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  • Venerdì 24 settembre 2010

Il blogger iraniano che rischia la condanna a morte

Hossein Derakhshan sta aspettando la sentenza, e diverse fonti sostengono che i giudici vogliano condannarlo a morte

Conosciuto online come Hoder e soprannominato da molti giornalisti Blogfather, il padre dei blog, nel 2001 Hossein Derakhshan ha creato uno strumento web per scrivere i caratteri persiani al computer con molta più immediatezza, dando così la possibilità a centinaia di iraniani di aprire un blog ed esprimere pubblicamente il proprio dissenso verso il governo del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Derakhshan è stato arrestato nel novembre 2008 al suo ritorno in patria, dopo essersene andato nel 2000 e aver vissuto diversi anni a Toronto, in Canada. Nel 2004, insieme a quelli di centinaia di altri iraniani, il suo blog era stato censurato dal regime.

Derakhshan è in attesa di ricevere la sentenza per le accuse di collaborazione con nazioni nemiche, propaganda contro il regime islamico e a favore dei gruppi controrivoluzionari, insulti alla santità religiosa e agli esponenti politici, creazione di «siti web osceni». Il blog del New York Times The Lede scrive che secondo i suoi famigliari l’imputato rischia concretamente una condanna a morte.

Cyrus Farivar, un giornalista con doppia nazionalità iraniana e americana, ha riportato che un membro della famiglia del blogger «ha confermato che sta aspettando la sentenza del processo a Teheran, e che il giudice vorrebbe infliggergli una condanna a morte.»

E sono diverse le fonti che confermano quest’ipotesi: l’agenzia di stampa americana Radio Free Europe/Radio Liberty ha scritto che «una fonta anonima ben informata» ha dichiarato che il giudice chiederà l’esecuzione del blogger e altre persone vicine a Derakhshan sarebbero della stessa opinione.

Karim Sadjadpour, esperto dell’Iran, ha spiegato a The Lede il pensiero dei giudici iraniani:

«Hossein è molto conosciuto tra la generazione di iraniani post-rivoluzionari attivi politicamente, e il regime vorrebbe colpire lui per intimidire tutti gli altri. Ma anche se verrà sentenziato alla pena di morte, non andranno mai fino in fondo. La protesta internazionale, compresa quella del governo canadese, sarebbe troppo forte.»

Dopo l’arresto di due anni fa sono state pochissime le informazioni trapelate su Derakhshan. L’unico riferimento ufficiale alla sua detenzione è stato fatto da Ahmadinejad in una lettera dell’aprile 2009, in cui chiedeva al procuratore generale di Teheran che Derakhshan avesse un processo equo.