207 inni nazionali

Tra le altre cose che le Olimpiadi scaraventano ogni quattro anni nelle nostre vite – insieme al tiro con l’arco, alle cerimonie inaugurali e alle batterie del nuoto – ci sono le lezioni di geografia delle premiazioni, in cui si imparano ogni volta nuove bandiere e inni nazionali. Certo, si sentono quasi sempre i soliti, e quelli li sappiamo a memoria: quando l’Unione Sovietica vinceva tantissimo imparammo che l’inno più bello del mondo ce l’avevano loro (ha una lunga storia, ed è stato conservato tra molte traversie dalla Russia odierna), e ogni volta che arriva quello tedesco c’è qualcuno che ancora esprime delle perplessità sui versi iniziali, e poi quelli che in francese avevano dei bei voti sanno arrotare a dovere la erre in “de la patrie”, e persino i più ateisti tra i filobritannici tollerano che la Regina debba essere protetta da Dio, innanzitutto. Ma per fortuna qualcosa vincono un po’ tutti, e così capitano inni inattesi, e io sto aspettando una bella vittoria delle Bahamas o del Paraguay, da quando ho scaricato da iTunes un’offertona imbattibile: 207 inni nazionali eseguiti per ragioni olimpiche dalla London Philarmonic Orchestra a soli 10 euro e 99 (cinque centesimi l’uno, che suona pure un po’ offensivo per cotante storie nazionali). E ascoltati tutti in fila sembrano un solo unico inno tutto uguale, sarà lo spirito olimpico.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).