Il fumetto pullula

(Copyright della Disney, of course)

Queste meravigliose quattro vignette non sono mie (e infatti le invidio molto): arrivano da Il Papero del Mistero, la Papernovela di Silvia Ziche, una delle storie Disney più dirompenti, innovative e esilaranti degli ultimi vent’anni.

È l’immagine che mi è venuta in mente pensando al fumetto, di questi tempi. Il fumetto pullula!

(Disclaimer: so cosa vuol dire “pullulare”. È che mi fa ridere pensare al pullulare come al saltellare frenetico e un po’ scemo di Paperina.)

Pullula in barba ai luoghi comuni che i più anziani di noi fumettari (e a volte anche i più giovani: siamo una razza di borbottoni) diffondono, magari alle dieci di sera dopo una giornata triste a qualche mostra di fumetto poco frequentata. «Non ci legge più nessuno», «Non c’è lavoro», «Il fumetto non conta più niente». Un qualche fondo di verità può anche esserci. O forse le cose non sono mai andate così bene. Del resto, io sono un ottimista.

I disegnatori pullulano d’idee. Come Claudio Sciarrone, che ha messo su una mostra tutta sua per i vent’anni di carriera (al WOW di Milano fino al 4 Novembre). Claudio ha quarant’anni, ne dimostra trenta e non disegna solo paperi: serie TV di cartoni animati, storyboard di film, character design per videogiochi, e ora questa mostra di lavori originali. Grandi tavole con effetto 3D in cui Claudio rivisita i suoi miti: i personaggi, i film, le storie che l’hanno influenzato, appassionato, plasmato. Drive In e Helmut Newton, Matrix e Bud Spencer, il Milan di Baresi e Maldini, Sabrina Salerno. E tutti col becco da paperi. Come le sue Ugly Ducklings, papere sexy e seminude con mutandine, fiori tra i capelli e piume in rilievo. Lavori tremendamente personali eppure immersi in una vulgata para-disneyana piena di suggestioni. Con tanti saluti all’idea che lavorare per un Grande Editore soffochi sempre e necessariamente la creatività.

Lesson One: I FUMETTI SONO (E VANNO) DAPPERTUTTO
Il fumettista, oggi, spazia in tutto l’universo della comunicazione visiva.
Anche gli sceneggiatori pullulano d’idee. Giorgio Salati e Davide Caci hanno lanciato L.A.W., che è già al quarto numero. Una serie alla Bonelli, nella scia del fumetto italiano popolare, che però tratta personaggi, atmosfere e temi da legal thriller televisivo americano. Con esiti interessanti.

Lesson Two: IL FUMETTO SE LA GIOCA CON CHIUNQUE
E soprattutto con gli altri media. Inoltre, la cross-pollination di generi americani, influenze personali e tocchi nazionali è sempre più importante.
I fumettisti in generale pullulano. O meglio, pullulano le loro possibilità. Carmine di Giandomenico disegna Devil, Marco Checchetto, il Punitore per la Marvel. La Marvel americana. Sara Pichelli ha battezzato il nuovo Ultimate Spider Man, nero e ispanico, con tanto di nuovo costume. Matteo Casali scrive per la DC Comics. Da anni i disegnatori europei riescono a farsi notare negli USA, ma gli italiani ormai sono una bella armata.

Lesson Three: NON C’È SOLO L’ITALIA.
Basta lamentarsi: si può andare via e uscire dai soliti schemi. Lavorare con gli americani, oggi, non è impossibile. Certo, gli standard sono alti e la competizione pure. Ma ci sono gli USA, l’Europa (non solo la Francia e il Belgio) e… il resto del mondo. Quand’è che andiamo all’attacco della Cina e dell’India con i nostri fumetti?
I fumettisti si autoproducono graphic novel, come l’Asso di Roberto Recchioni. E come Recchioni hanno blog frequentatissimi, che ispirano il loro lavoro, lo nutrono e creano il loro successo, come nel caso di ZeroCalcare. Venerdì scorso ero all’Alastor di Milano, a guardare ZC che firmava copie del suo Un Polpo alla Gola fresco di stampa. Un sacco di gente. Tutti a comprare un fumetto. Un fumetto che vende più delle stramaledette Cinquanta Sfumature di Grigio su Amazon. Merito anche di editori arrembanti come la Bao Publishing di Michele Foschini. Il fumetto racconta i nuovi italiani attraverso Bruce Lee nel Long Wei di Diego Cajelli, di prossima uscita. Spariglia forme e confini delle vignette come il nostro Makkox

Lesson Four: FARE DA SOLI SI PUÒ
È una faticaccia, ma si può fare. Pochi soldi, ma molta libertà creativa e la possibilità di curare ogni aspetto dell’uscita. E inoltre…

Lesson Five: SPERIMENTARE PAGA
Internet crea successi senza compromessi, costruisce piccoli cult, raggiunge nuovi mercati. Il fumetto pullula, insomma. E ci insegna qualche strada per uscire dai pantani di ogni altro settore.

UPDATE
“Asso” di Roberto Recchioni non è un’autoproduzione, ma è edito da Edizioni NPE. Mi scuso con l’autore e l’editore!

Roberto Gagnor

Roberto Gagnor (Torino, 1977) scrive fumetti per Topolino dal 2003. È sceneggiatore e autore televisivo e radiofonico. Ha vinto il concorso Talenti in Corto con il suo ultimo cortometraggio, Il Numero di Sharon. Insegna sceneggiatura all’ICMA di Busto Arsizio e all'Accademia 09 di Milano.