I probiotici servono a qualcosa?

Negli ultimi anni se ne sono diffusi moltissimi, fra merendine e bevande latticine: la risposta è sì, ma con vari se

(OLGA MALTSEVA/AFP/Getty Images)
(OLGA MALTSEVA/AFP/Getty Images)

Negli ultimi anni in Europa e negli Stati Uniti si è diffuso parecchio l’utilizzo di prodotti alimentari cosiddetti “probiotici”, cioè contenenti organismi viventi in grado di condizionare in parte la popolazione batterica dell’organismo. Si presentano sotto forma di integratori alimentari, bevande a base di yogurt o snack “dietetici”, e sono venduti in supermercati e farmacie senza necessità di prescrizione medica. In Europa e negli Stati Uniti questi prodotti sono regolamentati con criteri precisi – in Italia esistono delle linee guida per il loro commercio e consumo diffuse dal ministero della Salute – ma dato che sono considerati normali alimenti vengono pubblicizzati in maniera piuttosto creativa. Nelle pubblicità italiane, per esempio, vengono associati a slogan come “favorisce l’equilibrio della flora intestinale” o “aiuta a rinforzare il tuo sistema immunitario” e altre frasi piuttosto impegnative. Di recente sul magazine americano Vox la giornalista scientifica Julia Belluz ha risposto a una domanda piuttosto comune sul tema: servono davvero a qualcosa, questi probiotici?

La prima cosa da dire, sostiene Belluz, è che la loro efficacia finora è stata provata solamente in maniera molto circoscritta e che i loro effetti vengono esagerati dalle pubblicità o dalle aziende che li producono. In sintesi, comunque, funzionano più o meno in questo modo, spiega Belluz:

Ciascun essere umano ospita nel proprio corpo colonie di milioni di micro-organismi, specialmente batteri, virus e altri agenti. Un tempo gli scienziati credevano che questi organismi fossero tutti nocivi. Oggi la pensiamo diversamente: gli scienziati hanno scoperto che le nostre colonie ci aiutano a sopravvivere, e anzi a prosperare. Ecco da dove arriva l’espressione “batteri amici”. A volte, se uccidiamo troppi di questi “batteri amici” – magari per avere preso degli antibiotici – il nostro corpo potrebbe sperimentare conseguenze negative.

Uno studio piuttosto esteso compiuto nel 2012 ha scoperto che l’assunzione di probiotici può ridurre per esempio il rischio di contrarre la diarrea in corrispondenza di una cura antibiotica. Spiega Belluz inoltre che «ci sono prove convincenti che i probiotici possano aiutare a curare la diarrea infettiva nei bambini e negli adulti, riducendo la malattia (sebbene di poco). Nelle persone che soffrono di costipazione, inoltre, sembra che i probiotici stimolino la frequenza dei movimenti intestinali». Per ora, però, non ci sono prove che per esempio contribuiscano a fare perdere peso, che riescano a curare le allergie o la sindrome del colon irritato.

Il fatto è che i ricercatori non hanno ancora chiaro quali siano esattamente i probiotici che fanno bene, e quando e come vanno assunti per trarne maggiori benefici. Le modalità con cui ciascun organismo interagisce con queste sostanze, inoltre, cambiano a seconda di vari fattori fra cui il cibo che mangiamo. Jennifer Newberry, una nutrizionista contattata da Belluz, ha detto anche che non è ancora chiaro se la loro efficacia dipenda dal tipo di antibiotici assunti in precedenza.

In molti comunque hanno fatto notare che i probiotici attualmente in mercato sono molto diversi l’uno dall’altro, e che è quindi è possibile scegliere di acquistarne uno sulla base della ricerche condotte sulla sua principale sostanza fino a quel momento. Gregor Reid, un microbiologo dell’Università dell’Ontario, consiglia per esempio di consultare una lista dei principali probiotici in commercio che contiene i loro effetti noti fino ad ora. Stefano Guandalini, esperto nutrizionista e capo del reparto di gastroenterologia dell’Università di Chicago, ha per esempio detto al magazine ScienceLife:

Alcuni [dei probiotici] contengono dei ceppi che sopravvivono al passaggio attraverso il tratto intestinale e quindi possono avere effetti benefici. Altri invece sostengono di averli e non ce li hanno, ma è difficile per i consumatori distinguerli. Activia, per esempio, è uno di quelli che fa bene: i loro yogurt contengono dei bifidobatteri i cui effetti benefici sono stati già studiati. Anche Yakult ha effetti positivi, perché contiene dei batteri lactobacilli.

Belluz conclude spiegando che «in futuro, quando i ricercatori avranno raccolto più prove sul funzionamento dei probiotici, potremmo scoprirne nuovi usi. Forse un giorno si riveleranno molto efficaci. Per adesso, però, non aspettatevi miracoli».