Chi aveva ragione

Poco più di un anno fa Enrico Deaglio propose al Post di raccontare una storia praticamente ignota relativa alle indagini sulla strage di via D’Amelio, di cui ricorrevano i 25 anni. Ci lavorammo insieme per diverse settimane per costruire uno speciale sul Postche non solo spiegava quella storia, ma la metteva nel contesto della strage, di quello che era successo prima e quello che era successo dopo, e la associava ad altre storie importanti che riguardavano Paolo Borsellino e le sue inchieste.

Nel raccontarmi l’incredibile vicenda della costruzione della falsa pista – da parte di alcuni dirigenti di polizia, e con (eufemismo) l’indulgenza della procura di Caltanissetta – che fu poi tardivamente smentita e smontata, Deaglio chiamava sempre quella storia “il più grande depistaggio della storia della Repubblica”.
Per prudenza sui superlativi assoluti e diffidenza degli eccessi di sottolineatura, il Post non usò quel superlativo nei suoi articoli: ci limitammo a usare in un passaggio questa formula, più concreta, sulla durata temporale.

è tuttora in pieno svolgimento il più lungo depistaggio – qualsiasi siano le ragioni che lo hanno determinato, probabilmente più d’una – che la storia della nostra Repubblica ricordi.

Oggi sono state depositate le motivazioni della sentenza dell’ultimo dei molti processi su via D’Amelio, il cosiddetto “quater”. Le motivazioni sono molto severe sulla prima inchiesta e la prima serie di processi, quelli della falsificazione delle accuse, e in un passaggio dicono che

le dichiarazioni di Vincenzo Scarantino sono state al centro di uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana

Domani, per una diffusa discrezione nei confronti della magistratura, i quotidiani racconteranno molto delle responsabilità della polizia e poco di quelle dei magistrati di allora, nella costruzione deliberata di una falsa accusa. Le motivazioni però parlano anche di loro.

Questo insieme di fattori avrebbe logicamente consigliato un atteggiamento di particolare cautela e rigore nella valutazione delle dichiarazioni dello Scarantino, con una minuziosa ricerca di tutti gli elementi di riscontro, positivi o negativi che fossero, secondo le migliori esperienze maturate nel contrasto alla criminalità organizzata incentrate su quello che veniva, giustamente, definito il metodo Falcone

Il resto della storia è qui, sempre incredibile, sempre attuale, sempre terribile, e complimenti a chi – Enrico Deaglio e pochi altri giornalisti e avvocati – ha insistito minoranza per anni per raccontare le cose vere, superlativi compresi.

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).