Il vicepresidente del CSM contro i magistrati che vanno in tv

Giovanni Legnini dice che non succede in nessun altro paese europeo, e che bisogna recuperare «senso di responsabilità»

Piercamillo Davigo intervistato davanti a Palazzo Chigi. (ANSA/ANGELO CARCONI)
Piercamillo Davigo intervistato davanti a Palazzo Chigi. (ANSA/ANGELO CARCONI)

Venerdì Giovanni Legnini, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, organo di autogoverno della magistratura italiana, ha criticato i magistrati che vanno spesso in televisione e che danno frequenti interviste ai giornali, durante un intervento al Congresso delle Camere Penali in corso a Roma. Legnini ha detto:

«In nessun Paese europeo è consentito passare con tanta facilità dai talk show o dalle prime pagine dei giornali a funzioni requirenti e giudicanti, fino alla presidenza di collegi di merito o della Cassazione. Risolvere questo problema è un dovere che spetta a tutti i protagonisti che tengono al rispetto, sacrosanto, dell’indipendenza della magistratura che anche i cittadini devono percepire. Non è in discussione la libertà d’espressione, ma c’è bisogno di recuperare senso di responsabilità e un esercizio equilibrato delle funzioni.»

Anche se non ha fatto nomi, l’intervento di Legnini è stato interpretato come una critica a Piercamillo Davigo, tra i più noti e discussi magistrati in Italia, famoso per il suo ruolo nelle inchieste contro la corruzione e per la frequente esposizione delle sue drastiche e severe opinioni sulla giustizia. Da un paio di giorni, infatti, Davigo è al centro di una nuova discussione per via di una sua apparizione alla trasmissione di La7 Dimartedì, durante la quale aveva criticato la decisione dell’ex presidente della provincia di Milano Filippo Penati di ricorrere alla prescrizione per alcune delle accuse del processo sul cosiddetto “sistema Sesto”.

Già Claudio Galoppi, presidente della settima commissione del Consiglio superiore della magistratura, aveva criticato l’intervento di Davigo, dicendo che «un giudice in servizio non partecipa a talk show politici lanciando giudizi morali e lasciandosi andare a commenti di natura politica. Così si getta discredito sull’intero ordine giudiziario». Venerdì Davigo aveva poi dato una lunga intervista al Corriere della Sera per smentire una ricostruzione del Giornale secondo la quale avrebbe incontrato segretamente Beppe Grillo.