C’è già l’etichetta pronta

Adesso l’ipotesi prevalente tra gli osservatori più paludati (domenica sia Scalfari che De Bortoli, tra gli altri) è che Napolitano dia l’incarico a un inventivo “esterno”, tirando fuori di nuovo un coniglio dal cappello, e che questo ottenga la fiducia dei partiti – PD, Scelta civica e PdL – per cambiare la legge elettorale e magari fare un altro paio di interventi sulla politica e i suoi costi, in un tempo dato, breve. L’ipotesi deve la sua plausibilità maggiore a un ragionamento “per esclusione”: benché sia un percorso che a oggi non ha nessun fondamento e nessun capitale iniziale, e non si capisce come ci si possa arrivare senza catastrofi, tutti gli altri sono ancor meno plausibili.

Quindi diciamo che stiamo facendo accademia, tanto questi giorni vanno così. E allora vediamo che implicazioni avrebbe quest’ipotesi sulle elezioni anticipate successive (poi può succedere di tutto in mezzo, eh).
Se si creasse un governo del genere la partita sarebbe tutta di comunicazione: e si giocherebbe tra la capacità di Grillo di raccontarlo come inciucio dei soliti partiti e quella dei suddetti partiti di presentarlo come appoggio defilato ma responsabile a un serio progetto di emendamento della politica. Inutile dire che i risultati conseguiti avrebbero un gran peso, ma ammettiamo che ci siano.
Io credo che Grillo parta avvantaggiato: non appena PD e PdL votano la fiducia insieme, fosse anche a un governo guidato da Barack Obama, sul blog di Grillo è già pronto in bozze da pubblicare un post pieno di insulti, che otterrà valanghe di consensi. Quindi la strada degli altri sarebbe doppiamente in salita: cambiare se stessi e fare quello che non hanno fatto finora, e remare contro un’onda che urla “sono gli stessi”. E in comunicazione lui ha dimostrato che ci sa fare, loro il contrario. Il rischio è quindi che una simile ipotesi si ritorca contro i costruttori e favorisca il distruttore, e bisogna vedere se ai costruttori conviene rischiare tanto.

Accademia, ma meglio avere il quadro prima di trovarcisi e fare le solite fesserie.


Altre cose:

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).