Tutti manichei, tranne io

La sterile capricciosità del dibattito politico e giornalistico italiano è riassunta nel confronto di questi giorni sul Corriere tra Beppe Severgnini e Pierluigi Battista. Il primo ha criticato quelli che negano l’influenza della tv nella politica italiana, e il secondo oggi gli risponde (tralascio il suo paragone sull’uso della tv da parte di Clegg e di Berlusconi, che fa ridere). E Battista dice una cosa verissima e perfetta sul tarlo di ogni discussione: che è ancora lo “straw man argument”, cioè attribuire posizioni estreme e senza sfumature all’avversario, per smentirle più facilmente. Sostenere che quando l’altro ha detto “forse pioverà” abbia invece detto “sta diluviando”. Dice infatti Battista, sul ruolo della tv nei successi elettorali:

In realtà nessuno, a meno che non sia uno squilibrato, può considerare irrilevante la televisione nelle fortune dei candidati.

Bravo, esatto, perfetto. È sciocco chi attribuisca a qualcuno un simile radicale pensiero: o sciocco o paraculo. Ma Battista se ne dimentica nella frase successiva:

Sono i sostenitori a oltranza della tesi secondo cui è la tv a creare il consenso che dovrebbero spiegare

A oltranza sono infatti sempre gli altri.

p.s. gli esempi di discussioni simili sono milioni (no alle intercettazioni, sì alle intercettazioni: per esempio), ma il più familiare su internet è quello tra gli accusatori di chi vuole “internet priva di regole” e i controaccusatori di chi vuole “internet imbavagliata”.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).