Qualche domanda al Partito Democratico

Scrivo di politica italiana con sempre maggiore reticenza, per ragioni facilmente intuibili in cui temo di imbattermi di nuovo tra poco. Ma ho qualche domanda per il Partito Democratico.

Siete sicuri che sia il caso di allearsi – temporaneamente, certo: ogni alleanza è temporanea – con un partito così vuoto e intercambiabile da essere in grado di governare con l’estrema destra e col centrosinistra letteralmente nell’arco di una settimana, il tutto senza fare una discussione, un congresso, un esame su quanto successo, senza rinnegare niente, e con esattamente la stessa classe dirigente di una settimana prima, con la quale da anni e fino a ieri c’erano toni da guerra civile permanente? Quanto valore pensate che abbia questa nuova posizione politica, quanta fiducia si merita e quanto pensate che duri?

Siete sicuri che sia il caso di sottoscrivere quest’alleanza sulla base di dieci punti programmatici che sono sostanzialmente sovrapponibili al “contratto” sul quale si è basato fino all’altroieri il patto del M5S con la Lega, il governo più estremista della storia repubblicana, e consolidare così il deprimentissimo e allarmante conformismo dell’offerta politica italiana, da destra a sinistra?

Siete sicuri che sia il caso di sottoscrivere quest’alleanza avendo come premessa il fatto che il leader politico che fino a una settimana fa era in assoluto il più ostile a questo scenario abbia improvvisamente cambiato idea? Quanto valore pensate che abbia questa nuova posizione politica, quanta fiducia si merita e quanto pensate che duri?

Siete sicuri che sia il caso, per un partito che non ha mai vinto un’elezione politica da quando è stato fondato, che fa parte di un’area politica che ha vinto l’ultima elezione politica nel 2006 – peraltro per appena 25.000 voti e un paio di bizzarri senatori eletti all’estero – e che nonostante questo è stato ininterrottamente al governo dal 2011 al 2017, di tornare al governo già nel 2019, di nuovo senza passare dal voto? Lo so che è costituzionalmente legittimo, ci mancherebbe altro: chiedo se sia il caso. Se sia il caso di governare sempre senza vincere le elezioni mai. Se pensate che ne vengano cose buone per voi e per il paese.

Se quest’alleanza fosse davvero l’unica possibile, in questo contesto politico tripolare, siete sicuri che sia il caso di sottoscriverla oggi invece che dopo nuove elezioni politiche, quando il quadro sarà più chiaro e trasparente per gli elettori di tutti i partiti? E quando peraltro, salvo manovre suicide, dovreste avere una delegazione parlamentare più grande dell’attuale e anche di quella del M5S?

Siete sicuri che sia il caso di continuare ad abbeverare questo patologico “richiamo della responsabilità”, per cui il PD oggi trova un autentico ruolo politico soltanto quando può ingoiare qualsiasi veleno “per il bene del paese”? Siete sicuri che sia il caso di rafforzare questo schema – ormai un classico italiano – per cui i partiti possono fare al paese qualsiasi scempiaggine, tanto al momento di pagare il conto arriva il PD a rinunciare al voto, a fare il governo Monti, a introdurre l’IMU, eccetera, per poi ricominciare il giro?

Siete sicuri che sia il caso di considerare l’eventuale aumento dell’IVA un problema la cui risoluzione spetti al Partito Democratico, più che alla Lega o al Movimento 5 Stelle che lo hanno deciso peraltro esercitando un mandato popolare chiaro e ottenuto dagli italiani a fronte della nota insostenibilità economica dei loro progetti? Se quella che si prospetta è una soluzione di emergenza, siete sicuri che non sia meglio lasciare la gestione dell’emergenza al presidente della Repubblica piuttosto che all’immancabile sacrificio per la patria del Partito Democratico? Dato che l’aumento dell’IVA è reversibile e non sarebbe certamente il peggior problema del paese – anzi, potrebbe forse essere l’unico modo per fare una vera riforma fiscale – siete sicuri che sia il caso di considerarlo grave al punto da sottoscrivere un’alleanza così sconclusionata e dalle conseguenze di lungo periodo potenzialmente ben più devastanti?

Siete sicuri che il modo migliore per “non consegnare il paese alla destra” sia fare qualsiasi cosa, anche questa, per evitare che si possa andare alle elezioni, sulla base del fatto che le elezioni non possa che vincerle la destra? Ammesso che sia così, e la volontà popolare vi appaia oggi chiara e immodificabile, siete sicuri a maggior ragione che abbia senso contraddirla in questo modo così sfacciato? Ma soprattutto, se pensate che sicuramente non riuscirete a battere la destra, perché siete lì?

Francesco Costa

Vicedirettore del Post, conduttore del podcast "Morning". Autore dal 2015 del progetto "Da Costa a Costa", una newsletter e un podcast sulla politica americana, ha pubblicato con Mondadori i libri "Questa è l’America" (2020), "Una storia americana" (2021) e "California" (2022).