Ma i Pokémon, cosa sono?

E quanti sono? Cosa fanno? Chi li ha inventati? Da quando esistono? E perché ora se ne parla?

I Pokémon stanno per tornare di moda: succederà dalla seconda metà di luglio quando sarà disponibile anche in Italia Pokémon Go, il nuovo videogioco per smartphone che permette di catturare Pokémon sfruttando la realtà aumentata e che, dove è già disponibile, è in testa alle classifiche delle app più scaricate. Il principio del nuovo gioco è lo stesso del primo, che uscì 20 anni fa per Game Boy: bisogna catturare degli strani animaletti chiamati Pokémon e farli combattere con quelli degli avversari. La sintesi è: una ventina d’anni fa era pieno di bambini che guardavano lo schermo (non ancora a colori) del loro Game Boy per giocare ai Pokémon, 10-15 anni fa era pieno di bambini e ragazzini che continuavano a giocare ai Pokémon – su altri dispositivi, o con le carte da gioco – e a guardarli in tv, nella serie animata a loro dedicata; tra qualche settimana potrebbe essere pieno di bambini, ragazzi – e ex bambini e ragazzi ora adulti – che girano per le strade a caccia di Snorlax, Pikachu o Geodude. Se siete di quelle generazioni che, per una ragione o l’altra, non hanno avuto a che fare con i Pokémon, è il caso di imparare qualcosa, o fare un veloce ripasso.

Cosa sono i Pokémon?
Li chiamiamo animaletti ma non sono animali, per cominciare. Il loro sito ufficiale spiega che sono «creature di varie forme e dimensioni che [in un mondo immaginario molto simile a quello vero] vivono nella natura insieme agli esseri umani. La maggior parte dei Pokémon non parla ed è in grado di pronunciare solo il proprio nome». Il nome Pokémon deriva invece dalle parole inglesi “pocket monsters”, mostri tascabili. L’accento sulla E fu messo per evitare che gli anglofoni non pronunciassero quella lettera. Alcuni Pokémon ricordano – nel nome e nell’aspetto – dei veri animali, altri ricordano animali di fantasia (per esempio i draghi) o preistorici, altri sono proprio inventati.

Chi li ha inventati?
Il creatore dei Pokémon è l’informatico giapponese Satoshi Tajiri, che lavorava per Nintendo, la casa di videogiochi che a fine anni Ottanta creò il Game Boy, la più famosa console di videogiochi portatile della storia. Qualche decennio fa tra i bambini del Giappone era particolarmente diffusa l’abitudine di collezionare insetti: Tajiri partì da quel concetto per sviluppare la sua idea.

Com’è iniziato tutto?
Con due videogiochi per Game Boy – Pokémon Rosso e Pokémon Verde – che uscirono in Giappone nel febbraio 1996. In Occidente arrivarono un paio d’anni dopo, prima negli Stati Uniti e poi in Europa. Quasi ovunque fuori dal Giappone il gioco Pokémon Verde cambiò nome in Pokémon Blu ma in realtà tra i vari giochi cambiavano poche cose: la principale differenza riguardava i Pokémon che si potevano catturare nell’una e nell’altra versione.

I Pokémon si catturano
Sì, ma quelli che li catturano giocando ai videogiochi non sono né cacciatori né allevatori. Sono allenatori. Giocando ai Pokémon sul Game Boy si impersonava un giovane allenatore che doveva viaggiare tra città, campi, eccetera, per catturare i Pokémon, che in genere sono allo stato brado, metterli in delle Pokéball (delle sfere in cui i Pokémon vengono rinchiusi) e poi allenarli per farli combattere contro altri Pokémon. Gli altri Pokémon possono essere allo stato brado oppure possono essere nelle Pokéball di altri allenatori. Il sito dei Pokémon spiega:

Nonostante le lotte, i giochi Pokémon non contengono violenza esplicita: negli incontri non si assiste mai alla morte di alcun Pokémon. Durante il gioco, gli allenatori sono invitati a prendere parte a numerose attività collaterali, tra cui concorsi di bellezza e di abilità, tornei e gare di pesca (di Pokémon, naturalmente!). I giocatori possono lottare contro i Pokémon degli avversari o scambiarli, e questo consente ai bambini di imparare il valore della condivisione e della lealtà sportiva. Con i sistemi di videogiochi più recenti i giocatori possono persino giocare e scambiare i Pokémon con allenatori di tutto il mondo.

Come funzionavano i primi videogiochi?
Il protagonista diventava allenatore perché il Professor Oak, un ricercatore di Pokémon, gli chiedeva di aiutarlo a completare il Pokédex, un’enciclopedia elettronica il cui scopo era catalogare tutti i Pokémon. Si iniziava scegliendo un Pokémon, il primo: quelli disponibili erano Bulbasaur (un Pokémon d’erba), Squirtle (un Pokémon d’acqua) e Charmender (una specie di draghetto, e quindi un Pokémon di fuoco). Pikachu, il Pokémon più famoso di tutti, si poteva scegliere come Pokémon iniziale solo in Pokémon Giallo, che uscì a fine anni Novanta.

Cos’altro c’era nei primi giochi sui Pokémon?
Lo slogan dei Pokémon (inteso come marchio e prodotto) è Gotta catch ‘em all! (“acchiappali tutti”). Lo scopo dei primi giochi era trovare quanti più Pokémon e allenarli combattimento dopo combattimento. Quando un Pokémon era ferito o sconfitto non moriva, semplicemente perdeva conoscenza e bisognava portarlo in luoghi appositi per farlo tornare in forma. Alcuni allenatori erano “freelance”, giravano per i fatti loro; altri erano affiliati a delle leghe e li si trovava nelle “palestre”. Oltre a dover acchiappare tutti i Pokémon quando si giocava a quei primi videogiochi bisognava anche girare di palestra in palestra, battere gli altri allenatori e diventare così, dopo aver vinto tutto quello che c’era da vincere, Campione della Lega Pokémon.

Come si giocava ai primi giochi dei Pokémon?
Così:

Quanti sono i Pokémon?
Domandona. All’inizio – ai tempi dei primi due videogiochi – erano 151. Alcuni erano piccoli (per esempio Jigglipuff), altri erano molto grandi e facevano anche un po’ paura (come Golem). La maggior parte dei Pokémon si evolve: vuol dire che da uno stato di partenza cambia forma e lo fa se allenato. Le evoluzioni sono in genere più grandi e potenti. I 151 Pokémon iniziali sono noti come quelli della Prima generazione e il più potente, il 151esimo, è Mew, un Pokémon molto forte. Negli anni si sono aggiunte via via nuove generazioni di Pokémon. Ora ci sono più di 700 Pokémon e i più recenti ci sono dal giugno 2016.

Oltre ai videogiochi cosa c’è stato?
Di tutto: decine di altre versioni di videogiochi, per ogni tipo di console. E poi giochi di carte, anime, film e cartoni animati. Il protagonista della serie animata – sono più di 800 episodi – è Ash Ketchum, che accompagnato dal suo Pokémon Pikachu deve fare quello che si faceva in Pokémon Rosso e Blu: viaggiare, catturare Pokémon, farli allenare, combattere e diventare il più forte allenatore di Pokémon. Per i 20 anni dalla creazione dei Pokémon il sito The Verge ha realizzato un video che spiega storia, numeri e declinazioni dei Pokémon. Sui Pokémon sono stati fatti 18 film e 73 videogiochi e si calcola che negli ultimi vent’anni Nintendo abbia venduto 260 milioni di giochi legati ai Pokémon. In questi anni sono state vendute più di 21 miliardi di carte da gioco sui Pokémon e, per i nostalgici, da qualche tempo si può giocare a Pokémon Rosso e Pokémon Blu sul Nintendo 3DS, una delle più recenti evoluzioni del Game Boy.

E ora?
Il nuovo gioco Pokemon GO è uscito pochi giorni fa in alcuni paesi del mondo e dovrebbe arrivare in Italia il 15 giugno sia per dispositivi Android che per dispositivi Apple. Sarà gratuita ma ci sarà la possibilità di fare acquisti all’interno dell’app. Il meccanismo di gioco sarà simile a quello dei videogiochi di vent’anni fa, solo che il mondo da esplorare sarà quello reale. Camminando per strada dopo aver scaricato l’app lo smartphone permetterà di imbattersi in esemplari di Pikachu, Bulbasaur, Charmender, eccetera, e si potrà provare a catturarli: basterà avere il GPS attivato e usare la fotocamera per inquadrare pezzi di mondo dentro cui compariranno i Pokémon. Dopo averli catturati bisognerà usarli per combattere contro altri allenatori, e anche qui l’obiettivo principale è “acchiapparli tutti”. Gotta catch ‘em all!

Quindi come si gioca a Pokémon Go?
Così: