Una vita da mediano medio

Quando mio figlio viene rimproverato di qualche sua inadeguatezza a scuola o fuori da scuola, la sua prima risposta – ci prova – di solito è “nessuno lo fa”, o “anche i miei amici…”, eccetera. Un mal comune mezzo gaudio declinato scusa buona per tutto.
Ieri sera a Ballarò ho sentito l’onorevole Crosetto spiegare che non è vero che i politici meritano tanto sdegno, e che alcuni di loro sono brave e rette persone, come avviene tra le altre categorie professionali, ci sono quelli pessimi e quelli per bene e quelli qualunque.
Stamattina leggo in prima pagina sul Corriere della Sera che sulle dichiarazioni di Monti sul calcio, Abete avrebbe commentato che “lo sport non è peggiore della società”.
E come avviene ogni volta che un magistrato tiene dei comportamenti poco saggi, qualche giorno fa di quello che è andato a una cena con Nicole Minetti si è molto detto in giro – per difenderlo – che non c’era nessun reato e che ha diritto di andare a qualunque cena, come tutti.

C’è un atteggiamento comune, come vedete: si abbassano gli standard alla media, le ambizioni all’ordinario, le responsabilità a un mezzemmezzo, i giudizi su di sé al sei più. Lasciamo stare mio figlio, che spero impari non solo che è giusto, ma che se ti comporti meglio dell’ordinario sei più contento di te, meno insoddisfatto e insicuro, e quindi sei più contento: ma abbiamo margini ampi. Però  è sommamente deprimente che Crosetto e Abete ritengano che quelli dei politici e dei calciatori di serie A siano dei ruoli a cui è richiesta la medietà, la rappresentanza complessiva della società con i suoi pregi e i suoi difetti, il galleggiamento.
No.
Se siete medi, fate altro. Sulla politica l’ho scritto altre volte, anch’io tendo a ripetermi (come tutti, si giustificherebbe Crosetto).

Diciamo però che credo sarebbe meglio se la leadership politica italiana cercasse di dare il buon esempio a un paese non esente da responsabilità in ogni suo individuo, trovando il modo di essere sostituita. Io non credo che “i nostri rappresentanti” debba avere il significato per cui ci assomigliano. Devono essere meglio di noi, devono essere le élites che ci migliorano, devono essere gli smussatori degli eccessi e delle arretratezze di noi popolo bue. Lo so che tutto è cominciato quando abbiamo smesso di votare persone che ci sembravano migliori di noi e abbiamo cominciato a votare persone che ci sembravano come noi, o anche più fesse.

Ma non è solo questione della politica: perché poi se tutti i modelli che dovrebbero alzare la media prendono a modello la media, la media si abbassa, e così via. E quindi rifugiarsi nel “è la società che è così” non è solo un alibi vile, ma è esattamente il meccanismo che peggiora a sua volta la società. Non avete il fisico per essere straordinari, per sentire la responsabilità di quel che i vostri comportamenti trasmettono e alimentano?
Fate altro.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).