Le Hawaii sono stanche dei complottisti su Obama

Il governatore delle Hawaii vuole dimostrare una volta per tutte che il presidente è davvero nato a Honolulu

Il governatore dello stato delle Hawaii, Neil Abercrombie, ha annunciato che farà di tutto per dotare il suo ufficio di nuovi strumenti legali per fornire ulteriori documentazioni sulla nascita di Barack Obama nel suo stato, nella speranza di mettere fine una volta per tutte alla litania cospirazionista che da mesi sostiene che questo sia nato in Kenya e non sul territorio americano. «È offensivo nei confronti dei suoi genitori, che conoscevo personalmente, ed è offensivo nei confronti del presidente. Mettiamo a tacere una volta per tutte questa fandonia».

Le prime voci sulla presunta nascita di Obama in Kenya furono messe in giro durante la campagna elettorale del 2008. La costituzione americana prevede infatti che solo i cittadini americani nati negli Stati Uniti possano candidarsi alla presidenza della nazione. Lo staff di Obama pubblicò allora un certificato di nascita prodotto dallo stato delle Hawaii, ma neanche quello bastò a placare i pettegolezzi. Alcuni gruppetti di estrema destra – definiti poi “birthers” – continuano tutt’ora a sostenere che Obama è nato in Kenya come suo padre, e che è stato portato alle Hawaii soltanto dopo. Sostengono che il certificato pubblicato online non basta, nonostante sia stato valutato autentico dal precedente governatore delle Hawaii, repubblicano, nonché da decine di istituti indipendenti, e nonostante un giornalista di Honolulu Advertiser abbia trovato due annunci di nascita di Barack Obama pubblicati su due diversi giornali hawaiani.

L’argomento sembrava confinato in una ristrettissima cerchia di fanatici ma negli anni vari sondaggi hanno confermato come larga parte dell’elettorato che si definisce repubblicano non sia affatto convinta che Obama sia effettivamente nato negli Stati Uniti. Lo scorso agosto Obama aveva detto, sull’argomento: “Non posso passare le giornate con un certificato di nascita stampato in fronte”.