Un’ultima Scilicosa

Come hanno notato altri, è ridicolo che si esibiscano indignazioni rispetto alle scelte fatte da alcuni deputati che fino all’altroieri nessuno conosceva e del cui spessore si poteva accorgere chiunque li avessi seguiti un minimo. Razzi e Scilipoti (e De Gregorio prima, eccetera) non sono degli integerrimi dirigenti di cui avevamo imparato a conoscere le qualità e i risultati ottenuti per il paese, e non hanno sorpreso il paese con delle scelte impensabili e in contraddizione col loro curriculum e i principi predicati. Non sarebbero stati meno deludenti nel loro ruolo se avessero votato per la sfiducia, sono figli di una composizione di liste che fa parte integrante della pratica e della storia dell’Italia dei Valori, partito che annovera uguali dosi da primato di fuoriusciti per litigio con Di Pietro e fuoriusciti per opportunismo. E se la responsabilità di Calearo grava proverbialmente sulle più solide spalle di Veltroni, sono quelle di Di Pietro ad avere abituato tutti a molto più frequenti scelte di bassissima qualità umana e politica. È un partito di quadri mediocri, che ha raccolto avanzi inadeguati per soddisfare la necessità di dirigenti creata dall’improvvisa popolarità, e non ha creato nessuna scuola ed etica. Quel che gli avviene – i “tradimenti” – è quindi totalmente coerente e conseguente, e indignarsi è un modo piuttosto ingenuo o pigro per affrontare la vittoria di Berlusconi.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).