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  • Lunedì 2 aprile 2012

La guerra delle Falkland, 30 anni fa

Le foto e la storia della battaglia per le isole contese da secoli, e che Argentina e Regno Unito rivendicano ancora oggi

(Fox Photos/Getty Images)
(Fox Photos/Getty Images)

Trent’anni fa, il 2 aprile del 1982, l’Argentina attaccò ufficialmente le isole Falkland (o Malvinas, per gli argentini) per riconquistarle dal dominio britannico che vige ufficialmente dal 1833. La guerra durò poco più di due mesi e fu vinta dal Regno Unito.

La guerra
Il territorio delle Isole Falkland/Malvinas è composto da tre arcipelaghi – le Isole, la Georgia del Sud e le isole Sandwich meridionali – sotto controllo britannico dal 1833. L’Argentina rivendica la propria sovranità su tutte le isole dall’inizio dell’Ottocento e per questo aumentò la sua pressione nei confronti del Regno Unito e della comunità internazionale soprattutto negli anni Settanta e Ottanta, quando era governata da una dittatura militare di destra. Il conflitto diplomatico tra Argentina e Regno Unito raggiunse il punto più alto il 19 marzo 1982, quando cinquanta militari in borghese argentini sbarcarono nella Georgia del Sud e issarono la bandiera argentina. I militari del Regno Unito provarono a bloccarli ma furono bloccati a loro volta dalle navi da guerra argentine.

Il 2 aprile, dunque, Galtieri ordinò l’invasione vera e propria delle Falkland/Malvinas. L’Argentina stava attraversando una devastante crisi economica e la giunta militare che governava il paese veniva spesso duramente contestata: Galtieri sperava di rilanciare il governo puntando sul nazionalismo e contava sul fatto che la guerra sarebbe stata facile e veloce. La Gran Bretagna, invece, riuscì a organizzare rapidamente una risposta militare molto efficace. Il Regno Unito inviò subito nella zona navi, aerei e sottomarini per scacciare le forze argentine che avevano occupato gli arcipelaghi. La guerra durò 74 giorni, provocò 650 morti tra i militari argentini e 255 tra quelli britannici. L’Argentina si arrese il 14 giugno 1982, ma nonostante questo non ha mai smesso di rivendicare le isole. Le conseguenze politiche furono profonde per entrambi i paesi: in Argentina fecero aumentare il dissenso verso il governo militare e accelerarono la caduta di Galtieri, mentre nel Regno Unito il governo di Margaret Thatcher ne uscì notevolmente rafforzato.

La situazione oggi
Sono previste per oggi diverse celebrazioni e manifestazioni in ricordo di quella guerra, sia in Argentina che nel Regno Unito. Entrambi i paesi rivendicano fortemente la sovranità delle Falkland/Malvinas e si lasciano spesso andare ad accuse o provocazioni reciproche. Le cose, tuttavia, sono decisamente cambiate rispetto a trent’anni fa. L’Argentina ha ridotto di molto le spese militari negli ultimi anni e ora punta ad ampie alleanze politiche in Sudamerica (come con Brasile, Uruguay e Cile) per fare pressioni sul governo britannico e sulla comunità internazionale e cercare di aprire almeno delle trattative formali per provare ad arrivare a una soluzione. Il Regno Unito e in particolare il governo conservatore di David Cameron non la pensano così e non mettono in discussione la sovranità britannica sulle isole, come dimostra il comunicato di oggi dello stesso Cameron.

Un po’ di storia
In ogni caso, la vicenda delle isole Falkland/Malvine è una delle più controverse e complicate del diritto internazionale. Tra il Settecento e l’Ottocento, infatti, sulle isole si sono alternati vari insediamenti piuttosto autonomi: francesi, spagnoli, britannici e argentini. L’Argentina sostiene che ad aver scoperto per prima le Falkland/Malvinas sia stato il navigatore portoghese Ferdinando Magellano nel 1520 quando questi era al servizio della Spagna (anche se Magellano non vi sbarcò) da cui l’Argentina sarebbe diventata ufficialmente indipendente nel 1816. I britannici, invece, rivendicano il fatto che fu il capitano inglese John Strong nel 1690 a sbarcare per primo sulle isole chiamandole Falkland come il visconte Falkland. Nel 1767, comunque, alcune isole dell’arcipelago passarono effettivamente dalla Francia (che aveva un avamposto a Port Louis) alla Spagna e dunque, conseguentemente, apparterrebbero oggi all’Argentina. Il governo argentino dice che tra il 1765 e il 1766 i britannici avevano raggiunto l’isola, costruendo un avamposto a Port Egemont, nelle Falkland occidentali, ma poi avrebbero raggiunto un accordo segreto con la Spagna nel 1770 per lasciare l’arcipelago e lasciare la loro giurisdizione alla Spagna.

Il Regno Unito, invece, non ha mai riconosciuto questo “accordo” e ha sempre considerato l’avamposto di Port Egemont nel 1765 come la prova del possesso formale delle isole occidentali, in nome di re Giorgio III. Il Regno Unito sostiene ancora oggi che è vero che abbandonò momentaneamente le isole nel 1774 per motivi economici (nel frattempo era scoppiata la Guerra d’Indipendenza americana che lo coinvolgeva direttamente) ma che comunque “la sovranità britannica non è stata mai messa in discussione”. Inoltre, dicono i britannici, la Spagna si ritirò dalle isole orientali delle Falkland nel 1811, “abbandonando l’arcipelago e lasciandolo a se stesso”.

L’Argentina, invece, sostiene di aver ereditato i possedimenti spagnoli, dunque anche le Malvinas, e che nel 1774 la Corona britannica abbandonò davvero le isole, non interessandosene più nei cinquant’anni successivi, fino agli anni Venti del XIX secolo, quando l’Argentina, diventato stato indipendente, cominciò a rivendicare le Malvine e alcuni coloni cominciarono a occupare l’isola. Nel 1833 allora gli inglesi occuparono ufficialmente con un’azione militare le Falkland (comprese le isole della Georgia del Sud e le isole Sandwich meridionali allora disabitate) e da allora mantengono ufficialmente il loro dominio su tutto il territorio. Il Regno Unito giustifica il loro possesso anche perché, secondo diversi sondaggi, gran parte degli abitanti delle isole vuole continuare a far parte del Regno Unito. Tra le varie opere sulla guerra c’è stata anche una serie tv del 1988 trasmessa dalla BBC di nome “Tumbledown” con protagonista Colin Firth.

foto: Fox/Getty Images