Unclear, parola esatta

La settimana scorsa sono tornato al museo dell’11 settembre a New York, che è un racconto impressionante e ossessionante di quella storia impressionante e ossessionante, piena di storie dentro e di pezzi e di dettagli. Tra quelli che ho notato stavolta c’è la prima pagina del Wall Street Journal del 12 settembre 2001, la prima a scegliere un titolo a sei colonne dall’indomani di Pearl Harbour. La cosa che colpisce chi studia i meccanismi contemporanei dell’informazione – abituati a dare immediata priorità e misura di ogni catastrofe nel numero di morti, spesso sbagliandoloesagerandoloinventandolo, pur di esibirlo subito ai lettori – è come 24 ore dopo un grande quotidiano americano non avesse nessun numero nei titoli (non c’era, e non ci sarebbe stato a lungo), decidendo evidentemente di non darne uno inesatto e nemmeno approssimato: “unclear”, il termine preciso da usare quando le cose sono imprecise.

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).