Il (mio) morto sulla spiaggia

Mi è morto davanti agli occhi. O forse era già morto qualche istante prima. Non lo saprò mai. E in fondo è l’unica cosa che non conta molto in questa vicenda. Lui è uno dei tanti morti senza nome e senza storia delle nostre vacanze, annegato. Ma lo ha fatto davanti a me e non potró dimenticarlo. Era un signore corpulento, anziano, con un sorriso gentile. Francese. Era arrivato nell’albergo di questa piccolissima località del sud d’Italia la sera prima di morire. Stamattina lo avevo incrociato per la prima volta con la pelle bianchissima sotto un sole africano. Se ne stava con i piedi in mare senza riuscire ad andare avanti né indietro per via di un piccolo scoglio che ne impediva il passo incerto. Camminava a fatica, avrei pensato dopo averci parlato per indicargli un passaggio più facile. Era appoggiato alla moglie, o era lei che si appoggiava a lui. Per spingerlo avanti. “su, forza!”. Anche lei anziana, corpulenta, ma più vitale. Appena a disagio, pensai, per la mia offerta di aiutarli.
Non ne aveva bisogno. Per un attimo, brevissimo, avevo così incrociato lo sguardo di lui mentre mi ringraziava in francese voltando il capo, cosa che rendeva il suo equilibrio ancora più precario. E i suoi occhi liquidi e spersi mi avevano fatto tenerezza: pensai che se sarebbe stato più felice su una sdraio a leggersi un buon libro forse. Non lo avevo più incrociato per varie ore mentre lo scirocco arroventava l’aria e fermava il mare rendendolo trasparente come un cristallo. Era basso e accogliente il mare quando sono entrato in acqua con in braccio il mio bimbo piccolo e dietro mia moglie. A un certo punto ho alzato lo sguardo e ho visto il bagnino, uno dei quattro bagnini, che correva dal mare verso la riva, trascinando il signore francese per le braccia. Lo aiutava un bagnante e correvano a perdifiato nel silenzio, non una richiesta d’aiuto c’era stata. Non un urlo disperato, un pianto. Ho detto a mia moglie: è morto. Ma poi ho pensato: forse ancora no. E siamo arrivati a riva mentre il bagnino lasciava cadere sul bagnasciuga un grosso corpo bianco e violaceo. E non sapeva che fare dannazione, il bagnino con scritto “salvataggio” sulla maglietta rossa non sapeva che fare. E neanche io purtroppo. Mia moglie ha iniziato ad agitarsi e mi sono sentito mentre gridavo “aiuto! C’è un medico?” ed un bagnante che poi avrei saputo essere radiologo ha iniziato una specie di massaggio cardiaco mentre un altro gli teneva le gambe alte non so bene perché. In pochi secondi dalla bocca del signore ha iniziato ha uscire una schiuma bianca. Fiotti.
Intanto la moglie, la signora anziana e corpulenta, era ancora in acqua, che tornava lentamente da sola come in trance cercando di evitare gli scogli. Dopo troppi minuti, troppi per salvare una vita, sono arrivati quelli del pronto soccorso, decine di persone si sono avvicinate per seguire la scena e io mi sono allontanato per evitare traumi al mio bimbo. “Forse ce la fa!” mi ha gridato mia moglie illudendosi per i movimenti del massaggio cardiaco. E due lacrime dense, grosse, salate mi hanno riempito gli occhi per la vita che tornava da dove era fuggita. Non è stato così. Pochi istanti dopo il signore giaceva sotto un telo bianco mente la moglie al bar rispondeva alle domande di rito. Io ho preso tutte le mie cose e ho portato via la famiglia. Prima di andare ho guardato la spiaggia e ho visto la foto che i quotidiani pubblicano ogni anno: un lenzuolo su un cadavere disteso su un bagnasciuga e il titolo scandalizzato “e loro fanno il bagno”. Esattamente questo stava capitando. E mentre andavo via pensavo: sbagliano? Sbagliano davvero? Sbaglia il capo animatore che mi diceva “ora ho spento la musica ma stasera baby dance e karaoke come da programma perché mica posso chiudere un mese!”. Sbaglia chi attende le ferie da un anno e non si ferma, davanti alla strage di clandestini nelle acque di Lampedusa, ai morti per fame nel Corno d’Africa, al crollo delle Borse e dell’Italia e a un corpulento e anziano turista francese annegato in un mare da sogno?
Io non lo so, so solo che adesso vorrei tornare a questa mattina e dire a quel signore francese: “mi dia retta, esca dal mare, dica a sua moglie che vuole tanto leggersi un bel libro”.

Riccardo Luna

Giornalista, sono stato il primo direttore dell'edizione italiana di Wired e il promotore della candidatura di Internet al Nobel per la Pace. Su Twitter sono @riccardowired Per segnalare storie di innovatori scrivetemi qui riccardoluna@ymail.com. La raccolta dei miei articoli per Wired è un social-ebook scaricabile da www.addeditore.it.