L’Iraq vuole recuperare Babilonia

Un gruppo di archeologi ha iniziato a lavorare al recupero di alcune parti dell'antica Babilonia, in Iraq

Per la prima volta dall’inizio della guerra in Iraq, un gruppo di archeologi ha iniziato a lavorare al recupero di alcune parti di Babilonia, l’antica città della Mesopotamia situata sulle rive del fiume Eufrate.

Le rovine di Babilonia oggi coincidono con la città di Al Hillah, a circa 80 km a sud di Baghdad. Nell’antichità la città era famosa soprattutto per la sua ziggurat, la torre sacra di forma piramidale che molto probabilmente diede origine alla leggenda della Torre di Babele. Era anche famosa per la strada processionale che si apriva con la porta di Ishtar (oggi ricostruita nel Pergamon Museum di Berlino), i suoi templi e i suoi famosissimi giardini pensili.

Di tutto questo oggi restano solo alcune rovine abbandonate e segnate dagli effetti del tempo e della guerra. Ma ora il World Monuments Fund, una organizzazione no profit che si occupa della conservazione dei patrimoni archeologici nel mondo, ha sviluppato insieme alla Commissione per i Beni Culturali della provincia di Babilonia un progetto per impedire ulteriori deterioramenti e sta per iniziare a condurre nuovi scavi lungo tutto l’asse dell’antica città.

L’obiettivo è trasformare l’area, insieme ad altri luoghi di alto valore storico e archeologico nel resto dell’Iraq, in un centro capace di attrarre turisti e ricercatori, per contribuire alla ripresa economica e sociale del paese ancora devastato dalla guerra. «È uno dei progetti più ambiziosi che abbiamo», ha detto al New York Times Qais Hussein Rashid, direttore della Commissione per i Beni Culturali «vogliamo che questa diventi il modello per tutte le altre città».

Il compito è estremamente difficile, anche perché in molti casi i lavori urbanistici condotti durante la dittatura di Saddam Hussein hanno prodotto danni irreversibili al patrimonio archeologico. Con la guerra poi qualsiasi lavoro di manutenzione era stato bruscamente interrotto e i siti archeologici in molti casi sono stati depredati.

Il World Monuments Fund ha ricostruito modelli precisi dell’antica città e identificato i punti più a rischio, soprattutto a causa delle infiltrazioni di acqua dal terreno che hanno già portato via parte delle mura intorno al punto in cui sorgeva la porta di Ishtar. Nel frattempo è stato ripristinato un museo in cui è possibile vedere alcuni dei più magnificenti reperti archeologici, la sua apertura è prevista per la fine del mese di gennaio.

Naturalmente è già iniziata anche la disputa politica tra governo centrale e amministrazione locale sulla spartizione dei benefici che arriveranno dagli eventuali flussi turistici futuri. Il governo sostiene che i soldi che saranno ricavati dalla vendita dei biglietti per accedere al sito dovranno andare nelle casse centrali dello stato, l’amministrazione locale al contrario vuole che i soldi vadano al governo provinciale.

Un’altra controversia sta poi sorgendo con la popolazione locale, che teme che parte delle nuove abitazioni costruite all’interno del perimetro delle vecchie mura possano essere minacciate dai lavori di recupero. Molti temono che saranno costretti a lasciare le loro case, come accadde quando Saddam Hussein espropriò centinaia di abitanti della città per costruire il suo palazzo.

Foto credits: ROSLAN RAHMAN/AFP/Getty Images