Perché risparmiamo l’acqua corrente?

Perché abbiamo paura che finisca, perché costa, o perché ci dispiace "sprecarla": ma a volte è inutile, o controproducente, spiegano in Germania

BERLIN - JANUARY 12: Water flows from a bathroom tap January 12, 2007 in Berlin, Germany. (Photo Illustration by Sean Gallup/Getty Images)
BERLIN - JANUARY 12: Water flows from a bathroom tap January 12, 2007 in Berlin, Germany. (Photo Illustration by Sean Gallup/Getty Images)

Il Wall Street Journal ha raccontato lunedì come in Germania si discuta da tempo delle controindicazioni a una pratica a cui tutti veniamo spontaneamente abituati, ma la cui efficacia non viene mai spiegata chiaramente: il risparmio dell’acqua corrente nell’uso quotidiano nei paesi occidentali, quella cosa per cui, con gradi minori o maggiori di ansia, “chiudiamo il rubinetto”.

In Germania, spiega l’articolo, le premure in questo senso sono molto diffuse ed è per esempio comune utilizzare l’acqua usata della vasca da bagno per tirare lo sciacquone, o fare la doccia in due, pur di risparmiarla. Gli stessi gabinetti tedeschi usano una misura di acqua limitata, circa otto litri per uno scarico e meno di quattro per uno scarico ecologico.

In Germania sembra però che il tema del risparmio sull’acqua sia stato preso fin troppo sul serio: e quindi in alcuni casi col poco scorrere degli scarichi i liquami stagnano nei canali per troppo tempo, corrodendo il cemento con gas nocivi; mentre a Berlino alcuni seminterrati si stanno allagando a causa del livello idrostatico delle falde che non vengono smaltite a sufficienza. In altri casi, a Colonia per esempio, l’acqua di scarico deve scorrere per un tragitto molto lungo e pianeggiante prima di raggiungere gli stabilimenti che la filtrano e lavorano prima di smaltirla: il suo lungo ristagno comporta quindi maggiori consumi di energia e prodotti chimici per il trattamento.

Alexander Limberg, geologo a Berlino, ha spiegato che «Il risparmio sull’acqua è sufficiente, possiamo dire che non c’è bisogno di risparmiarne troppa». E in generale diversi esperti stanno cercando di far passare il messaggio che risparmiare acqua a Berlino non aiuta a combattere la siccità in Africa. Ma ormai l’abitudine è radicata nel comportamento tedesco, e la questione è spesso più psicologica che pratica: Dilek Gündör, una scrittrice che vive a Berlino, sa perfettamente che nella capitale, ricca a livello idrico, non è necessario risparmiare, ma “mi spiace per l’acqua” dice. Alcuni esperti hanno cominciato una campagna di rieducazione sul tema, già dal 2002. In quell’anno il professor Leist aveva pubblicato un articolo sul quotidiano Frankfurter Rundschau intitolato “Risparmiare acqua in Germania non ha senso”, seguito nel 2007, malgrado le critiche ricevute, da un trattato di 266 pagine su “Riserve idriche in Germania: critiche e approcci risolutivi”. L’opinione di Leist, e di altri esperti, è che i tedeschi siano diventati dei fanatici del risparmio d’acqua a causa di documentari e servizi sulla siccità nel resto del mondo. Fin dalle elementari i bambini imparano a chiudere l’acqua mentre si lavano i capelli, le mani, i denti. Un’altra motivazione è il risparmio economico, ma questo ha in realtà ottenuto anche l’effetto contrario: poiché gran parte dei costi dell’approvvigionamento idrico sono fissi, il minore uso ha portato a un aumento del prezzo per litro. Una famiglia tedesca consuma mediamente 84mila litri d’acqua all’anno, pagando 205 euro nel 2013, rispetto ai 185 (calcolati al tasso attuale) del 2005 per lo stesso quantitativo. A testa sono all’incirca 120 litri al giorno per persona – è la media sui consumi d’acqua nazionali – mentre in Italia, Francia e Gran Bretagna le cifre si aggirano intorno ai 170 litri e negli Stati Uniti si arriva addirittura ai 375 litri pro capite.
Anche altri paesi europei sono attenti al risparmio dell’acqua, secondo una ricerca condotta dall’Istituto per la Ricerca Empirica, Sociale e sulle Comunicazioni di Dusseldorf: ma in Italia, Spagna, Francia e Inghilterra solo una percentuale tra il 30% e il 38% lo fa per proteggere l’ambiente, mentre la stessa motivazione vale per oltre il 50% dei tedeschi.

Siegfried Gendries, capo del marketing alla RWW – un fornitore d’acqua che ha modificato i suoi prezzi in conseguenza del minor consumo – racconta di un cliente che usa l’acqua con cui si è lavato i denti per poi bagnare le piante. Una ricerca condotta nella zona di Berlino Est ha indicato che poche persone sono disposte a cambiare il loro modo di comportarsi: un uomo ha dichiarato di fare la doccia “massimo tre volte a settimana per il futuro e per i bambini”, mentre un altro ha spiegato che due minuti di doccia sono “più che sufficienti”.

Le direttive comunitarie dell’UE sono di risparmiare il più possibile l’acqua, ma sotto il profilo tecnico-economico non è sempre un vantaggio. Ad esempio, in Italia, anche il comune di Milano qualche anno fa aveva auspicato un consumo idrico più elevato per evitare di far alzare troppo il livello della falda acquifera sotterranea: più volte ci sono stati problemi di allagamento di fermate della metropolitana e di parcheggi sotterranei. In Italia il consumo idrico, delle industrie e di uso domestico, si sta comunque riducendo negli ultimi anni, con un calo del 3% solo quest’anno. Altre volte risparmiare l’acqua corrente è semplicemente irrilevante per la conservazione dell’acqua, soprattutto in zone di montagna in cui l’approvvigionamento è ricco e ridondante. Alcuni esperti segnalano però un problema nuovo: a causa della crescita dell’età media della popolazione c’è un consumo più elevato di farmaci che, finendo nell’acqua di scarico di uso domestico, hanno un impatto importante sulla depurazione dell’acqua.