Che urla tutta la notte? Mi sa che devo iniziare a fare il fratello grande.

1573: mia madre manda una mia foto alla posta del Topo, e viene pubblicata. Ho un mirabolante caschetto biondo tipo Nino D’Angelo, dietro di me qualche montagna savoiarda. E sono su Topolino!!!

1702: la Disney Italia prende il posto della Mondadori. «Sono io, più Topolino che mai!» E io disegno tantissimi paperi e topi.

1817: odio le scuole medie. Però Giorgio Cavazzano disegna cose bellissime e io lo copio di continuo.

1985: io sto cambiando, e il mio mondo pure. Insomma, ci sono le ragazze. Intese come entità sconosciuta e lontanissima, ovviamente.

2000. Sono a casa con la febbre, niente liceo. Sarebbe il Topolino 2000, ma io non ho più otto anni e non è più la stessa cosa.

Un numero qualunque tra il 2000 e il 2400: sai che ti dico? Ormai sono grande. Potrei anche disdire l’abbonamento. O forse no. Mio nonno: «Ma leggi ancora Topolino?» «Sì». Ho ragione io, ma non lo so ancora.

2459: al corso RAI a Roma incontro Giulia Conti e Giorgio Martignoni, ottimi sceneggiatori Disney. «Posso farvi leggere qualche mio soggetto?»

2483, luglio 2003: arriva il Topolino nuovo e anche il contratto con la Disney. E ho già scritto una storia di ben sei tavole! Fa schifo, vabbè, ma da qualche parte si deve pur iniziare.

2500: prometto a me stesso che sul 3000 ci sarò, falling the world (cascasse il mondo).

2531: esce la mia prima storia su Topolino. È una di quelle cose che mi fanno inorgoglire ancora adesso. Per il resto del mondo è decisamente meno importante, ma chissenefrega del resto del mondo.

2849: questa storia me la disegna Cavazzano! Sogno di bambino realizzato? Check.

2861: la storia di cui vado più fiero in assoluto. Sono già fidanzato con quella che a settembre di quest’anno diventerà mia moglie. «Ti va di venire a Lucca Comics con me? Non pioverà a dirotto per tre giorni, ci sarà un sacco di gente normalissima e non si parlerà sempre e solo di fumetti!».
La sventurata risponde.

Gli oggetti saranno anche precari ed effimeri, ma intanto danno una loro sicurezza, come diceva un libro e un film che non ho letto e non ho visto, ma il cui titolo mi piace a prescindere. Anche se noi andiamo e veniamo, loro restano. E chissà quante cose restano aggrappate a quegli oggetti. Voi, dove le mettete le madeleine?
O meglio: quali Topolini hanno disegnato la vostra vita?

Roberto Gagnor

Roberto Gagnor (Torino, 1977) scrive fumetti per Topolino dal 2003. È sceneggiatore e autore televisivo e radiofonico. Ha vinto il concorso Talenti in Corto con il suo ultimo cortometraggio, Il Numero di Sharon. Insegna sceneggiatura all’ICMA di Busto Arsizio e all'Accademia 09 di Milano.