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  • Lunedì 18 dicembre 2017

Il 2017 in 91 prime pagine

"Scripta manent" fino a un certo punto: molto di quest'anno ce lo siamo già dimenticato, molto vorremmo dimenticarcelo

Sfogliare le prime pagine dell’anno che finisce, ora che lo facciamo da alcuni anni, fa un effetto strano: fa diversi effetti strani. I due principali sono sulla sostanza e sulla forma: sulla sostanza, il 2017 è stato un anno che ha offerto meno eventi da titoloni a tutta pagina rispetto ai precedenti. In parte è una buona notizia, perché quegli eventi sono spesso tragedie (e non ci sono stati matrimoni reali, o Mondiali o Olimpiadi, quest’anno); in parte bisogna constatare che è cresciuta una dose di assuefazione agli attentati islamisti, e quelli avvenuti quest’anno – meno gravi che negli anni passati – non hanno avuto attenzioni andate oltre il giorno dopo. Le prime pagine italiane, alla fine, sono state occupate molto e noiosamente dalle vicende della politica italiana: non che la politica non possa essere interessante, ma in questo caso si è trattato quasi sempre di notizie volatili, annunci e smentite, accordi e accordi smontati, polemiche da poco o polemiche eterne, con l’eccezione dei risultati elettorali di giugno. Per queste ragioni, il tradizionale titolo del Post sulle prime pagine di fine anno stavolta è cambiato: a 101 non siamo arrivati.

Sulla forma, invece, lo diciamo rapidamente e sfiniti da questa maratona di sfoglio, il bilancio è una mediocrità dilagata a praticamente tutte le testate, pur con distinzioni importanti. Sensazionalismo, allarmismo, demagogia, violenza verbale, enfasi gratuita (“New York colpita al cuore”, di nuovo pochi giorni fa, per un attentato fallito che ha ferito lievemente due persone) e titolazione da cinema di serie B, sono gli elementi che orientano praticamente tutte le prime pagine italiane del 2017: sui maggiori quotidiani nazionali, sui maggiori quotidiani di destra-bava-alla-bocca (il quintetto GiornaleLiberoTempoVeritàFatto), sui quotidiani locali. Con il gioco di parole a effetto che ormai ha contagiato metà delle testate, e con risultati inevitabilmente imbarazzanti: salvo rarissime eccezioni che dimostrano che il gioco di parole dovrebbe essere usato solo quando è buono e non come regola.
In rappresentanza di tutto questo, abbiamo raccolto prime pagine su grandi fatti, su piccoli fatti locali, su esagerazioni e su titoli imbarazzanti: in rappresentanza del 2017 e di come è stato raccontato dai quotidiani.

Tornando alla sostanza, è stato un anno di elezioni francesi, tedesche e britanniche, di Catalogna, di stragi a Las Vegas, Manchester, Barcellona e Londra, di Rigopiano, di governo Gentiloni senza scosse malgrado i titoli dei quotidiani, di uscita dal PD del gruppo Bersani, di uscita dai Mondiali dell’Italia di calcio, della morte di Paolo Villaggio (l’anno scorso era andata molto peggio) e di altre cose che ad anno non ancora finito ci siamo già dimenticati. E forse è meglio.