Le ragioni della Bundesbank

Andrea Tarquini ha intervistato su Repubblica il capo della Banca Centrale tedesca, che ha spiegato perché si oppone alle politiche del presidente della BCE Mario Draghi

Sabato 13 dicembre, Andrea Tarquini ha intervistato su Repubblica il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, definito spesso un “falco” che si oppone alla linea di Mario Draghi, il governatore della BCE (Weidmann, in quanto governatore di una banca centrale europea, fa anche parte del Consiglio generale della BCE). Draghi, infatti, è favorevole ad un intervento maggiore della Banca Centrale Europea nell’economia, ad esempio aumentando l’acquisto di titoli di stato dei paesi più in difficoltà. Weidmann si oppone a questa decisione, sostenendo che rischia di essere un incentivo a creare nuovo debito e bloccare le riforme.

“Il governo italiano sa cosa deve essere fatto, e giustamente ha preso iniziative; a fronte dell’alto debito, il consolidamento del bilancio è importantissimo”. In un’intervista esclusiva per l’Italia a Repubblica, il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, parla dell’euro, delle riforme italiane e soprattutto del perché continua a opporsi alla linea di Mario Draghi e della Bce in merito all’acquisto di titoli del debito pubblico. Secondo Weidmann, il governo italiano si è mosso in maniera positiva sul piano delle riforme, considerando che il consolidamento del bilancio è prioritario a fronte di un debito molto alto. Quanto allo Jobs Act, Weidmann lo definisce un passo molto importante, ma la riforma ora deve essere messa in pratica.

Il presidente della Bundesbank non teme di fare la parte del ‘cattivo’ che sostiene la linea del rigore ad ogni costo: “Visitando Italia o Spagna non colgo sentimenti anti-tedeschi – dice nel corso dell’intervista – . La crisi nell’eurozona però ha certamente causato una crescita delle posizioni eurocritiche in parte delle opinioni pubbliche: in Paesi sottoposti a programmi di aiuto si coglie la sensazione che la politica venga decisa altrove, per esempio attraverso la Troika. Nei Paesi che concedono crediti c’è al contrario il timore di venire imbrogliati e di dover pagare i costi di decisioni altrui. È compito di tutti i responsabili politici agire contro questi umori e sentimenti, spiegando la necessità delle scelte e fornendo prospettive per il futuro”.

Quanto alle divisioni nel board della Bce sulle prossime scelte antirecessione, Weidmann dice che il Consiglio Bce “non è un Comitato centrale in cui sia ammessa un’opinione sola”, ma anche che non c’è “un clima ‘Weidmann contro Draghi'”. Lui, spiega, resta contrario all’opzione di acquisti di debito sovrano perché la ritiene una sorta di invito a indebitarsi ulteriormente.

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