Spiagge inquinate bellissime

Quella di Buxton, in Inghilterra, dove l'acqua è stata colorata per evitare che qualcuno ci facesse il bagno, e una simile in Toscana

Lunedì 22 luglio la rivista online statunitense Slate ha raccontato la storia di un piccolo lago nei pressi di Buxton, una cittadina inglese 40 chilometri a sud di Manchester, la cui acqua il mese scorso è stata colorata artificialmente di nero per scoraggiare chiunque avesse voglia di immergersi: il suo bel colore azzurro chiaro, che invogliava molte persone a nuotarci dentro, era infatti dovuto all’altissima concentrazione di ossido di calcio, una sostanza che viene utilizzata nel processo di estrazione di minerali da una azienda poco distante, la quale successivamente scarica l’ossido e altri materiali di scarto nel lago.

Come si presentava il lago fino a qualche mese fa (le immagini sono del 2011):

Come è diventato il lago dopo che è stato versato il colorante (a partire dal minuto 11 circa):

Questa storia in Italia ricorderà a molti una situazione simile a Rosignano Solvay, un piccolo comune in provincia di Livorno. Nei pressi della cittadina è presente un grosso stabilimento di Solvay, un’azienda belga che produce materiali chimici e farmaceutici (come la soda o il bicarbonato), che nel 1912 dopo aver avviato lo stabilimento ci costruì attorno il paese, bonificando i terreni e costruendoci dei complessi residenziali dove vennero ad abitare gli operai e gli impiegati assunti dall’azienda. Solvay ha sempre scaricato in mare gli scarti chimici risultati dalla produzione di soda, dando al tratto di costa vicino allo stabilimento una colorazione da “spiaggia tropicale”: sabbia fine e bianchissima, e colore del mare azzurro chiaro.

Ernest Solvay, un chimico belga che fondò l’azienda nel 1863, scelse di produrre soda a Rosignano a causa della presenza di alcune materie prime coinvolte nel suo ciclo di lavorazione, fra cui l’acqua marina, il calcare e il sale. In zona esisteva già un gruppo di case verso l’entroterra, che più tardi fu chiamato Rosignano Marittimo per distinguerlo dal nuovo paese, al quale venne associato il nome dell’azienda belga.

Le case furono progettate da architetti belgi e costruite in serie, con progetti identici, occupando prima la parte di costa più distante dal mare e successivamente quella vicina alla spiaggia: spesso erano villette con giardino che potevano ospitare più famiglie, la cui grandezza variava a seconda della posizione ricoperta nell’azienda dal proprietario. Negli anni furono poi costruiti gli uffici dell’amministrazione, alcune scuole, un ospedale e un teatro. Si è stimato che in totale, alla fine degli anni Quaranta, a Solvay vivessero più di 3300 dipendenti con le loro famiglie. Fino agli anni Sessanta l’azienda belga rimase coinvolta nello sviluppo urbanistico del paese, finanziando nuovi progetti e concedendo prestiti ai dipendenti che volevano acquistare alcuni terreni, per costruirci nuove case e attività commerciali.

A partire dagli anni Sessanta la città divenne anche una famosa meta turistica, per via del colore della sabbia e del mare; a partire dagli anni Novanta però ci furono molte proteste da parte degli ambientalisti locali, che fecero notare che le caratteristiche della spiaggia di Rosignano erano originate dagli scarti chimici che la Solvay scaricava costantemente in mare attraverso un canale di scolo chiamato “fosso bianco”, fra i quali erano presenti, fra gli altri, il mercurio, che è altamente tossico per l’uomo, e il carbonato di calcio, a cui si deve il colore chiaro della sabbia. La popolazione di pesci, a causa di queste sostanze, negli anni si è pressoché estinta, e la spiaggia sorge a fianco di un ex discarica di rifiuti tossici chiusa nel 1983.

Nel 2003 la Solvay firmò un accordo con il comune per la parziale riconversione dello stabilimento con criteri più rispettosi dell’ambiente, che prevedeva un investimento di circa 57 milioni di euro da parte dell’azienda. Questo accordo ha portato negli anni a qualche risultato: a partire dal 2010, per esempio, negli impianti non viene più utilizzato in alcun processo lavorativo il mercurio. Nel 2009 però, a seguito di molte proteste, la procura di Livorno ha avviato un’indagine sugli impegni disattesi dall’azienda in fatto di adeguamento delle strutture, con riferimento – in particolare – alla promessa di diminuire del 70 per cento gli scarichi in mare. L’indagine ha dato origine a un processo che si è concluso pochi giorni fa con la richiesta di patteggiamento della Solvay, di cui erano stati indagati il direttore dello stabilimento e tre responsabili degli impianti. L’azienda si è anche impegnata a spendere 6,7 milioni di euro in ulteriori lavori di bonifica. L’ARPAT però, l’agenzia regionale per la protezione ambientale in Toscana, negli ultimi anni ha sempre certificato che le acque di Rosignano non rappresentano un rischio per la salute dei bagnanti; i controlli sono effettuati mensilmente, e già nel 2012, nove anni dopo l’accordo del 2003, l’ARPAT scriveva che «non risultano superamenti dei valori previsti dalla normativa europea per la balneazione per tutti i campionamenti effettuati».

Secondo la sezione di Medicina Democratica di Livorno, una onlus che si occupa di problemi relativi alla salute, ancora nel 2011 Solvay ha comunque scaricato circa 90000 tonnellate di rifiuti chimici nel tratto di mare vicino il paese. Le spiagge di Rosignano Solvay sono ancora molto affollate, nonostante i cartelli che vietano la balneazione nei pressi del fosso bianco e le molte proteste, negli anni, di alcune associazioni ambientaliste locali. Nel 2004 i dipendenti di Solvay erano circa 1800 ma in seguito a vari licenziamenti oggi sono diventati meno di 800. L’azienda, nel giugno del 2012,  ha detto che conta di tagliare altri 60 posti nei prossimi anni.