Un uomo si è gettato nel fuoco del Burning Man ed è morto

La cerimonia di chiusura del Burning Man, con l'incendio di The Man, l'alta effigie in legno al centro del festival, che si tiene nel Deserto del Nevada, 2 settembre 2017
(REUTERS/Jim Urquhart/Lapresse)
La cerimonia di chiusura del Burning Man, con l'incendio di The Man, l'alta effigie in legno al centro del festival, che si tiene nel Deserto del Nevada, 2 settembre 2017 (REUTERS/Jim Urquhart/Lapresse)

Un uomo di 41 anni è morto dopo essersi gettato nelle fiamme della cerimonia di chiusura del Burning Man – il famoso e strano festival che si tiene nel deserto del Nevada dal 1991 – in cui viene bruciata un’alta struttura di legno a forma di uomo, detta appunto The Man. La cerimonia si è tenuta sabato sera: l’uomo è stato recuperato dai vigili del fuoco che erano presenti sul luogo ed è stato portato in aereo all’ospedale dell’università UC Davis, dove è morto domenica mattina per le ferite riportate. Pare che si sia gettato nel fuoco per “purificarsi” e “rinascere”: i primi esami medici dicono che non era sotto l’effetto di alcool, non si sa ancora se avesse assunto delle droghe.

Foto dal Burning Man, che finisce oggi

Al festival hanno partecipato circa 70 mila persone. Burning Man è nato come un festival contro-culturale, frequentato soprattutto da nerd e appassionati di tecnologia che si incontravano, in camper e in tenda, per creare una nuova città e società ideale e autosufficiente, in cui esploravano liberamente droghe e sesso e immaginavano un nuovo modo di vivere. Dopo aver costruito un altissimo uomo di legno, insieme ad altre invenzioni e strambe opere artistiche, lo bruciavano e tornavano alle loro vite, smantellando la città che avevano temporaneamente costruito. Negli anni è diventato un evento sempre più alla moda, frequentato da gente ricca e attori famosi, che a volta arrivano con jet privati e si servono di camper di lusso.