Chi sovvenziona le notizie false

Dopo avere letto questo articolo su Buzzfeed a proposito dei siti italiani che pubblicano notizie false o modificate per ottenere traffico e ricavi pubblicitari o per propaganda politica o incitamento all’odio, sono andato a dare un’occhiata ai siti suddetti. Uno che si chiama inews.24: è sovvenzionato attraverso i circuiti di inserzioni e banner (come 4strokeMedia, Sizmek e Taboola) da Fastweb, Volkswagen, Mondadori, Renault, Foodora, Esselunga, CheBanca, tra gli altri. Loacker, addirittura, è presente con una skin intorno alla pagina il cui link suggerisce la presenza di adware, ovvero software malevoli trasmessi attraverso la pubblicità.

Tra le notizie che pubblica inews.24 prendo la prima, intitolata “Parigi, più che moschee che chiese”, che mi sembra già immediatamente falsa. E infatti è falsa. La storia è che lo scrittore francese Alain Finkielkraut ha detto in tv che nel 93mo dipartimento francese ci sarebbero più moschee che chiese: non è vero nemmeno questo, e il dato usato da Finkielkraut include nel conto delle moschee ogni più esiguo spazio che la comunità musulmana di quella regione chiama “sala di preghiera”. Il brevissimo articolo di inews.24 trasforma il 93mo dipartimento – poco esemplare, per via della grande comunità musulmana – in “Parigi” e fa diventare 93 non il suo nome ma il numero delle chiese (Finkielkraut aveva detto 117), a fronte di millantate 145 moschee.

Ho cercato maggiori informazioni su questa “notizia”: in Francia non mi pare sia stata raccolta da nessuno di serio. Le moschee nel 93mo sono indicate da diverse fonti tra le due e le trentaquattro, e come ha spiegato Le Monde, i “luoghi di culto” musulmani sono difficili da contare perché hanno scale assai diversi e spesso sono delle modeste stanze adibite alla preghiera, anche proprio perché le vere moschee sono insufficienti per i fedeli. Non mi addentro nelle ulteriori smentite al titolo di inews.24, che a questo punto è palesemente falso. In Italia, la stessa notizia con citazione di Finkielkraut è stata data da un altro sito famigerato, VoxNews, con lo stesso titolo “Parigi, più moschee che chiese”: le falsificazioni sembrano nascere da qui, con l’aggiunta della confusione del 93mo per un arrondissement di Parigi (è invece un altro dipartimento, a nord di Parigi, nella stessa regione). VoxNews rimanda ad alcuni link di pagine Facebook collegate intitolate “Stop immigrazione” e “No all’Islam in Italia”. Con un effetto comico, ha anche un grosso bottone intitolato “Fact Checking” che rimanda a un messaggio che dice “Vox è dotato di un servizio di Fact Checking”: per fare l’esempio più immediato, ci sono oggi diversi articoli che rilanciano la bufala della bambina di 9 anni di Padova
In questo caso, non c’è pubblicità, perchè Google, e probabilmente altre reti di ads, ha eliminato VoxNews dai propri servizi.

Su DirettaNews, altro sito citato dall’inchiesta di Buzzfeed e ricco di falsi e di “notizie” aizzatrici di odio e paura, prive di qualunque fonte o verificabilità, gli inserzionisti in cui ci si imbatte – qui ospitati anche dalla rete dei Google Ads e di Doubleclick – sono BMW, Paypal, Iberia, Multicentrum, Eni, e decine di altri brand famosi.

Smettere di sostenere economicamente queste falsificazioni criminali dovrebbe essere la priorità di qualunque inserzionista onesto – che dovrebbe farsi qualche domanda sui limiti della pubblicità programmatic e sulla sua capacità di aderenza ai criteri di “brand safety” molto teorizzati ultimamente – e i siti di questo genere che invece vengono finanziati da grossi brand sono ancora tanti: come iNews.24 e DirettaNews, di cui Facebook ha chiuso le pagine, dando un buon esempio a molti altri.

Aggiornamento
Cosa è successo, una settimana dopo questo post.

– Michele Serra lo ha ripreso su Repubblica, aumentando l’attenzione sulla questione
– anche Beppe Severgnini è tornato a scriverne, ricordando che lo aveva una prima volta fatto mesi fa
– e il tema è attuale e discusso in tutto il mondo

– iNews24.it ha cancellato l’articolo sulle moschee a Parigi, ammettendone implicitamente la falsità, ma senza spiegazioni (l’articolo resta online su VoxNews)
– DirettaNews ha di nuovo una pagina Facebook

– entrambi i siti contestati dall’articolo di Buzzfeed continuano ad ospitare pubblicità di grandi brand che quindi sovvenzionano quei contenuti. Ne elenco altre sparse per non fare torto a nessuno: Enel, Telepass, Mailchimp, Virgin, Paypal, Continental, e mi sembra gran parte di quelle già citate (nessuna ha comunicato di essere intervenuta).

Aggiungo una cosa. Ho ricevuto segnalazioni di fastidi da parte di rappresentanti pubblicitari dei suddetti brand per questo post, e richieste di maggiori spiegazioni che indichino che del sistema gli inserzionisti sarebbero vittime. Concordo che lo siano – era la ragione del post, comunicarglielo – e quindi mi aspetto che facciano qualcosa per modificare il sistema o per uscirne: chiedere agli intermediari (piattaforme di pubblicità programmatic o centri media) di rispettare i principi della “brand safety” nella scelta dei siti dove appariranno le inserzioni, si può. Se il sistema non è in grado, il problema è il sistema e chi ci investe, non chi ne scrive.

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).