La rete e gli imbecilli

Oggi in occasione del malore che ha colto PierLuigi Bersani hanno fatto sentire la propria voce on line un numero discretamente rilevante di imbecilli. Nulla di inedito: la quantità di commenti idioti sulla Internet italiana è aumentata in questi anni con l’aumentare dei numero di persone che la utilizzano.

In un Paese a modestissima alfabetizzazione digitale come il nostro un simile problema rischia di diventare molto rilevante per molte ragioni:

– Perché rafforza la reazione superficiale secondo la quale la rete debba essere censurata, con tutto il corteo di deliri legislativi susseguenti (vedi il caso Boldrini di qualche mese fa)

– Perché suggerisce l’idea secondo la quale la parola dei “cittadini” non abbia valore e possa essere in qualche maniera irrigimentata, in una parabola sulla quale ci sarebbe molto da dire ma che comunque indirizza Internet verso le dinamiche comunicative di un mondo precedente

– Perché in nome della lotta al rumore di fondo, che certo aumenta in continuazione, l’unica proposta contemplata è quella di una sordina generale che colpisca indistintamente tutti, ma anche in questo caso con particolare rilevanza nei confronti di quanti in genere hanno poca voce.

Molto si discute anche su quali siano le origini di un simile fenomeno (e anche se sia un fenomeno nostrano o meno). Ne cito tre ma è evidente che me ne sfuggiranno di rilevanti

– Una sostanziale irresponsabiltà nei confronti dei contenuti di odio. Qualsiasi imbecille può scrivere su Facebook che spera che Bersani muoia e lo fa spesso dentro sacche di effettiva impunità nelle quali la responsabilità rimbalza fra l’autore, la piattaforma stessa e i gestori della pagina sulla quale scrive.

– Il tono di rete. Mi spiace dirlo ma il tono di rete soffre degli stessi fenomeni imitativi che ha il linguaggio in genere. Dico mi dispiace perché una parte rilevante dei commenti sguaiati e offensivi che è possibile rintracciare in rete oggi vengono da simpatizzati di Beppe Grillo (o da suoi imitatori con differenti casacche politiche). Grillo in questi anni, al di là dei contenuti, ha affinato una vera e propria Accademia della Crusca del malparlare digitale. I fenomeni imitatori del gergo astioso, urlato e canzonatorio del comico genovese sono una conseguenza probabilmente non intenzionale; resta il fatto che Grillo stesso per primo e da sempre ha scelto di non mitigare simili eccessi. Centinaia di persone che in rete parlano come Grillo, ne imitano i tic e le figure retoriche, ma in una maniera più grossolana ed astiosa e che supera spesso i limiti della decenza e talvolta della diffamazione.

– Esiste poi una indubbia ragione di contesto. Questo Paese è attraversato di una crisi di valori profondissima che riguarda tutto e tutti. È una crisi grandemente sottovalutata e in buona parte ignorata della politica ma anche da noi stessi. La sua rappresentazione di rete è drammatica e molto reale e interessa sia i temi che i toni utilizzati.

Cosa possiamo fare?

Fatti salvi i presidi di legge esistenti (che sono più che sufficienti) per il decoro della nostra comunicazione di rete dobbiamo fare qualcosa, provo ad immaginarne alcune con una premessa.

Dobbiamo accettare che le persone possano esprimere il proprio parere nel maggior numero di luoghi di rete possibile. Pensare di fare una Internet senza le persone (o con le persone ma solo fino a quando ci fanno comodo, magari solo a leggere le bellissime cose che gli editori pubblicano per loro) è una idea non solo sbagliata (e un po’ reazionaria) ma impraticabile nell’ottica basilare dell’architettura del mezzo.

Però a questo punto è necessario adottare la moderazione (che è poi un retaggio dei meccanismi di autoregolamentazione della Internet dei primordi) in ogni forma possibile, eleggendola a nostra modalità di partecipazione in rete. Dobbiamo sposare strumenti che facciano emergere il valore e allontanino gli idioti (allontanare gli idioti, come sa chiunque abbia utilizzato Usenet un secolo fa, è anche un’ottima maniera per ricordar loro l’educazione e in molti casi farli ravvedere). Questo un tempo si faceva con la gestione amatoriale del proprio spazio di rete, ed è una idea oggi un po’ in disuso. Chi utilizza la rete dovrebbe continuare a farlo con questa forma di responsabilità, dentro qualsiasi contesto. Offri uno strumento di conversazione? Ok fallo pure liberamente ma tienilo pulito dalle cartacce.

Cosa significa in concreto questo: prendiamo ad esempio le centinaia di commenti offensivi comparsi oggi sulla pagina FB del Il Fatto Quotidiano.

È normale che una azienda come Facebook possa avere milioni di profili in italiano e NESSUNO in Italia che si occupi di moderare contenuti pesantemente diffamatori o che possa intervenire su segnalazioni di emergenza in tempi ragionevolmente brevi? Evenienze che come è ovvio, dati i numeri in questione, si ripetono ogni giorno. Non mi pare che questo sia chiedere troppo. Oltre un certo successo di pubblico, dopo un certo numero di utenti registrati le piattaforme di rete dovrebbero avere obbligatoriamente un team che si occupi dei contenuti in quel paese e che ne mantenga il controllo con la policy che riterrà. Moderare meglio e moderare tutti.

I gestori delle pagine web (che siano siti editoriali, blog, pagine sui SN ecc) poi dovrebbero avere meccanismi di moderazione dei commenti trasparenti ed attivi. Ognuno sceglierà come gestirli a seconda delle proprie idee e delle proprie risorse ma non si può accettare l’idea che centinaia di commenti diffamatori siamo presenti per molte ore dentro il nostro spazio di rete senza che a noi ce ne importi nulla perché tanto (forse) la responsabilità penale non è nostra (nel frattempo leggo che Il Fatto Quotidianoha rimosso il post da FB).

Terza cosa: potremmo immaginare meccanismi sanzionatori rapidi e leggeri per chi diffama in rete. Non sono un esperto e capisco bene che la materia è spinosa ma data la vasta inefficenza del nostro sistema giudiziario si potrebbero pensare meccanismi di arbitrato digitale dove per via breve sia possibile comminare una semplice multa agli imbecilli. Che è anche questa una sorta di moderazione ex post.

Due sole cose non dovremmo fare:

dare spazio ai tanti incompetenti che domani invocheranno nuove leggi per Internet

sposare il punto di vista superficiale e reazionario secondo il quale un mare di commenti idioti sia ragione sufficiente per allontanare l’idea che le altre persone abbiano pareri degni della nostra attenzione.

Quello che è accaduto oggi è in buona misura una bega tecnologica: un semplice fallimento del filtro di rete. Riguarda molti soggetti diversi, differenti disinteressi e opposte superficialità. Ci sono cose che dovremo fare. Le faremo solo se Internet ci piacerà abbastanza.

Massimo Mantellini

Massimo Mantellini ha un blog molto seguito dal 2002, Manteblog. Vive a Forlì. Il suo ultimo libro è "Dieci splendidi oggetti morti", Einaudi, 2020