Impossible is nothing

Un’osservazione, di passaggio. Negli ultimi quindici giorni nella politica italiana abbiamo visto:

– Luigi Di Maio appoggiare un’alleanza con il Partito Democratico dopo averlo definito per anni il male assoluto, i golpisti, la mafia, letteralmente “il partito di chi fa l’elettroshock ai bambini” (fino a un anno fa, poi, il M5S diceva che non avrebbe proprio mai fatto alleanze con nessuno: ora in un anno si è alleato con il PD e con la Lega);

– Matteo Renzi promuovere con convinzione un’alleanza del PD con il M5S dopo essere stato per un anno e fino all’altroieri il più duro e strenuo oppositore di questa ipotesi, criticandola in tutti i luoghi e in tutte le lingue del mondo;

– Nicola Zingaretti fare un governo con il M5S nonostante, pur se con toni meno perentori di Renzi, si fosse detto chiaramente e assolutamente contrario, anche in contesti formali come la direzione del partito. Questo suo post è soltanto dell’11 agosto, a governo già in crisi, e leggerlo fa impressione: «Con franchezza dico no. Un’esperienza di governo Pd-M5S, perché di questo stiamo parlando, regalerebbe a Salvini uno spazio immenso»;

– Matteo Salvini accusare per settimane il M5S di avere bloccato il paese ed essere inadeguati, presentare una mozione di sfiducia, fare cadere il governo, e poi ritirare la mozione di sfiducia e addirittura offrire a Di Maio di fare il presidente del Consiglio;

– Giuseppe Conte dire “che io possa andare in Parlamento a cercare maggioranze alternative è pura fantasia” per poi tornare in Parlamento da presidente del Consiglio sostenuto da una maggioranza alternativa.

Anche per gli standard della politica italiana, questa successione di eventi è abbastanza straordinaria. Il livello di cinismo e di esasperazione dello scontro ha fatto sì che oggi tutti siano pronti a fare qualsiasi cosa, ma davvero qualsiasi cosa, pur di vincere o pur di non perdere, consapevoli che in una guerra tra bande non si può arretrare e che gli ultras di ogni fazione sono ciechi a ogni ragionamento. Siamo entrati nell’era in cui tutto è possibile, ma tutto-tutto: Di Maio che entra nella Lega, Renzi che va dentro Forza Italia, Franceschini che fa un partito con Toti, Giorgetti che va con Berlusconi, Bersani che va con Calenda, Carfagna che entra nel PD, Di Battista che va con Meloni o con Speranza indistintamente. Nessuna di queste possibilità – e di tutte le altre che possano venirvi in mente: tutte – può essere considerata assurda alla luce di quello che abbiamo visto accadere negli ultimi quindici giorni. Ce lo siamo sempre detto, è vero, ma solo ora a me sembra che nella politica italiana possa davvero succedere di tutto. Tutti agiscono sulla base del fatto che quello che è stato detto ieri non ha alcun peso: ogni giorno è un’occasione per fare l’opposto o per ricominciare da capo. Sarà interessante vedere come reagiranno gli elettori.

Francesco Costa

Vicedirettore del Post, conduttore del podcast "Morning". Autore dal 2015 del progetto "Da Costa a Costa", una newsletter e un podcast sulla politica americana, ha pubblicato con Mondadori i libri "Questa è l’America" (2020), "Una storia americana" (2021) e "California" (2022).