Nostalgia canaglia

Michele Serra oggi scrive una cosa spiritosa e divertente ma che temo non corrisponda per niente alla realtà.

Berlusconi deve annoiarsi molto (solite cene eleganti, soliti processi) perché si fa vedere in giro più spesso, accontentandosi anche di inquadrature frettolose, di dichiarazioni brevi e monche, con l’audio tagliato a metà della frase come se fosse Capezzone. Non avendo impianto teorico (è un uomo d’azione) fatica abbastanza a trovare l’ideona che gli servirebbe per risalire nei titoli dei tigì: il Berlusconi di oggi vale la quarta o quinta notizia in scaletta, dopo il servizio sulla fiaccola olimpica che attraversa lo Yorkshire e prima di quello sul gatto che è tornato a casa dopo sei anni. (…) Solo che non è più il suo momento. Anche se annunciasse, con i baffetti, di voler rifondare il Reich, difficilmente i tigì (perfino i suoi) lo manderebbero in onda prima del tedoforo, che è ormai in vista del Tamigi.

Purtroppo giornali e tg smentiscono Serra, come avrete notato: le sue ultime uscite hanno trovato eccitate nostalgie pronte a dare spazio all’uscita dall’euro come all’ipotesi del ritorno, fin sulle prime pagine. I media italiani soffrono una crisi di ruolo, di senso, e persino di lettori, da quando devono occuparsi di Catricalà invece che di Bossi, Carfagna e Santanché. E farebbero (fanno) carte false perché tornasse LUI, come dimostra la reiterazione delle ipotesi mille volte smentite.
E se alla fine mai tornasse, convinto che ce la può fare e che è ancora al centro della scena, chi ne sarà stato complice?


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).